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Giovedì, 25 Aprile 2024
Rincari record per i caseifici

La crisi si abbatte su latte e formaggi: perché i prezzi aumentano

I produttori denunciano costi troppo alti rispetto al prezzo del latto sul mercato. Maurizio Canton (Coldiretti): "A queste cifre gli allevamenti sono in perdita"

I rincari si abbattono (anche) sul prezzo della produzione di latte e dei suoi derivati. La crisi internazionale e il conflitto fra Russia e Ucraina stanno colpendo moltissimi settori produttivi tra cui, appunto, quello caseario. Come per altri prodotti, a pesare sul costo finale sono gli aumenti del costo dell'energia, dei trasporti e degli imballaggi. L'Unione Nazionale Consumatori rileva rincari record per il burro (il cui prezzo è salito del 17,4% rispetto allo scorso marzo) mentre latte conservato e margarina costano sugli scaffali il 5,7% in più rispetto a un anno fa. In realtà, dicono i produttori, la crisi era iniziata già prima e la guerra non ha fatto altro che acuire le difficoltà del settore. Con il costo delle bollette e del gasolio salito alle stelle non poteva che esserci una nuova ondata di rincari, che per ora gravano anche (e soprattutto) sui produttori di latte.

Il settore del latte è in crisi

Il costo del latte per la stalla si aggira oggi attorno ai 50 centesimi al litro, tuttavia (dettaglio non certo trascurabile per chi opera nel settore caseario) il prezzo pagato al litro è solitamente di 45 centesimi- 48 centesimi al litro. Insomma, così la filiera non può andare avanti. Già nel secondo semestre del 2021 si era già registrato un deciso aumento dei prezzi, nell'ordine del 7-8%, ma con lo scoppio della guerra le difficoltà si sono acuite.   

"L'incremento dei costi del 20%" spiega a SkyTg24 Giuseppe Ambrosi Presidente Ambrosi Spa e Presidente European Dairy Association "che sono da sommare agli altri costi sono quelli che noi dobbiamo portare verso il consumo. Se non ci riusciremo il rischio è per la sopravvivenza di tutta la filiera, quindi dell'industria di trasformazione e anche dei produttori di latte. Difficile prevedere se questi aumenti perdureranno nel tempo". Sebbene i prezzi siano in aumenti anche sugli scaffali, secondo i produttori il costo sul mercato del latte e dei prodotti caseari resta troppo basso per fronteggiare la crisi.

I produttori di latte vengono pagati troppo poco: "Molti pensano di chiudere"

"Ormai i contratti con le imprese di trasformazione vengono fissati di mese in mese, a conferma dell'incertezza di queste settimane, in cui tutti navigano a vista" spiega Maurizio Canton, dirigente di Coldiretti Padova e allevatore di San Pietro in Gu, nel Padovano. "Al momento i caseifici che producono Grana Padano stanno pagando da i 44 e i 45 centesimi al litro, più l'Iva e la qualità. Sotto a questa cifra gli allevamenti sono in perdita perché devono fare i contri con l'aumento generalizzato delle materie prime e dei costi energetici. In sostanza i 45 centesimi al litro di oggi equivalgono ai 38 dello scorso anno, perché al produttore resta in tasca sempre meno".

E quindi? Canton non nasconde che di fronte a questa situazione ci sono allevatori che stanno seriamente pensando di portare il bestiame al macello e chiudere le stalle: "Specialmente le aziende di medie dimensioni, a conduzione familiare, si trovano in difficoltà e stanno valutando di cessare l'attività. Sarebbe una grave perdita per l'economia del nostro territorio basata proprio su questa tipologia di allevamenti. Senza contare che c'è il rischio di un calo di produzione di latte che metterebbe in difficoltà i principali caseifici". 

"Nella consulta di Coldiretti (che si è tenuta la scorsa settimana, ndr) abbiamo ribadito - aggiunge Canton - che è tempo di riconoscere il giusto valore al lavoro e alla dignità degli allevatori. Occorre mettere insieme tutti i soggetti coinvolti: dagli agricoltori ai trasformatori fino alla grande distribuzione. Le imprese agricole sono strozzate dai continui aumenti dei costi di produzione non compensati da un prezzo di vendita adeguato e in molti casi si trovano costretti ormai da mesi a vendere sottocosto per effetto di dinamiche speculative che ricadono interamente sulle loro spalle".
Insomma, il settore è in sofferenza."Non si può più perdere tempo serve una presa d'atto collettiva prima che sia troppo tardi. In gioco c'è il futuro di un settore che solo nel nostro territorio conta centinaia di aziende.  Il rischio è la chiusura delle stalle con la perdita di un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado".

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