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Redazione

Teniamoci forte: le bollette potrebbero aumentare del 100%

Mentre gli italiani sono distratti dalle ferie, dall’avvio della campagna elettorale e dalla ripartenza del campionato di calcio, il tema del probabile nuovo rincaro delle bollette di luce e gas entra bruscamente nel dibattito pubblico di questi giorni. Se in Italia il costo di produzione dell’energia dal gas rimanesse ai livelli attuali (circa 220 euro a megawattora) e le minacce della Russia all’Europa sulla chiusura dei gasdotti in autunno si rivelassero reali - ha fatto sapere l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) - a ottobre il costo delle bollette potrebbe arrivare «alle stelle», con aumenti anche del 100% rispetto a oggi. 

Uno scenario preoccupante per famiglie e imprese già in difficoltà, aggravato dagli effetti di una delibera introdotta nel 2018 dall’Arera stessa (passata inosservata in un periodo in cui le cose andavano meglio), in base alla quale, oggi, tutti noi utenti concorriamo, attraverso la «socializzazione degli oneri non esigibili», a pagare in bolletta le somme non coperte dai «morosi» di tutta Italia, ovvero da famiglie insolventi, imprese fallite e società che commercializzavano energia sul mercato libero (arrivate a essere circa 600) finite in default per l’aumento stratosferico dei costi del gas per produrre energia, che ha toccato punte dell’800%. 

Di fronte a un tale scenario, cosa fare? La decisione di convocare gli elettori alle urne in tempi rapidi, subito dopo le dimissioni definitive di Draghi, è stata assunta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con l’obiettivo di arrivare presto alla formazione di un Governo (nel 2018 con l’attuale “Rosatellum” ci vollero 89 giorni di trattative per arrivare all’accordo M5S-Lega sul nome di Giuseppe Conte) che approvi la Legge Finanziaria 2023 entro il 31 dicembre di quest’anno, per evitare all’Italia l’esercizio provvisorio di bilancio, cioè una modalità di spesa pubblica in cui, di fatto, non è possibile progettare investimenti o modifiche significative all’impianto già esistente nella gestione dei conti. 

Il presidente della Repubblica su questo è stato chiaro: «Non ci possono essere pause negli interventi indispensabili per l’Italia», ha detto pensando ovviamente anche al settore energetico che deve trovare soluzioni rapide per frenare i prezzi delle bollette «alle stelle» attraverso i grandi investimenti, pubblici e privati, necessari a proporre un’alternativa valida alla produzione di energia elettrica da gas e carbone e rispettare gli impegni assunti nel Piano della transizione ecologica (PTE). 

Il nuovo «obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni climalteranti», infatti, prevede la discesa a quota 256 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (-72 milioni rispetto al precedente obiettivo) entro il 2030, cosi come stabilito «Piano nazionale integrato per l'energia e il clima» per gli anni 2021-2030. La generazione di energia elettrica dovrà dismettere l’uso del carbone entro il 2025 e provenire al 72%, entro il 2030, da fonti rinnovabili, che dovranno concorrere al fabbisogno nazionale nella misura del 95-100% entro il 2050. 

Obiettivo che l’Italia vorrebbe raggiungere con investimenti in settori finora poco sfruttati come l’eolico offshore, ma soprattutto attraverso un grande potenziamento dell’energia prodotta dal solare fotovoltaico, che secondo stime potrebbe arrivare tra i 200 e i 300 gigawatt operativi entro il 2050 (con impianti che in linea teorica potrebbero estendersi approssimativamente tra i 300 e i 450 mila ettari sul territorio nazionale), vale a dire almeno dieci volte la situazione registrata nel 2020, quando gli impianti a pannelli solari sono stati in grado di produrre energia per 21,4 GW.  L’obiettivo intermedio 2030, pur lasciando aperta la possibilità di un contributo derivante dalle importazioni di gas ed energia da altri Paesi, di possibili sviluppi tecnologici (nei laboratori Enea di Frascati sta partendo il progetto DTT per la produzione di energia nucleare da fusione), si stima possa attestarsi a una produzione di energia che arriverebbe a circa 70-75 GW da fonti rinnovabili, a fronte di un’efficienza tricolore che al 2019 risultava complessivamente pari a 55,5 gigawatt. Energia necessaria anche per dare risposte concrete al settore dell’automotive - visto il passaggio in corso alla trazione elettrificata, che prevede nel Pnrr Italia la realizzazione di 31.500 punti di ricarica ultraveloce per i trasporti - e dell’immobiliare, con sempre più edifici invitati a utilizzare pompe di calore per il riscaldamento.  

Numeri stratosferici quelli appena citati, con un gigawatt che equivale a 1 miliardo di watt di energia elettrica, che però all’uomo della strada interessano relativamente, preoccupato com’è per quel 100% in più che potrebbe arrivargli tra capo e collo nelle bollette di gas e luce a ottobre 2022. 

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