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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il sostegno

L'assegno unico per i figli entrerà a far parte del reddito?

Parte il 1° luglio la misura destinata alle famiglie che non hanno diritto all'assegno familiare (Anf) e che farà da ponte in attesa dell'assegno unico e universale, in arrivo a gennaio 2022. I beneficiari saranno principalmente lavoratori autonomi o disoccupati. Tutte le cose da sapere

L'assegno unico universale alle famiglie per ogni figlio parte dall'1 luglio 2021. Quello approvato dal governo con il decreto legge n.79 è però un assegno temporaneo, una misura ponte che durerà per sei mesi, in vigore fino 31 dicembre 2021. Solo con il 2022, infatti, l'assegno unico per i figli entrerà nella sua fase definitiva, strutturale e più estesa. La domanda per l'assegno unico è presente sul sito dell'Inps dal primo luglio 2021, ma ci sarà tempo fino al 30 settembre per presentarla. Si riceverà l'assegno dal 1° luglio in poi. Sono molti gli italiani che, potendone beneficiare, si chiedono se l'assegno unico entrerà a far parte del loro reddito oppure no. Facciamo chiarezza.

L'assegno unico per i figli 2021 entrerà a far parte del reddito?

A beneficiare della misura potrebbe essere il 5,5% delle famiglie italiane (circa 1,4 milioni). Secondo una simulazione effettuata dall'Istat, l'importo medio dell'assegno sarebbe pari a 962 euro, mentre il valore sarà valutato caso per caso sulla base del reddito Isee del nucleo familiare. Nel dettaglio, questo assegno andrà principalmente alle famiglie con genitori disoccupati o lavoratori autonomi, mentre le famiglie con lavoratori dipendenti al loro interno continueranno a ricevere il preesistente assegno familiare.

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L'interesse dei lavoratori autonomi è capire se l'importo dell'assegno dovrà essere inserito nella dichiarazione dei redditi, con il conseguente obbligo di pagare le tasse per l'aumento di introito mensile. Per chi invece è disoccupato, la preoccupazione sta nella compatibilità dell'assegno con altre prestazioni assistenziali (ad esempio il reddito di cittadinanza). Lo stesso testo del decreto che disciplina la misura precisa che l'assegno "non concorre alla formazione del reddito ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 917/1986".

Non sarà quindi necessario indicare l'assegno unico nella dichiarazione dei redditi: la misura non fa reddito né a fini fiscali né previdenziali. Tuttavia, il denaro ricevuto mensilmente andrà inserito nell'Isee. L'indicatore della situazione economica considera infatti tutti i redditi, anche quelli non soggetti a Irpef (come appunto l'assegno unico).

La compatibilità con il reddito di cittadinanza

Per quanto riguarda la compatibilità con il reddito di cittadinanza, il presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha detto che "in caso di beneficiario di Rdc con figli minori, il corrispettivo è caricato direttamente sulla carta". Le due misure sono quindi compatibili. Per il calcolo dell’importo totale, però, si procederà per compensazione: dalla cifra corrisposta per l'assegno, si sottrae la quota di reddito di cittadinanza riferibile ai figli minori.

L'importo e la domanda per l'assegno unico per i figli

Questo assegno ponte prevede un importo mensile minimo di 168 euro per ciascun figlio minorenne. Se sono presenti più di due figli, il valore aumenta del 30% per ciascuno. La misura spetta "pienamente" alle famiglie con Isee inferiore a 7mila euro, e va poi a decrescere all'aumentare dell'Isee, fino ai 50mila euro annui, cifra oltre la quale non si ha diritto all’assegno. Per presentare le domande serviranno solamente il codice fiscale e l'Iban. Quelle presentate entro il 30 settembre 2021 daranno diritto al riconoscimento degli arretrati a partire dal primo luglio. Chi la inoltrerà dopo il 30 settembre riceverà gli importi cui ha diritto a partire dal mese di presentazione della domanda.

Gian Carlo Blangiardo, presidente dell'Istat, ha ricordato che la misura dell'assegno unico è composta da due parti: un assegno temporaneo per i minori e una maggiorazione degli assegni per il nucleo familiare già esistenti. L'assegno temporaneo "ponte" dal primo luglio a fine 2021 spetta ai soli nuclei familiari che non possiedono i requisiti per accedere ai cosiddetti "Anf", gli assegni al nucleo familiare già in vigore. Questi ultimi, invece, continueranno ad essere corrisposti alle famiglie di lavoratori dipendenti e assimilati con una lieve maggiorazione. A differenza dell'assegno unico universale che partirà l'anno prossimo, e che sarà rivolto ai figli con età compresa tra i sette mesi della gestazione fino ai 21 anni (se ancora a carico dei genitori), l'assegno ponte è rivolto soltanto alle famiglie con figli tra 0 e 18 anni. Per l'accesso al sostegno economico ci sono requisiti precisi:

  • essere in possesso di un Isee (l'indicatore della situazione economica equivalente)  inferiore a 50mila euro annui;
  • essere soggetto al pagamento dell'imposta sul reddito in Italia;
  • non essere percettore degli assegni al nucleo familiare ed essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell'Unione europea;
  • in alternativa, occorre essere titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente.
     

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