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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Italia

Il paradosso delle banche italiane, tra le migliori Ue ma più a rischio

La solidità "ad ogni costo" degli istituti di credito come vorrebbero Francia e Germania potrebbe essere una mazzata sulle banche italiane che rischiano di subire una stretta decisa da Bruxelles. Per il sindacato Fabi lascia mani libere agli speculatori

Mentre l'Europa si prepara a discutere delle nuove regole comunitarie sugli istituti di credito, l'Italia si presenta a Bruxelles con i "compiti a casa" fatti: le sofferenze delle banche italiane sono calate dal 2015 al 2017 da 360 a 284 miliardi, mentre nei portafogli dei colossi europei, meno osservati dai regolatori, è fortissimo il peso di asset finanziari tossici.

"Sul totale degli attivi bancari, i derivati pesano il 17% in Inghilterra, il 16% in Francia e Germania contro il 9% dell’Italia - spiega il Segretario Generale della FABI Lando Maria Sileoni - imporre vendite sottopressione di crediti deteriorati favorisce il mercato degli speculatori, danneggiando le aziende bancarie e i loro lavoratori che hanno già contribuito al risanamento del settore".

Crediti inesigibili, come stanno le banche italiane

Secondo un dossier stilato dal principale sindacato del settore bancario le sofferenze delle banche italiane sono calate di quasi 76 miliardi di euro negli ultimi due anni, nell’ambito di un percorso che sta progressivamente riportando il settore alla redditività, anche grazie al calo degli accantonamenti. Invece sempre secondo il report della FABI, nei portafogli dei colossi europei - assai meno osservati da parte dei regolatori - è fortissimo il peso di asset finanziari ad alto rischio.

Al Consiglio europeo si discuterà, nell’ambito del negoziato sull’Unione bancaria, la proposta, avanzata da Germania e Francia, di una forzatura regolatoria sulla pulizia dei bilanci delle aziende creditizie. 

"Una nuova stretta normativa da parte dell’Unione europea danneggerebbe le banche del Sud Europa e le italiane in particolare spiega Sileoni - ciò perché i livelli attuali di npl del settore bancario del Paese sono più che doppi rispetto alle sollecitazioni che si vorrebbero imporre".

La proposta franco-tedesca è volta a ridurre le sofferenze lorde e nette rispettivamente al 5% e al 2,5% del totale degli impieghi. Ma, secondo l’analisi della FABI, una nuova stretta normativa dettata dall’ossessione della solidità a ogni costo, anche in un contesto di ripresa economica e di forte e fisiologico decremento dello stock di sofferenze e dei nuovi flussi in ingresso, ha un sapore anti-ciclico pericoloso.

C'erano una volta le banche italiane: l'effetto dello spread è un uragano

"Proprio ora che il sistema bancario italiano ha ritrovato la strada della redditività grazie al calo drastico dei nuovi accantonamenti e al calo forte dello stock di crediti deteriorati - spiega Sileoni - I dati chiariscono il quadro: dal 2015, picco della crescita delle sofferenze, al 2017 i crediti deteriorati lordi nei bilanci delle banche italiane sono scesi di ben 76 miliardi con un calo del 21% sui 360 miliardi del 2015; a fine 2017 il rapporto tra crediti deteriorati lordi e impieghi si collocava al 14% rispetto al 18% di due anni prima".

Le banche italiane negli ultimi anni hanno deliberato ricapitalizzazioni per oltre 50 miliardi negli ultimi anni finalizzate a coprire le perdite indotte dalle rettifiche sui crediti malati e hanno alzato fortemente i tassi di copertura sui prestiti deteriorati. In questo contesto di svolta e di minori rettifiche le banche italiane sono tornate a produrre utili.

La banche italiane potrebbero produrre utili, invece...

Secondo quanto evidenziato nel rapporto della FABI, le buone prospettive delle banche italiane potrebbero peggiorare di fronte a una nuova stretta normativa.

Oltre alla buona redditività, le aziende bancarie del nostro Paese presentano anche rischi di mercato contenuti: per quanto riguarda il trading finanziario, sulle banche italiane pesa il 6% degli attivi rispetto al 18% delle francesi, del 19% delle tedesche e del 23% delle inglesi spiega Sileoni che appena una settimana fa aveva lanciato un monito sul rischio che le banche italiane possano diventare prede facili di scalate da gruppi stranieri."Si rischia di consegnare l`industria bancaria, già posseduta oggi per il 60% da fondi stranieri, a qualche grande banca europea".

"Si tratta di un rischio che i regolatori, purtroppo, non sanno o non vogliono affrontare. Sembra che preferiscano concentrarsi sugli npl perché forse è più comodo, ma questo modo di agire è assai distorsivo e penalizzante per i sistemi bancari come quello italiano concentrati sul business tradizionale"

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