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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia Firenze

Crisi Bekaert, confermati i 318 licenziamenti: "È il dramma degli operai di mezza età"

Confermata la volontà di chiudere lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno (Firenze) per delocalizzare in Romania. I sindacati: "Atteggiamento dell'azienda è inaccettabile, mai vista arroganza del genere". Di Maio: "Manca il rispetto"

Bekaert ha confermato al tavolo al ministero dello Sviluppo economico la volontà di chiudere lo stabilimento di Figline e Incisa Valdarno (Firenze) per delocalizzare in Romania, mettendo così a rischio 318 posti di lavoro, decisione annunciata il 22 giugno scorso.

"Sono per lo più operai di mezza età"

"Sono per lo più operai di mezza età che se licenziati, avranno grosse difficoltà per trovare un altro impiego. Oltre il danno anche la beffa: grazie al Jobs Act se un'impresa cessa la sua attività, i dipendenti non hanno diritto alla cassa integrazione. Molti di loro sono anche prossimi alla pensione" spiega Paolo Capone, Segretario Generale dell'Ugl, a seguito dell'incontro di ieri al Mise sulla vertenza Bekaert.

"Si tratta -spiega Capone- di 318 famiglie che rischiano di finire sulla strada, soprattutto perché l'azienda dimostra di non avere alcun vincolo di responsabilità sociale nei confronti dei suoi dipendenti. Bisogna, quindi, scoraggiare le multinazionali a delocalizzare la propria produzione all'estero per fini economici, affinché siano tutelati i diritti dei dipendenti. Speriamo che il Governo proceda in tal senso per salvare, in qualche modo, la forza lavoro", commenta il leader sindacale.

Bentivogli: "Atteggiamento dell'azienda è inaccettabile"

"Inaccettabile" il comportamento dell'azienda secondo il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli. "L'azienda - dice Bentivogli - ha confermato al tavolo la volontà di chiusura, annunciata il 22 giugno scorso. A detta della stessa, in crisi dal 2016 e senza possibilità di una marcia indietro da parte della stessa che ha affermato di aver ricercato tutte le soluzioni possibili, ma che ad oggi non è più sostenibile per i conti del gruppo a causa di  pressioni negative sul prezzo".

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"A nostro avviso - denuncia il numero uno della Fim - l'atteggiamento dell'azienda resta inaccettabile per le modalità e soprattutto per la poca chiarezza rispetto a quanto affermato oggi dalla stessa al tavolo ministeriale. L'azienda chiude senza nessuna ipotesi di efficientemente dell'impianto. La stessa Bekaert proprio qualche settimana fa ha firmato l'integrativo con le organizzazioni sindacali senza dare un minimo segnale dell'imminente decisione di voler chiudere il sito toscano. mentre 6 mesi fa, la stessa aveva illustrato le slide con un programma di sviluppo del sito".

"Tutto ciò è inaccettabile, non si scherza - dice Bentivogli - con la vita di 318 lavoratori e le loro famiglie e con uno stabilimento che nel territorio ha una storia consolidata senza  nessun avviso e motivazione ma anzi annunciando contemporaneamente investimenti nel resto del mondo. Prima di qualsiasi ragionamento l'azienda ritiri i licenziamenti e si sieda al tavolo con la volontà di trovare una soluzione lavorativa per tutti i lavoratori del sito toscano. Il Ministro Di Maio ha assicurato il suo massimo impegno al fianco dei lavoratori richiedendo accanto al sindacato di sospendere la procedura di licenziamento che tra 61 giorni sarà operativa, lasciando a casa i lavoratori".

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Per Bentivogli, "è una vergogna che un'azienda ha comprato 3 anni fa un'azienda e se ne liberi senza alcun vincolo di responsabilità sociale e che solo il 29 marzo scorso aveva presentato piani di sviluppo. In conclusione della riunione alla richiesta di ulteriore tempo a disposizione da parte del Ministro Di Maio, il vertice aziendale Bekaert ha negato ogni disponibilità. Al momento i lavoratori sono al lavoro, negare ogni ritiro della procedura e dare la disponibilità ad accompagnare (in 2 mesi) a condizione che non riguardi competitor è una beffa a cui ci auguriamo il Governo reagisca con il massimo della forza".

