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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Conti correnti "pignorati": il Salva-Banche è a carico dei clienti

Banco Popolare, Unicredit e Ubi Banca alzano i costi di gestione dei conti correnti: rincari fino a 25 euro a titolo di "recupero dei contributi" versati al Fondo nazionale di risoluzione

Banche più care per i correntisti dei maggiori istituti di credito del Paese con 12,4 milioni di famiglie e imprese che si trovano a pagare il conto della crisi degli istituti di credito: Unicredit, Banco Popolare e Ubi, hanno riversato sui propri clienti i costi del Fondo nazionale di risoluzione delle crisi bancarie istituito presso la Banca d’Italia che ha consentito il salvataggio delle quattro banche finite in risoluzione nel novembre dello scorso anno: Banca Marche, Etruria, CariFerrara e cariChieti.

Saldo di fine anno maggiorato di 25 euro per i clienti del Banco Popolare. La comunicazione, arrivata alle filiali dell’istituto veronese fa riferimento ad una delibera del comitato esecutivo del Banco Popolare del 6 settembre e riguarderà "tutti i rapporti di conto corrente e assimilati dei clienti privati e imprese.

Dal primo luglio scorso Unicredit ha ritoccato il canone mensile di alcune tipologie di conto corrente di circa 2 euro al mese con la scusa di "eventi" che hanno comportato maggiori costi per l’istituto. 

Anche Ubi Banca si è mossa in estate, con un aumento di 12 euro annui dei costi del conto corrente in conseguenza di un aumento dei "costi di produzione" per gli oneri del fondo di risoluzione, e dello schema di tutela dei depositi che dovrà garantire i conti fino a 100 mila euro. 

Adusbef e Federconsumatori denunciano "l’ennesimo furto con destrezza ai danni dei correntisti (...) costretti a pagare gli errori dei banchieri ed una gestione dissennata del credito e del risparmio" ma secondo l’ultima elaborazione del Corriere Economia nei primi sei mesi dell’anno l’aumento dei costi dei conti correnti per famiglie delle dieci maggiori banche è stato del 6%: quelli stabiliti da Unicredit, Banco Popolare e Ubi Banca sarebbero solo i rincari più ingenti per far fronte alle quote da 500 milioni l'anno, anticipate dagli istituti bancari. 

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