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Sabato, 20 Aprile 2024
Caro carburanti

Benzina, sconto fino a 35 centesimi per l'estate e distributori sul piede di guerra: cosa succede a luglio e agosto

Si sta ragionando sulla possibilità di aumentarlo dai 30,5 centesimi attuali. No di Giorgetti a un intervento diretto con prezzi amministrati. I gestori pronti alla vera protesta: "Mentre gli speculatori si arricchiscono, per noi un conto insopportabile. Rimborsi o chiudiamo"

Il governo guidato da Mario Draghi ha prorogato di altri tre mesi gli sconti sulle bollette di luce e gas stanziando altri 3,27 miliardi. Contestualmente, introduce nuove garanzie a favore delle imprese che effettuano gli stoccaggi e prevede anche un nuovo prelievo sugli extraprofitti realizzati da chi importa metano dall'estero. Licenzia dunque il decreto che proroga anche per il terzo trimestre (da luglio a settembre) l’azzeramento degli oneri di sistema per le bollette dell’elettricità per famiglie e piccole e medie imprese e conferma la riduzione delle voci parafiscali anche per le fatture del gas. Il provvedimento sarà trasformato probabilmente in un emendamento al decreto Aiuti ora all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.

Benzina, lo sconto può salire fino a 35 centesimi

Bollette a parte, gli occhi sono puntati sulla benzina, sul diesel e sui prezzi ormai alle stelle. Entro la prima settimana di luglio cui sarà un intervento sulle accise dei carburanti. Come è noto lo sconto su benzina e gasolio scade il prossimo 8 luglio ed è intenzione del governo rinnovarlo. Non solo. Forse, visto l'attuale livello dei prezzi dei carburanti, che da giorni hanno ampiamente superato di nuovo la soglia psicologica dei 2 euro al litro, si sta ragionando sulla possibilità di portare lo sconto dai 30,5 centesimi di oggi (25 centesimi più 5,5 centesimi di IVA, fissata al 22%) a 35. Non è chiaro se la conferma o l'aumento del taglio delle accise sarà in vigore per altri due mesi, quindi dall'8 luglio all'8 settembre (mossa che andrebbe quindi a coprire tutta l'estate), oppure solo fino al weekend prima di Ferragosto. Sembra difficile pensare che si arriverà a una decisione dal cortissimo respiro che, nel cuore di agosto, potrebbe far decollare all'improvviso i prezzi della benzina con milioni di italiani in viaggio. 

Secondo il responsabile economico del Pd Antonio Misiani, siamo arrivati al punto in cui occorrerebbe fissare un tetto ai prezzi dei carburanti. Il senatore Federico Fornaro di Leu è tornato a chiedere al governo di reintrodurre subito i prezzi amministrati in modo da calmierare la continua corsa al rialzo delle quotazioni e proteggere dagli aumenti i soggetti più fragili. Il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti ha però risposto che l'esecutivo "è impegnato a trovare nuovi strumenti per mitigare i rincari", ma non ci sarà un intervento diretto sui prezzi perché "le possibili conseguenze di un intervento del genere, date le strettissime interconnessioni fra le aziende del settore petrolifero e quelle degli altri settori produttivi, industriali e del terziario non sono prevedibili".

Staremo a vedere. Gli interventi dell'esecutivo sul fronte dei prezzi nelle prossime settimane non si fermeranno qui. Ieri il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha infatti annunciato che, "anche alla luce del confronto con le parti sociali", a breve si interverrà a sostegno dei salari indeboliti dall'inflazione. "L'obiettivo è riuscire a farlo entro l'estate". Ma dettagli concreti al momento non ce ne sono.

I benzinai pronti allo sciopero 

"I prezzi dei carburanti continuano a correre, nonostante il taglio delle accise sia ancora attivo (-30,5 cent al litro fino all`8 luglio, con probabile proroga) e l'Opec+ abbia annunciato l'incremento della produzione. A condizionare il mercato è il fenomeno speculativo a livello internazionale, che spinge sopra i 2 euro al litro i carburanti, con ripercussioni pesantissime per i consumatori e insostenibili per i gestori che vedono diminuire progressivamente la propria redditività, scesa all'1,5%, a fronte dell'esplosione dei costi di gestione": lo afferma la Faib Confesercenti secondo la quale "ancora poche settimane e il settore rischia il collasso. L'Italia deve porre con urgenza in sede europea un argine alla speculazione internazionale e imporre un tetto ai prezzi d'acquisto di carburanti e gas. In un mercato globalizzato una scelta nazionale potrebbe determinare carenze di approvvigionamenti, costi insopportabili e conseguenze gestionali imponderabili".

