L'aumento dei prezzi affonda le buste paga
La Uil chiede di tenere conto dei rialzi anche a livello contrattuale e propone una sorta di integrazione-ponte. Intanto il governo studia il decreto sulle bollette
Se l'inflazione cresce a ritmi sostenuti, i salari restano al palo. Secondo l'Istat nel 2021 l'indice delle retribuzioni orarie è aumentato dello 0,6% rispetto all'anno precedente. Ma i prezzi al consumo hanno registrato un'impennata dell'1,9%. Le cose peraltro continuano a peggiorare. A gennaio l'inflazione ha fatto segnare una ulteriore crescita trainata dal costo dei beni alimentari non lavorati e dal peso delle nuove tariffe di luce e gas. Ed è sempre l'istituto di statistica ad informare che anche per i prossimi mesi le aspettative sull'andamento dei prezzi sono al rialzo. L'inflazione dunque sta erodendo in modo pesante il potere d'acquisto dei lavoratori, specie di quelli a basso reddito che peraltro beneficeranno poco del taglio dell'Irpef introdotto con la riforma fiscale.
La proposta della Uil: rivedere i contratti sulla base dell'inflazione
Che fare? Per il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, è arrivato il momento di legare in maniera più salda l'aumento degli stipendi all'inflazione tenendo conto dell'aumento dell'energia. Il sindacato in particolare mette in dubbio il patto per la fabbrica sottoscritto con Confindustria che calcola gli aumenti in busta paga sulla base dell'indice dei prezzi al consumo Ipca, al netto però dell'andamento dei prezzi dei beni energetici importati.
Un accordo sottoscritto quando l'inflazione era intorno all'1% e il prezzo dell'energia sotto controllo, ma che ora andrebbe rivisto perché, spiega Bombardieri, "con una inflazione al 5% e un costo energia di questa portata è chiaro che chiediamo da subito che ci sia un riconoscimento per dare una risposta a chi perde potere reale d'acquisto soprattutto tra i pensionati e i lavoratori dipendenti". In particolare la Uil pensa a un'indennità di "vacanza contrattuale" già prevista sia dai contratti privati che da quelli pubblici, da erogare subito, e non dopo che il contratto sia rinnovato. Non si tratterebbe di tornare alla "scala mobile", ma di una sorta di "integrazione-ponte" per mettere al sicuro il potere d'acquisto dei lavoratori e dei pensionati. In attesa di tempi migliori.
Un'idea che però non piace a Confindustria (ed era forse prevedibile) e non raccoglie il favore neppure della Cisl che invece rilancia la proposta di una più ampia politica dei redditi. Per il leader Cisl Luigi Sbarra è arrivato il momento di "promuovere e diffondere la contrattazione di secondo livello per alzare e incrementare la produttività e redistribuirla aumentando i salari, ridurre il cuneo fiscale, detassare gli aumenti contrattuali e la piena defiscalizzazione dei premi di risultato". Tutti obiettivi che il sindacato chiede di discutere col governo. Quanto a Confindustria, secondo l'Adnkronos da viale dell'Astronomia avrebbero già fatto sapere che l'ipotesi della Uil non verrà presa in considerazione. La strada è semmai quella di quella di rimborsare i costi delle bollette (cosa che il governo intende fare) o ridurre strutturalmente il cuneo fiscale.
Il decreto contro il caro energia
Sul fronte dei rincari su luce e gas qualcosa si muove. Proprio oggi il presidente del consiglio Draghi ha annunciato un intervento "di ampia portata" spiegando che l'esecutivo "non dimentica il presente, e il presente oggi ci fa vedere una realtà caratterizzata dalle difficoltà che famiglie e imprese hanno per l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica". Si parla di un intervento da 4-5 miliardi di euro, cifra simile a quella già prevista nella legge di bilancio per il primo trimestre 2022. Il governo ha già stanziato 11 miliardi tra la fine del 2021 e l'inizio del 2022, in diversi provvedimenti. Ma il caro-energia sembra un pozzo senza fondo. E i soldi, è scontato, non basteranno per tutti.
Gli aiuti dunque non saranno generalizzati, ma mirati a sostenere le categorie più in difficoltà: famiglie a basso reddito e piccole imprese o imprese in settori particolarmente danneggiati. Con il decreto approvato lo scorso settembre ad esempio gli aumenti in bolletta erano stati azzerati solo per 4 categorie di utenti: famiglie con Isee inferiore a 8265 euro annui, nuclei familiari numerosi (Isee non superiore a 20mila euro e almeno 4 figli), percettori del reddito di cittadinanza e persone in gravi condizioni di salute. Per tutti gli altri i prezzi erano stati calmierati, ma negli ultimi mesi i rincari si sono comunque fatti sentire.
Aumenti medi di 1.400 euro a famiglia
Nel frattempo le bollette sono diventate sempre più care. Gli aumenti comunicati da Arera per il primo trimestre del 2022 hanno lasciato gli italiani di sale: +55% per l'elettricità e del +41,8% per il gas. Ma non è solo il caro-energia a determinare la perdita del potere d'acquisto, pesano ovviamente anche gli aumenti in altri comparti. L'Unione nazionale consumatori stima che con un'inflazione al +3,9% una coppia con due figli subirà un aumento del costo della vita pari a 1.407 euro l'anno. Solo per abitazione, acqua ed elettricità i rincari ammonteranno a 535 euro, 519 euro per i trasporti. Per una coppia con 1 figlio, la cifra scende ma di poco, a 1.303 euro l'anno: 537 per l'abitazione, 452 per i trasporti.