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Giovedì, 28 Marzo 2024
DAL VENETO ALLA TOSCANA

Crac banche, a rischio mezzo miliardo ai risparmiatori

I piccoli azionisti colpiti dal fallimento delle Popolari fanno pressione sul Parlamento perché sia erogata l'ultima parte dei ristori. In gioco i risarcimenti in tutta Italia

“Quel mezzo miliardo di euro, come dice la legge, va impiegato per i ristori a beneficio delle persone colpite dal collasso delle ex popolari venete. Ma per raggiungere l'obiettivo serve un emendamento alla legge finanziaria che va votato entro il 31 dicembre”. Luigi Ugone, presidente dell'associazione di risparmiatori 'Noi che credevamo nella Banca popolare di Vicenza e in Veneto Banca' lancia l'allarme, che riguarda tutti i creditori italiani che si trovano nelle stesse condizioni. E invita i partiti a mantenere le promesse fatte.

Il decreto numero 39 del 30 aprile 2019, poi convertito nella legge 58 del 28 giugno 2019, stabilisce la creazione del “Fondo indennizzo risparmiatori” (Fir). Si tratta di un capitale ad hoc di un miliardo e mezzo di euro, destinato ai clienti colpiti dal collasso di alcune ex banche popolari del Centro e del Nord Italia. Il tonfo più clamoroso riguarda le due banche venete: i due crac hanno infatti generato una perdita stimata “sui 15 miliardi di euro per difetto”, dice il rappresentante dei risparmiatori. La norma di emergenza votata dalle camere su pressione degli stessi creditori stabiliva che - per una platea di persone che fossero in grado di dimostrare di aver acquistato le azioni dei due istituti veneti, in forza di una condotta poco trasparente da parte dei proponenti - c'era la possibilità di accedere a un indennizzo del 30 per cento della somma perduta. Percentuale che comunque non poteva eccedere i centomila euro, come richiesto dalla Commissione europea.

Troppa burocrazia

La prima tornata di rimborsi, pur fra mille difficoltà, è in gran parte terminata: le risorse già allocate ammontano a un miliardo. Tuttavia, a causa di un atteggiamento che Ugone definisce “burocratico” da parte della commissione dei nove esperti “nominati dal Ministero dell'economia, che con l'aiuto della società statale Consap ha elaborato le procedure di indennizzo”, si è deciso di non procedere con la redistribuzione del mezzo miliardo che è ancora disponibile. La norma infatti ha alcuni vincoli. In prima battuta, si rifondono tutti gli aventi diritto: se poi rimangono altre risorse, nel novero di quelle stanziate dalla legge finanziaria del 2019, allora si dovrà imbastire una nuova tornata di rimborsi.

A Vicenza la riunione dei creditori 

Il problema è che, per questa seconda tranche, la stessa norma non stabilisce in modo chiarissimo come procedere. Inoltre, un decreto legge emanato successivamente rende ancora più fumoso il tutto. A quel punto, per una lettura «astrusamente restrittiva della norma», spiega il presidente dell'associazione dei risparmiatori, la commissione avrebbe deciso di non decidere. Un ulteriore problema è che la legge pone una soglia temporale precisa: quella del 31 dicembre 2022. Oltre questa data, la commissione dei nove esperti decade e scadono anche i termini per ottenere i rimborsi. Visti i tempi strettissimi, i risparmiatori hanno elaborato un emendamento alla legge di bilancio e lo hanno proposto ancora una volta alle principali forze politiche, che però non si sono pronunciate. Il tempo stringe "e noi - promette Luigi Ugone - non abbiamo intenzione di arretrare di un millimetro".

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