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Giovedì, 25 Aprile 2024
Stangata

Bollette alle stelle: cosa farà (in sintesi) il governo Draghi

Si interverrà sugli oneri di sistema e con i proventi delle aste da Co2. Molto lontana invece l'ipotesi del taglio di Iva o accise. L'esecutivo non rinuncia però a ragionare su un "contributo di solidarietà" da parte delle imprese che hanno tratto maggiori profitti dai rincari

Obiettivo calmierare i costi di luce e gas. I 3,8 miliardi di euro inseriti nella legge di Bilancio non bastano. Un intervento da un miliardo e mezzo di euro già domani, in Consiglio dei Ministri, per frenare il caro bollette grazie all’uso dei proventi delle aste da Co2, e poi un piano da 10 miliardi a lungo termine che va dalla cartolarizzazione degli oneri di sistema delle bollette al taglio degli incentivi su idroelettrico e fotovoltaico. Il governo prova a trovare la quadra dopo la riunione presieduta ieri dal sottosegretario Roberto Garofoli con la partecipazione, in videconferenza, anche del ministro dell’Economia, Daniele Franco. Si spera di portare una proposta concreta al Cdm di domani, anche se non è da escludere la necessità di più tempo.

Caro bollette: cosa farà il governo

Che cosa si farà, in sintesi, per alleggerire l'impatto della stangata del caro energia su imprese e famiglie? La volontà è quella di utilizzare i proventi delle aste CO2, fino a 1-1,3 miliardi. E poi c'è la tassazione degli extraprofitti, si ragiona su una cifra pari a circa 500 milioni per il secondo semestre 2021 e 600 milioni per il primo semestre di quest’anno. Nell'esecutivo su questo punto ci sono posizioni diverse e dalla Lega Matteo Salvini avverte: "Sull’idroelettrico non mi sento di imporre ex novo tasse. Semmai chiamerei al tavolo quelle aziende per un contributo in cambio di un allungamento delle concessioni". Poi chiede un tavolo urgente sull’energia a Palazzo Chigi, così com ha già fatto Confindustria. 

"Non ritengo sostenibile e possibile che siano i territori sui quali insistono impianti idroelettrici, invasi grandi e piccoli, impianti di grandi o piccola potenza, a 'pagare' il caro-bollette dell'intero Paese - dice il presidente nazionale Uncem, Marco Bussone. - Un problema enorme, che però non può vedere il prolungamento di concessioni o altri meccanismi ai danni dei territori e delle comunità locali. Lo diciamo al ministro Cingolani e a tutto il Governo, a tutti i Parlamentari. Il patto con i territori sull'idroelettrico si scrive efficacemente, con soluzioni e non tagli per valorizzare il peso di quegli impianti, l'uso dell'acqua più la forza di gravità, risorse delle montagne italiane. E si individui politicamente, ad esempio, nelle comunità energetiche, una buona formula per ridurre i costi dell'energia a carico delle imprese e delle famiglie", conclude.

Il governo non rinuncia però a ragionare su un “contributo di solidarietà” da parte delle imprese che hanno tratto maggiori profitti dai rincari energetici, che potrebbe anche essere formulato come un abbassamento strutturale del prezzo di vendita dell’energia ricavata da fonti rinnovabili, e che quindi ha costi inferiori a quelli del gas importato.

"Incredibile. Sono mesi che si parla dell'aumento del costo dell'energia e il governo non si muove. Stanno ancora discutendo su come contenere l'aumento delle bollette. E non è escluso che rinviino ancora" afferma il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. "Tra le varie opzioni - prosegue l'esponente dell'opposizione di sinistra - anche il contributo di solidarietà da parte delle aziende energetiche che stanno facendo "fantastici profitti": scelta che stiamo proponendo dal settembre scorso. Intanto, mentre stanno litigando, le famiglie, gli artigiani e le piccole imprese pagano il costo per intero". "Mi auguro che, almeno questa volta, il governo e la maggioranza che lo sostiene - conclude Fratoianni - si diano una svegliata. Non è forse ora di far pagare chi si sta riempiendo le tasche con questi aumenti vertiginosi, non lavoratori, pensionati, giovani o famiglie in difficoltà".

