rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Pnrr

Il piano per le assunzioni "obbligate" di giovani e donne

Nel mirino le clausole ai bandi del Pnrr. Andrea Orlando (Pd): "Tutti i datori di lavoro che hanno rapporti con la Pubblica amministrazione dovrebbero essere obbligati ad assumere almeno il 30% di donne e giovani"

L'istantanea sul mercato del lavoro scattata ieri dall’Istat, su dicembre e su tutto il 2021, ha confermato un quadro sfaccettato. Ci sono segnali incoraggianti. In un mese (dicembre 2021 su novembre 2021) le occupate donne sono cresciute di 54mila unità, sono 377mila in più in un anno (+4,1%). Il tasso di occupazione femminile è al 50,5%, il più alto di sempre in Italia (viene eguagliato il valore di giugno 2019 - su questa performance pesano anche i cambiamenti demografici con meno giovani e più anziani).

Oltre alle donne, in miglioramento sono anche i dati sui giovani: è cresciuto il tasso di occupazione degli under25 (+0,3% sul mese, +2,6% sull’anno) e nella fascia 25-34 anni (+0,5% sul mese, +5,1% sull’anno). Depurati dalla componente demografica c’è una forte crescita degli occupati 15-34 anni (+9,4 per cento). Chiaramente non basta, non può bastare. Il tasso di occupazione femminile resta comunque oltre 17 punti sotto quello maschile (67,6%). "Siamo di fronte a un mercato apparentemente fermo ma con fiumi sotterranei che portano a forte crescita dell’occupazione femminile e giovani, molto probabilmente a tempo", ha commentato Francesco Seghezzi, presidente di Adapt.

Un piano per spingere le assunzioni di giovani e donne

Un piano per spingere le assunzioni di giovani e donne c'è. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando (Pd) suggerisce che "tutti i datori di lavoro che hanno rapporti con la Pubblica amministrazione dovrebbero essere obbligati ad assumere almeno il 30% di donne e giovani". Il tema dell'occupazione giovanile e femminile è "drammatico" secondo Orlando, "e la curva demografica lo rende ancora più complicato. Avremo una generazione che rischia di essere sempre più marginale nel mondo del lavoro. Sui nostri giovani si scaricano molto facilmente pesi e contraddizioni così loro, come accade già da tempo, raggiunto un certo livello di competenze, se ne vanno. È drammatico", dice a Repubblica l'esponente dem.

Cosa si può fare? "Il Pnrr ci dà una grande occasione. Noi abbiamo messo alcune clausole ai bandi: il 30% delle assunzioni dovrà essere riservato a donne e giovani, su questo dovremmo vigilare con attenzione. Regole che andrebbero estese a tutti i bandi pubblici. Perché sarebbe importante che tutti quelli che hanno a che fare con la Pubblica amministrazione si impegnino a contribuire". Per ora un auspicio. Estendere a tutti i bandi pubblici questo vincolo, o almeno farlo diventare un criterio di priorità: sembra questa la strada da percorrere.

"Donne e giovani hanno troppo spesso lavori precari, che hanno perso durante questi due anni terribili. Non possiamo pensare che la competitività in Italia si realizzi tutta con un dumping sul costo del lavoro e con la riduzione delle garanzie per alcuni comparti produttivi - continua il ministro - Mediamente i nostri giovani entrano nel mondo del lavoro con stipendi molto più bassi dei Paesi concorrenti. Un problema che dobbiamo affrontare nonostante la crisi sociale che stiamo attraversando. Non possiamo fregarcene".

Il lavoro che attende il governo sul Pnrr è immane

Il lavoro che attende il governo sul Pnrr è immane. Perdere "i soldi dell'Europa" (40 miliardi nel solo 2022) un'ipotesi non contemplabile, e Draghi ne fa una questione di principio. Di qui a giugno occorre realizzare 45 fra riforme e investimenti, altri 55 fra luglio e dicembre. Appalti, concorrenza, giustizia, ambiente, scuola, salute, digitale, cultura. Il Recovery Plan è un cantiere così complesso che è persino difficile da descrivere. La tabella di marcia del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede da qui al 30 giugno 2023 ben 127 obiettivi da raggiungere. Rispettare i tempi significa ottenere da Bruxelles il pagamento delle prossime tre rate che complessivamente valgono quasi 65 miliardi di euro. 

I dossier più delicati sono concorrenza e appalti. Il primo: una volta approvata in Consiglio dei ministri la generica legge delega di riforma, ora bisogna fare sul serio. La Commissione europea attende certezze entro fine 2022, ma per arrivarci occorre che il Parlamento approvi quella legge delega entro metà anno. Dentro ci sono tutte le questioni dirimenti e che faranno discutere nei prossimi mesi: la messa a gara di servizi fin qui garantiti alle aziende pubbliche locali, l'apertura di mercati fin qui protetti (vedi taxi), lo stop alle concessioni balneari a prezzi risibili.

C'è di tutto dentro al Pnrr, come ricorda oggi la Stampa. Il ministero dello Sviluppo deve assegnare 750 milioni di euro alle filiere industriali strategiche (alimentare, design, moda, auto), un miliardo allo sviluppo di fotovoltaico, eolico e batterie, 550 milioni a favore di start-up attive nella transizione ecologica. Entro giugno il ministero del Lavoro deve approvare un decreto contro lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura, quello dell'Interno aggiudicare gli appalti per la rigenerazione urbana e ridurre situazioni di emarginazione e degrado sociale.

Il ministero della Pubblica amministrazione non ha invece obiettivi stringenti legati al Pnrr entro il 30 giugno di quest’anno, se non la legislazione attuativa della riforma del pubblico impiego e dei concorsi pubblici. Ma dato che la messa a terra del Pnrr dipende innanzitutto dalla Pa, l'anno in corso è decisivo per l’attuazione delle norme, da quelle sullo snellimento dei concorsi a quelle sul nuovo ordinamento del pubblico impiego. Di particolare importanza l’istituzione dell’area delle elevate professionalità, prevista dal Pnrr: si tratta dei “quadri” della Pubblica amministrazione, area già creata ma ancora “vuota”. Andranno inoltre implementate quest’anno le funzioni del Portale del Reclutamento, essenziale per permettere agli enti pubblici di trovare rapidamente gli esperti e i professionisti di cui hanno bisogno.

Tutti gli indicatori da tempo raccontano che la produttività a partire dagli Anni 90 in Italia si è bloccata e lì è iniziato il gap mai più colmato con la Germania, la Francia e l'Inghilterra. Per accelerare è essenziale puntare sui giovani e sulle loro assunzioni. Una priorità.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il piano per le assunzioni "obbligate" di giovani e donne

Today è in caricamento