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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Italia

Autostrade, giù i pedaggi o sarà revoca: l'ultimatum sul tavolo del Governo

Per la prima volta è stato scritto nero su bianco un piano per togliere le concessioni autostradali alla società che fa capo al gruppo Atlantia della famiglia Benetton: dopo anni di minacce un passo formale con una serie di condizioni per la trattativa

Il ministro Luigi Di Maio ha scandito la linea del Movimento 5 stelle dal palco televisivo di Porta a Porta. "Non immagino un futuro in cui ridare a Benetton le autostrade". Il futuro di cui parla l'ex capo politico pentastellato coincide con la data della riapertura del ponte di Genova. A due anni dal disastro del Ponte Morandi i lavori corrono veloci verso il collaudo della nuova struttura e per il Governo il dossier autostrade è diventato prioritario. Lo ha detto ieri sera il premier Giuseppe Conte incontrando a Palazzo Chigi i capi delegazione dei partiti che compongono la sua maggioranza. Sul tavolo il dossier delle concessioni autostradali preparato nel pomeriggio con i ministri dell'economia Roberto Gualtieri e dei Trasporti Paola De Micheli.

"Serve un'ulteriore valutazione politica". Questa la decisione assunta durante il vertice in cui si è sostanzialmente deciso di continuare a trattare con Aspi, stabilendo delle "condizioni minime al di sotto delle quali rimane irricevibile qualsiasi proposta di controparte e diventa automatica la revoca".

La vera novità è infatti che per la prima volta è stato scritto nero su bianco un piano per togliere le concessioni autostradali alla società che fa capo al gruppo Atlantia della famiglia Benetton. Un passo formale dopo anni di polemiche e minacce con cui si è dunque fissato un perimetro circoscritto per poter proseguire il dialogo, lasciando comunque la porta aperta. La via maestra, per il governo, resta quella di un ingresso del fondo F2i e di Cassa depositi e prestiti in Autostrade, così da diluire la presenza di Atlantia, che non si configurerebbe più come socio di maggioranza.

Per i 5 Stelle - assenti al tavolo di palazzo Chigi - anche questo passo di lato non sarebbe sufficiente. Se infatti nelle settimane scorse erano circolate voci di un via libera del Movimento a un piano che prevedesse una presenza di Atlantia ridotta al lumicino, a quanto apprende l'Adnkronos i grillini sarebbero invece per un passo indietro totale, ovvero l'addio dei Benetton ad Autostrade. Per Conte la strada è tutta in salita: aveva annunciato di voler chiudere in tempi serrati ma è consapevole che le ripercussioni di una revoca della concessione passerebbero da un inevitabile contenzioso che potrebbe protrarsi a lungo. 

La linea di Palazzo Chigi è quella di chiudere la partita "simbolicamente" prima dell'inaugurazione del Ponte di Genova.  Come scrive Carmelo Lopapa su La Repubblica la prosecuzione del rapporto con Autostrade sarebbe condizionata da una serie di oneri rigidissimi: "un vasto piano di investimenti, la riduzione dei pedaggi, un programma serrato di risarcimenti".

Sulla riduzione dei pedaggi autostradali si era espressa proprio ieri la Corte dei Conti nel corso di un'audizione al Senato chiedendo una "continua verifica sugli investimenti rapportati alle tariffe e un rafforzamento degli strumenti di controllo interni al Ministero, allo stato, come riconosciuto dallo stesso, non soddisfacenti". I magistrati contabili hanno evidenziato come occorra "evitare la programmazione di investimenti poco utili o di difficile realizzazione al solo scopo di ottenere una proroga della concessione; evitare la sottovalutazione della redditività attesa per ottenere incrementi di pedaggio, con conseguente acquisizione del maggiore beneficio ottenuto, tenuto conto che la remunerazione in tariffa è garantita con la possibilità di richiedere il riequilibrio del piano economico-finanziario; un più adeguato sistema di sanzionabilità delle inadempienze".  

L'auspicio ultimo è quello di una rapida introduzione del nuovo sistema tariffario unico di pedaggio dell'Autorità dei Trasporti. Per i magistrati contabili va colta "l'opportunità di individuare il punto di equilibrio fra remunerazione del capitale e tutela degli interessi pubblici e dei consumatori, in un contesto di una più concreta attuazione dei principi della concorrenza e dell'efficienza gestionale".

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