Di Maio: "Manca il rispetto"

"L'incontro non è andato per niente bene, gli avevamo detto di provare ad aprire un tavolo per vedere se c'era un punto di incontro, ma c'è una pazzesca mancanza di rispetto" commenta  il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. L'incontro "è stato imbarazzante, una totale mancanza di rispetto verso l'umanità delle persone e le istituzioni  italiane da parte della multinazionale. Hanno deciso di dire no a  priori a qualsiasi possibilità di rimediare alla situazione e salvare la vita e il futuro a oltre 300 famiglie. Mi chiedo che senso abbia fare impresa in questo modo, senza un briciolo di responsabilità sociale, senza un minimo pensiero alla comunità nella quale l'azienda si inserisce e per di più rubando le conoscenze dei lavoratori per poi trasferirle altrove". 

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"Il menefreghismo di Bekaert - sottolinea Di Maio- è un insulto a 318 famiglie e allo Stato italiano. Personalmente scriverò al Ceo di Bekaert Matthew Taylor. Mi auguro che a strettissimo giro l'azienda cambi atteggiamento e decida di incanalarsi in un percorso istituzionale di confronto nell'interesse sia loro che dei lavoratori. Ma l'era in cui lo Stato si lasciava prendere in giro impunemente da chiunque è finita".

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Gli stessi vertici, rileva ancora Di Maio, "avevano dato rassicurazioni, il 28 marzo scorso, sul fatto che lo stabilimento di Figline Valdarno non solo non avesse problemi, ma che addirittura fosse strategico. Il loro intento era fregare i lavoratori e le loro famiglie mentre trasferivano il loro sapere (che gli stessi lavoratori gli hanno insegnato) all'estero, precisamente in Romania dove i lavoratori sono stati mandati in missione a più riprese. Prima gli hanno detto che il loro lavoro era sicuro, poi li hanno convinti a fare viaggi di lavoro e alla fine li hanno fregati".

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"Spero che tutti gli azionisti di Bekaert - sottolinea ancora il ministro- capiscano che tipo di azienda senza scrupoli stanno supportando, considerando anche il fatto che il Presidente non è un uomo di parola e che ha perfino deciso di non presentarsi all'incontro di oggi perché di fatto era tutto già deciso".

Cerza: "Mai vista simile arroganza"

"In trent'anni di attività sindacale non ho mai visto un atteggiamento così arrogante da parte di un'azienda, alla presenza dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali, degli enti locali e dello stesso Stato italiano, rappresentato a quel tavolo dal ministro." rileva il segretario della Cisl Toscana, Riccardo Cerza. "L'azienda non è disponibile a sospendere la procedura, ha detto che per loro si può trattare, ma entro 75 giorni, ben sapendo che 14 se ne sono già andati. Non ha voluto prendere in considerazione alternative".

La posizione della società

Il management di Bekaert conferma  "l'intenzione di avviare al più presto un dialogo costruttivo teso ad attenuare l'impatto sociale per i dipendenti interessati e collaborerà a possibili soluzioni di reindustrializzazione che potrebbero delinearsi".

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I responsabili di Bekaert, durante l'incontro, hanno spiegato "i motivi che hanno portato alla decisione di chiudere il sito di Figline e Incisa Valdarno, dedicato alla produzione di rinforzi in acciaio per pneumatici". In particolare i rappresentanti della società hanno evidenziato "come la posizione competitiva del sito di Figline negli ultimi anni sia stata sotto pressione e come non sia stato possibile generare una performance finanziariamente sostenibile. Le perdite degli ultimi anni sono strutturali e irreversibili e hanno portato alla decisione di  cessare tutte le attività".

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