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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il lavoro che non c'è

Blocco dei licenziamenti: la proroga (ma non per tutti) chiesta da Salvini

Sul tema il leghista cambia idea e apre alla possibilità di estendere lo stop solo ad alcuni settori, un'ipotesi peraltro già ventilata dal ministro del Lavoro Andrea Orlando

Ora anche Salvini chiede di ragionarci su. Ospite di Agorà, su Rai3, il leader della Lega ha detto che "bisognerà pensare come prorogare il blocco dei licenziamenti anche aiutando le aziende e i loro dipendenti" perché "il 30 giugno è dietro l'angolo". Insomma, per Salvini un ragionamento con i sindacati "va fatto". Un'idea c’è già: "Per alcuni settori sicuramente bisogna prorogare il blocco" ha fatto sapere il leghista. "Penso al commercio, al vino, ai salumi, settori che vanno assolutamente aiutati. Bisogna ragionare con i sindacati per fare qualcosa". Una linea molto diversa da quella espressa dallo stesso Salvini a metà marzo, quando il segretario del Carroccio aveva chiuso all’ipotesi di una proroga perché, aveva spiegato, "col blocco dei licenziamenti puoi arrivare fino a giugno, ma non c'è lavoro se non c'è impresa e non puoi ingessare le imprese". 

L'ipotesi di estendere il blocco solo ad alcune categorie peraltro era stata già ventilata nei giorni scorsi dal ministro del Lavoro Andrea Orlando: "Penso che piuttosto che un provvedimento generale si possa ragionare settore per settore" aveva detto Orlando, "condizione aziendale per condizione aziendale, su strumenti che affrontino le situazioni dove le ferite sono più profonde". E poi: "Le modalità con cui agganciare l’utilizzo della cassa all’autorizzazione al licenziamento è un tema attualmente in discussione in Parlamento e possono venire fuori anche delle risposte che vanno nella direzione auspicata dai sindacati. Ripeto il nostro problema oggi è trovare strumenti che si adeguino alle diverse situazioni, alle pieghe che in qualche modo sono rappresentate dalla complessa situazione del mercato del lavoro". 

Licenziamenti: un anno di blocco

Resta il fatto che alle aziende da un anno non è permesso licenziare i dipendenti per ragioni economiche, né in forma collettiva né in forma individuale. Lo stabilì il governo Conte bis  e l'obiettivo era evitare che la crisi economica avesse impatti sociali devastanti. Le aziende potevano e possono ricorrere alla cassa integrazione (cig), misura che copre il costo del lavoro dei dipendenti di cui le imprese non hanno avuto bisogno a causa del calo della domanda di alcuni beni o servizi, soprattutto nei settori maggiormente colpiti dalla crisi pandemica, come quelli turistico e della ristorazione.

Ma il Decreto Sostegni ha ufficializzato il termine del blocco dei licenziamenti: c'è una data, il 30 giugno 2021. Centinaia di migliaia di posti di lavoro sono a rischio secondo le stime più credibili, con Unimpresa che si spinge a ipotizzare tra i 300.000 e i 600.000 posti di lavoro persi che si andrebbero ad aggiungere ai 945.000 posti già 'bruciati' nel primo anno di pandemia.

La richiesta di Landini e l'apertura del ministro Orlando

Nei giorni scorsi anche segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini, aveva lanciato un appello al Governo affinché venga scongiurata una ''strage'' occupazionale:  "Il 30 giugno scade il blocco dei licenziamenti e noi chiediamo che ci sia una proroga almeno fino ad ottobre, momento delle riforme degli ammortizzatori sociali. Non abbiamo ancora avuto risposta definitiva dal governo. Pensiamo solo che in questo momento non ci sia bisogno di aprire altre fratture oltre a quelle già aperte". Parole a cui Orlando aveva risposto con un’apertura: quella di ragionare settore per settore: "Ripeto che il nostro problema oggi è trovare strumenti che si adeguino alle diverse situazioni, alle pieghe che in qualche modo sono rappresentate dalla complessa situazione del mercato del lavoro". E intanto il 30 giugno è sempre più vicino. 

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