Iva, "stangata da 791 euro": servono 12,4 miliardi per scongiurare gli aumenti
La prima missione del nuovo esecutivo sarà quella di disinnescare le clausole di salvaguardia, una spada di Damocle che ci portiamo dietro dall'inizio della crisi. In caso contrario gli incrementi si concretizzeranno in un nuovo salasso per le famiglie
Quale che sia il nuovo governo, il primo scoglio che avrà di fronte sarà certamente quello di scongiurare l’ipotesi di un nuovo aumento dell’Iva. Ipotesi non troppo improbabile, dal momento che nell’ultima legge di bilancio il possibile incremento è stato sì sterilizzato, ma solo per un anno.
Per sventare la stangata il nuovo esecutivo dovrà trovare circa 12,4 miliardi di euro. Impresa non semplice, ma forse neppure impossibile considerati gli ultimi dati Istat che parlano di una crescita di un punto e mezzo e di un rapporto deficit Pil sceso all’1,9%. Insomma, la prima missione di chi siederà a Palazzo Chigi sarà quella di disinnescare le clausole di salvaguardia, una spada di Damocle che ci portiamo dietro dall’inizio della crisi.
Così potrebbe aumentare l'aliquota
Se così non fosse ci nel 2019 l’Iva dovrebbe passare dal 22 al 24,2%, per poi raggiungere quota 24,9% nel 2020. L'aliquota ridotta invece potrebbe passare dal 10 all’11,5% nel 2019 e al 13% a decorrere dal 1° gennaio 2020.
Aumento Iva? Stangata da 791 euro a famiglia
Confesercenti lancia l'allarme. Se dovessero scattare, gli aumenti Iva imposti dalle clausole di salvaguardia avrebbero un grave impatto sui consumi, portandoci a perdere nel corso del prossimo triennio 23 miliardi di euro di spesa, circa 885 euro a famiglia. Uno stop alla domanda interna che farebbe rallentare anche il Pil, con una riduzione di 1,2 punti della crescita stimata del prodotto interno lordo tra il 2019 ed il 2021.
Il Codacons spiega che "se attuati, gli incrementi Iva previsti dalla Legge di bilancio si concretizzeranno in un massacro per le tasche delle famiglie. Solo per i costi diretti legali alle maggiori aliquote l’aggravio di spesa si attesterà mediamente sui 791 euro a nucleo familiare, cui vanno aggiunti gli effetti indiretti legati al rincaro dei prezzi al dettaglio, che potrebbero portare la stangata totale a sfiorare i +1000 euro a famiglia su base annua".
"Un provvedimento che va evitato ad ogni costo perché avrebbe effetti depressivi sui consumi fino al -0,7% e un impatto negativo sul Pil – spiega il presidente Carlo Rienzi - L’esperienza degli ultimi anni ha dimostrato come l’incremento delle aliquote Iva non ha prodotto i risultati sperati, perché le famiglie hanno reagito all’aumento dei prezzi al dettaglio riducendo i consumi, con conseguenze drastiche per il commercio e l’economia del paese".
Il nodo del Def
La prima partita in questa ottica sarà la presentazione del Def, il documento di economia e finanza che definisce le scelte di politica economica dei prossimi anni. Oggi il viceministro Pd dell’economia Enrico Morando, parlando a Radio Radicale, ha fatto sapere che data la situazione di stallo nella formazione di un nuovo esecutivo, "il governo Gentiloni è in grado pacificamente di elaborare la tabella del Def a legislazione vigente. Naturalmente - ha aggiunto - il governo politico in carica, ove ci fosse poi, aggiungerà a questa tabella a legislazione vigente una tabella di finanza pubblica programmatica. E’ molto probabile che la fase di discussione del Def possa essere rimandata per la presentazione delle relative risoluzioni alla fase nella quale comincerà a delinearsi una soluzione politica, sempre che questa soluzione politica del problema maggioranza e governo sia alle porte".