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Venerdì, 19 Aprile 2024
Sblocco "selettivo"

Blocco dei licenziamenti: spunta l'ipotesi proroga (ma non per tutti)

Il sottosegretario all'Economia, Claudio Durigon, apre ad una possibile modifica della norma che, in caso di mancato prolungamento, dal primo luglio consentirà alle aziende di licenziare: "Bisogna guardare i numeri ed intervenire sui settori più in crisi"

Lo stop ai licenziamenti che scadrà alla fine del mese di giugno, in assenza di una proroga, si tradurrà nel rischio di perdere il lavoro per oltre 600mila persone. La norma, il cui mancato prolungamento ha provocato delle accese polemiche, sia all'interno della maggioranza, che tra i sindacati e Confindustria, resterà in vigore fino al fino al 30 giugno 2021. E poi? Dal primo luglio  le aziende potranno tornare a licenziare, ma avranno anche la possibilità di utilizzare la Cassa integrazione ordinaria, dal primo luglio, senza dover pagare le addizionali fino a fine 2021 con l'impegno a non licenziare per tutto il periodo in cui ne usufruiscono. Ma il dibattito è aperto e la situazione in continua evoluzione: una nuova ipotesi potrebbe aprire la strada ad uno sblocco dei licenziamenti ''selettivo''. 

Blocco dei licenziamenti, Durigon: ''Aiuti solo ai settori in crisi''

A parlare della nuova possibile novità sul blocco dei licenziamenti è stato il sottosegretario all'Economia, il leghista Claudio Durigon:  ''Per uscire dal braccio di ferro sul blocco dei licenziamenti bisogna guardare alla realtà dei numeri: i dati che abbiamo dicono che i lavoratori in cassa integrazione ordinaria sono più o meno 480mila. Analizziamo questo universo e vediamo quali sono i settori più in crisi e interveniamo su questi".

Sì allo sblocco dei licenziamenti dal primo luglio in tutti i settori che possono ripartire e riorganizzarsi, per Durigon, che però lascia aperta una porta verso una protezione ulteriore dei posti di lavoro nei comparti particolarmente provati dalla crisi, a cominciare dal tessile: ''Nel comparto  del tessile e della moda abbiamo 140 mila lavoratori in cassa".

"Settori come questi e il calzaturiero hanno bisogno di una proroga del blocco dei licenziamenti. Parliamo quindi di una proroga selettiva. Valutare le attività più in crisi è importante per gestire questa fase. Per queste attività prolunghiamo il blocco mentre lasciamo liberi tutti gli altri settori, molti dei quali sono in forte ripresa e non credo proprio che licenzieranno, ma semmai assumeranno. Però bisogna restituire il mercato del lavoro alle sue dinamiche e allo stesso tempo mettere in campo una robusta riforma degli ammortizzatori sociali", insiste Durigon, sottolineando che bisogna prendere "i dati dell`Inps sulla cassa integrazione" e fare "una norma che proroga il blocco quando i livelli di Cig superano una certa quota dei dipendenti di un settore". "Potrebbe essere il 30%, ma anche meno. Voglio dire che il criterio è a portata di mano. Poi sarà il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, a fare le valutazioni più opportune".

''Tolti i lavoratori del tessile e poche altre categorie – conclude Durigon - io non credo che lo sblocco avrà un impatto così drammatico. Non è che se si toglie il divieto tutti licenzieranno".

Blocco dei licenziamenti, da luglio a rischio 600mila lavoratori

Come denunciato nelle scorse settimane da Unimpresa, i lavoratori a rischio licenziamenti con la caduta del blocco sono circa 600mila: "Così non si riparte - ha commentato il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi - le norme contenute del decreto sostegni bis in materia di lavoro, ancora una volta nel solco dei precedenti decreti fin qui adottati anche dal governo Conte, rappresentano pressoché esclusivamente un provvedimento di ''politiche passive''. Si tratta di misure che neanche minimamente contribuiscono a rilanciare ed incentivare le imprese e, conseguentemente, a promuovere il lavoro. La diminuzione dell'occupazione è la vera piaga di questa pandemia con 945.000 posti di lavoro persi e altri 300/600.000 pronti a evaporare allo spirare del blocco dei licenziamenti che con un colpo di spugna all'ultimo istante è stato riproposto".

L'unica agevolazione concreta, secondo la denuncia di Unimpresa, riguarda lo sgravio contributivo, ma tale intervento consente di coprire solo il 10% del costo del lavoro a carico di un'azienda: "Tutte le risorse di questo decreto – ha spiegato Assi - sono destinate a finanziare politiche assistenzialistiche che, per quanto necessarie e importanti per sostenere i lavoratori e le loro famiglie, se lasciate 'sole', non serviranno a restituire a queste persone un futuro basato sulla ripartenza delle loro imprese: ne consegue che, esauriti questi ultimi piccoli aiuti, il problema si ripresenterà più forte di prima. E non si può neanche pallidamente pensare che con il contratto di rioccupazione un'azienda assuma a tempo indeterminato un lavoratore solo perché beneficia di sei mesi di sgravio contributivo, poiché tale agevolazione non copre neanche il 10% del costo del lavoro annuo".

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