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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Crisi di governo e l’incognita dell’aumento dell’Iva: cosa può succedere

Senza contromisure, il 1 gennaio l’aliquota ordinaria passerà automaticamente dal 22 al 25,2% e quella ridotta dal 10 al 13%: per evitarlo servono 23,1 miliardi soltanto per il 2020

Tra le incognite che questa crisi di governo ha lasciato sul piatto c’è anche quella dell’aumento dell’Iva. Un’ipotesi che spaventa molti, essendo un tema molto importante per la vita quotidiana dei cittadini. 

"Non pago più": sulla crisi di governo irrompe lo sciopero degli acquisti

Per evitare il rialzo dell’imposta sul valore aggiunto che si paga su prodotti e servizi servono 23,1 miliardi per il 2020. Dal primo gennaio, se non ci saranno contromisure come ad esempio altre imposte, tagli alla spesa o incrementi del deficit, l’aliquota ordinaria (quella che viene applicata sulla maggior parte dei prodotti) passerà automaticamente dal 22 al 25,2% mentre quella ridotta (quella che vale ad esempio per molti prodotti alimentari) salirà dal 10 al 13%. Un ulteriore aumento è previsto anche per il 2021. Non si tratta di numeri astratti, perché questi aumenti hanno effetti diretti - e pesanti - sui bilanci delle famiglie italiane e la loro spesa quotidiana. 

Aumento dell'Iva, quanto peserà sulle famiglie

Secondo le stime del Codacons, che ha indetto per l’8 settembre un singolare sciopero del consumo per sensibilizzare i politici sul tema, l’aumento dell’Iva configurerebbe una stangata pari a 1.200 euro a famiglia.

Il Sole 24 Ore calcola invece un effetto sul budget familiare di circa 541 euro in media all’anno, equivalente a 45 euro in più al mese su una spesa media di 1.982 euro. I rincari, dice il quotidiano di Confindustria, andrebbero a farsi sentire soprattutto nelle regioni centro settentrionali e tendenzialmente pià ricche (681 euro in più al mese in provincia di Bolzano, 660 in Valle d’Aosta, 648 in Lombardia), con un conto più leggero al Sud (450 euro in Calabria, 431 in Puglia, 432 in Sicilia).

Confcommercio invece teme che l’aumento dell’Iva possa determinare una contrazione dei consumi stimata tra gli 11 e i 18 miilardi di euro, ossia tra l’1,1 e il 1,8 della spesa complessiva, con un impatto negativo sul Pil di circa mezzo punto percentuale. 

Iva, l'incognita delle clausole di salvaguardia

L’Iva aumenta come effetto delle clausola di salvaguardia inserite nelle varie leggi di Bilancio: si tratta di aumenti di tasse automatici qualora non si raggiungano determinati obiettivi di bilancio, in particolare quelli sul livello di deficit imposti dai vincoli europei, ricorda l’Agi. Queste clausole di salvaguardia però possono essere “disinnescate” qualora vengano trovate risorse alternative ed equivalenti al gettito assicurato dagli aumenti automatici delle imposte.

Le clausole di salvaguardia sono state “neutralizzate” negli anni precedenti ma stavolta potrebbe non accadere, perché la cifra necessaria per evitare l’aumento dell’Iva è molto più alta rispetto al passato. Guardiamo agli ultimi esempi in ordine di tempo: nella sua legge di bilancio, Paolo Gentiloni ha dovuto spendere 14,9 miliardi di euro per disinnescarle mentre nella Manovra del governo Conte per il 2019 i miliardi in gioco sono stati 12,5.

Tutto adesso è reso ovviamente più difficile dal calendario della crisi e dalle varie ipotesi sul piatto per quanto riguarda l'esecutivo che si troverà a lavorare per evitare l'aumento dell'Iva. 

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