Si interverrà sugli oneri di sistema

Si interverrà probabilmente sugli oneri di sistema, ragiona oggi il Sole 24 Ore. Da un lato, come sottolineato ieri in audizione dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si starebbe valutando l’idea di rendere strutturale l’azzeramento di questa voce per le bollette della luce delle microimprese, già garantito per un altro trimestre dall’ultima manovra del governo. Dall’altro, invece, ci sarebbe l’ipotesi di sterilizzare gli oneri anche per le aziende con potenza disponibile sopra i 16,5 kilowatt. Servono tanti soldi: un intervento del genere costerebbe 1,2 miliardi di euro e riguarderebbe circa 1,1-1,2 milioni di aziende.

Molto lontana invece l'ipotesi del taglio di Iva o accise che potrebbe andare incontro, se non fosse una misura a tempo ma "strutturale", nello stop dell'Europa, come ha spiegato ieri il ministro Cingolani, il quale ha rimarcato l’esigenza "di una strategia complessiva" e ha poi riassunto le proposte targate Mite "che sono all’attenzione del Mef e di Palazzo Chigi". Un pacchetto complessivo da 8-10 miliardi che comprende più voci: 3 miliardi dalla possibile cartolarizzazione della componente Asos (che finanzia soprattutto gli incentivi green); 1,5 miliardi, secondo le stime del ministro, dalle aste CO2; 1,5 miliardi dalla revisione degli incentivi sul fotovoltaico; una cifra compresa tra 1-2 miliardi dalla rimodulazione delle tariffe per i grandi impianti idroelettrici non incentivati; e, infine, 1,5 miliardi dalla negoziazione a lungo termine delle rinnovabili.

I prezzi dei beni energetici continuano a crescere e a dicembre 2021 sono aumentati del 29% rispetto al dicembre 2020.

Cosa sono gli oneri di sistema

Negli ultimi anni, gli oneri generali di sistema hanno rappresentato una quota crescente e sempre più significativa della spesa totale annua di energia elettrica degli utenti finali. Le aliquote degli oneri generali da applicare a tutte le tipologie di contratto sono distinte in oneri generali relativi al sostegno delle energie rinnovabili e alla cogenerazione (Asos) e oneri generali rimanenti (Arim).

Nella prima categoria sono inclusi innanzitutto gli oneri che vanno a supportare gli incentivi alle fonti rinnovabili e alla "cogenerazione Cip 6/92". Quest'ultimo è un provvedimento, adottato dal governo nel 1992, che premia l'energia prodotta da terzi e ceduta alla rete elettrica nazionale che sia stata prodotta da fonti verdi, rifiuti o impianti ad alta efficienza. All'interno della componente Asos ci sono poi anche i costi che coprono le agevolazioni per le imprese a forte consumo di energia elettrica, note anche come imprese energivore.

Gli oneri rimanenti pesano per il 20% circa su tutto il pacchetto e si trovano sotto la voce "Arim". In questo caso le spese pagate dai consumatori sono varie: si va dallo sviluppo tecnologico e industriale agli oneri per la messa in sicurezza del nucleare e per le compensazioni territoriali, dal sostegno della ricerca di sistema alle compensazioni per le imprese elettriche minori, dagli esborsi a sostegno dei regimi tariffari speciali per il servizio ferroviario universale e merci a quelli necessari per garantire il bonus elettrico, l'agevolazione prevista in bolletta per le famiglie in disagio economico.

Niente scostamento di bilancio

Il piano presentato dal ministro si basa su risorse già disponibili e quindi non servirà quello scostamento di bilancio chiesto da un insieme eterogeneo di forze politiche che va dalla Lega di Salvini a Forza Italia, M5S e Leu, ma che il premier Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco non ritengono opportuno alla vigilia della complessa partita del Quirinale.

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