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Mercoledì, 6 Dicembre 2023
Economia Italia

Docenti "usa e getta": il caso delle 50mila assunzioni anti-Covid nella scuola

L'assunzione del personale necessario alla riapertura delle scuole prevede che i supplenti assunti a tempo determinato potranno essere licenziati per giusta causa senza prendere parte alla possibile nuova didattica a distanza.

La notizia delle 50.000 assunzioni nella scuola - 40mila docenti e 10mila tra amministrativi, tecnici e ausiliari - va compresa nella sua interezza. Si tratta infatti di assunzioni a tempo determinato e in caso di nuovo lockdown i lavoratori così assunti rischiano di essere licenziati, senza diritto ad alcuna indennità (NASPI inclusa) come previsto generalmente per tutti i lavoratori a tempo determinato.

"Una violazione dei più elementari principi del lavoro e della normativa scolastica" denuncia il sindacato Usb Scuola che aderisce a una giornata di mobiltazione indetta per il 2 settembre e alle due giornate di sciopero del 24 e 25 settembre. "Un gravissimo attacco ai diritti dei precari, licenziabili senza indennità di disoccupazione e chiamati alla bisogna" spiegano ancora dal sindacato che denuncia la  creazione di una sottocategoria di lavoratori con meno tutele e meno stabilità.

Come spiega il portale specializzato Tecnica della scuola, l'assunzione del personale necessario alla riapertura delle scuole viste le nuove norme anti-contagio richiederà circa un miliardo di euro. Finanziamenti contenuti nel decreto Rilancio che in fase di conversione ha visto l'inserimento di una norma che prevede che - in caso di nuova chiusura delle scuole - i supplenti assunti a tempo determinato potranno essere licenziati per giusta causa senza prendere parte alla possibile nuova didattica a distanza.

Nel testo si legge infatti come "le scuole possono attivare ulteriori posti di incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) a tempo determinato. In caso di sospensione dell’attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo".  

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