"Fa arrabbiare l'accanimento rivolto dalle autorità verso i prezzi praticati dai gestori - prosegue l'organizzazione - che di fatto sono imposti dalle aziende fornitrici, e osservare che traders acquistano e vendono - indisturbati - titoli petroliferi e realizzano ingenti guadagni facendo innalzare i prezzi; allo stesso tempo appare oggi insostenibile la gestione della rete carburanti fondata sul doppio prezzo in self e servito, quando quest'ultimo, ad accisa piena, sarebbe oltre i 2,5 euro al litro. In questo scenario il modello italiano rischia di saltare, con conseguenze pesantissime per la filiera e i consumatori: è perciò necessario ridiscutere gli Accordi e prevedere clausole di salvaguardia per le gestioni", continua la Faib.

"In un quadro così drammatico per le gestioni" per Faib Confesercenti "è inconcepibile che il Governo scarichi sui gestori il costo del taglio delle accise, anticipato per circa un centinaio di milioni di euro. Mentre gli speculatori si arricchiscono, ai gestori viene fatto pagare un conto ingiustificato e insopportabile. Il Governo Draghi mentre pensa alla proroga del taglio, e a probabili nuovi interventi rafforzativi, metta mano all'immediato risarcimento economico dell`anticipazione pagata dai gestori al momento del taglio sulle giacenze dei prodotti ad accise assolta e sia adottata una norma che stabilisca in modo strutturale, in caso di aumenti anomali, l`accisa mobile, con meccanismi di recupero automatico". "I Gestori, già in stato di mobilitazione, hanno saputo assicurare un confronto dialogante e costruttivo nella difficile fase critica del paese - prosegue la Faib - Il caro benzina però non può essere scaricato sull'anello più debole e più malpagato della filiera. Il governo sappia che le proteste sono già in atto e che in assenza di rimborsi per le anticipazioni effettuate sono pronti allo sciopero e alla chiusura dei distributori". Se la chiusura dei distributori coincidesse con l'esodo estivo, la situazione rischia di diventare esplosiva. I benzinai chiedono che venga immediatamente riconvocato il tavolo interministeriale.

Benzina come oro: cosa succede ai prezzi (e come risparmiare)

Chi ci sta guadagnando davvero in questa situazione

Secondo una recente analisi del settimanale The Economist sul mercato della raffinazione, i margini di chi trasforma il greggio in carburante sono passati negli ultimi due anni da 5-10 dollari al barile fino agli attuali 60. Il motivo va ricercato nella minore disponibilità di prodotti raffinati: la Cina sta esportando un 7% in meno, la Russia è ostacolata dall’embargo, gli Usa hanno una capacità ridotta per problemi di ristrutturazione degli impianti. Dunque gli operatori meglio attrezzati si stanno avvantaggiando con profitti eccezionali e inattesi.  La carenza di capacità di lavorazione ha aggravato un'estrema compressione della disponibilità di prodotti come diesel, benzina e carburante per aerei, incentivando le raffinerie ad aumentare la produzione e quindi aumentare la domanda di greggio. L'aumento della domanda di greggio arriva mentre il mercato petrolifero deve affrontare altre pressioni al rialzo sulla domanda. La Cina ha allentato le restrizioni a Shanghai e l'aumento della domanda per l'inizio della stagione dei viaggi estivi sta accelerando, soprattutto negli Usa.

Va ricercata dunque soprattutto nei maggiori costi della raffinazione la ragione per cui la benzina ha superato i 2 euro al litro, mentre durante la "crisi"  del 2008, quando il prezzo medio del barile era paragonabile a oggi, la benzina era arrivata al massimo a 1,4 euro al litro (considerando il diverso potere d’acquisto dell’euro, siamo intorno a 1,7 euro). Senza l’intervento del governo sulle accise la benzina costerebbe ora 2,4 euro. A pesare sul prezzo finale alla pompa contribuiscono anche gli aumenti di materie prime e logistica, e il peso dei derivati, le scommesse finanziarie. Vero è, in conclusione, che a guadagnarci molto, molto poco dagli aumenti record è il penultimo anello della catena (l'ultimo sono gli automobilisti), i benzinai. A loro vanno in media circa 3,5 centesimi al litro. Le spese di ogni tipo fra amministrazione, manutenzione, elettricità, spurgo, imposte, commissioni e via dicendo sono ovviamente alte, come per molte professioni del resto. Tutto ciò sarebbe quantificabile in un taglio medio del 77% da quei 3,5 centesimi di euro per litro. 

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