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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Le pensioni aumentano fino a 700 euro nel 2022, a seconda del reddito

La rivalutazione fa crescere gli assegni dell'1,7%, e poi c'è il taglio dell'Irpef deciso dal governo. Ma questi rialzi, in parte, non si vedranno subito

Le entrate mensili dei pensionati aumentano nel 2022, per due motivi: la rivalutazione legata all'inflazione (la cosiddetta "perequazione") e la decurtazione dell'Irpef decisa dal governo Draghi. Gli aumenti sono per tutti, in versione "micro" o più sostanziosi a seconda del reddito. Il primo elemento a spingere in alto gli assegni delle pensioni è la rivalutazione degli importi dei trattamenti pensionistici per adeguarli al costo della vita: nel nuovo anno le pensioni crescono dell'1,7% a causa dell'aumento dell'inflazione. Si tratta di una percentuale di riferimento fissata dal ministero dell'Economia. Ma andiamo con ordine.

Gli aumenti delle pensioni per l'inflazione

In primis, il decreto sulla perequazione determina un aumento del trattamento minimo Inps, che passerà da 515,58 euro mensili a 523,83. L'assegno sociale, invece, si adeguerà passando da 460.28 a 467,65 euro. L'adeguamento sarà al 100% per gli assegni fino a quattro volte il minimo (cioè 2.062 euro), al 90% per gli assegni tra quattro e cinque volte il minimo (fino a 2.578 euro mensili) e al 75% per chi supera quella cifra. Da precisare che questi aumenti non si vedranno subito. Per non sforare i tempi, l'Inps ha infatti utilizzato per gli assegni con decorrenza gennaio l'indice di perequazione disponibile al 15 ottobre 2021, pari all'1,6%. Ora servirà una rielaborazione e in primavera, con la rata di marzo 2022 - quando è atteso anche il conguaglio dei benefici derivanti dai primi due mesi di applicazione delle nuove aliquote Irpef e detrazioni - verranno versate le differenze spettanti.

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(Fonte Inps)

Per effetto del decreto del Mef dello scorso novembre, cambiano i criteri di perequazione per le classi di importo più alto. Finora, come ricorda l'Inps, le fasce erano sei. Nel dettaglio, adesso si torna alla disciplina prevista dalla legge di bilancio 2001 (governo Amato) con tre fasce: 100% di rivalutazione - quindi 1,7% - fino a quattro volte il minimo, 90% - 1,53% - oltre quattro e fino a cinque, 75% - 1,275% - oltre cinque volte il minimo.

Nonostante questa differenziazione, che garantisce pienamente contro l'inflazione chi prende di meno, gli importi più alti godranno ovviamente di aumenti assoluti maggiori. Secondo le stime dell'Inps, chi percepisce 1.000 euro lordi dovrà accontentarsi di 17 euro in più al mese. Chi riceve una pensione da 1.500 euro lordi al mese vedrà crescere l'assegno di 25 euro. Chi invece percepisce 2.000 euro vedrà l'assegno crescere di 34 euro, che salgono a 42 per chi ha una pensione di 2.500 euro. Si tratta di importi lordi, a cui saranno applicate le nuove aliquote Irpef in vigore da gennaio.

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(Fonte Inps)

Il taglio dell'Irpef fa aumentare le pensioni fino a 700 euro

Come detto all'inizio, a far crescere le pensioni non è solo l'inflazione, ma anche il taglio dell'Irpef che coinvolge non solo dipendenti e autonomi. Secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il 36% delle risorse destinate alla sforbiciata delle tasse sarà infatti destinato ai pensionati. L'aumento medio atteso è di 178 euro, ma con importanti differenze a seconda del reddito annuo: più è alto l'assegno pensionistico, maggiore sarà il beneficio dovuto al taglio delle tasse.

Facciamo qualche esempio. Per chi riceve meno di 18mila euro all'anno, l'aumento è di 200 euro. Più basso il beneficio per chi ha un assegno di 24mila euro: in questo caso, infatti, la crescita è di 132 euro. Maggiori sono invece i vantaggi per i percettori di pensioni alte: per chi incassa tra i 40mila e i 60mila euro all'anno, il guadagno è compreso tra i 500 e i 700 euro.

Pensioni: cosa cambia nel 2022

A cambiare nel nuovo anno non è solo l'assegno mensile, ma anche i metodi per poter andare in pensione. Dopo tre anni di sperimentazione (e non un grande successo) finisce infatti quota 100, che viene sostituita da quota 102. I requisiti per l'anticipo pensionistico, per il momento in vigore solo per dodici mesi, prevedono adesso 64 anni di età e 38 di contributi. Le prime finestre per l'uscita anticipata si apriranno a maggio per i dipendenti privati e ad agosto per quelli pubblici. È stata invece confermata opzione donna, la possibilità di uscita anticipata dal lavoro riservata alle lavoratrici che hanno compiuto 58 anni se dipendenti o 59 se lavoratrici autonome con almeno 35 anni di contributi. Secondo l'Inps, saranno circa 17mila le persone interessate quest'anno.

L'ape sociale, invece, è stata prorogata al 2022 e rafforzata. In particolare, è previsto l'ampliamento della platea dei lavoratori ammessi all'anticipo pensionistico per determinate categorie. Questi lavoratori potranno andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi (30 se disoccupati, disabili o caregiver), prendendo un assegno mensile fino a 1.500 euro lordi, fino al conseguimento dei normali requisiti di pensionamento.

Sono anche stati aggiunti nuovi lavori alle cosiddette attività gravose che accedono all'ape. Nell'elenco ci sono: insegnanti di scuola primaria e pre-primaria; tecnici della salute; magazzinieri; professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali; estetisti; professioni qualificate nei servizi personali; artigiani, operai specializzati, agricoltori; conduttori d'impianti e macchinari per l'estrazione e il primo trattamento dei minerali; operatori d'impianti per la trasformazione e la lavorazione a caldo dei metalli. Previsto nel 2022 anche il taglio dei contributi per gli edili e i ceramisti. Basteranno 32 anni di contributi e 63 anni d'età per chiedere l'ape. Nel complesso, si prevede che l'anticipo pensionistico interessi 21.200 persone con un costo di 141,2 milioni per il prossimo anno.

La riforma strutturale delle pensioni, poi, dovrebbe scattare nel 2023 ed è stata intavolata con i primi incontri a fine dicembre tra governo e sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto di superare la legge Fornero, evitando provvedimenti di breve periodo. La flessibilità in uscita, le pensioni per i giovani e il problema della precarietà lavorativa saranno i temi al centro della discussione. Ne abbiamo parlato qui.
 

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