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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cifre impazzite

Bollette più care fino al 140% per le imprese, in 250mila rischiano il lavoro

Secondo le stime di Confesercenti 90mila realtà potrebbero chiudere, lasciando a casa dipendenti e collaboratori. Quanto incidono i rincari per bar, ristoranti e negozi

Se nel 2020 e 2021 un bar spendeva in media 6.700 euro, per le bollette di luce e gas nei prossimi dodici mesi, ipotizzando che gli aumenti attuali restino costanti, lo stesso bar spenderà 14.740 euro, Un aumento del 120% e un’incidenza sui ricavi aziendali che passa dal 4,9 % al 10,7%. A fare i conti è Confesercenti.

Allo stesso modo, secondo le stime di Confesercenti, elaborate su dati Innova, Unioncamere e Agenzia Entrate, un albergo medio vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45.000 euro a 108.000 (+140 % con un’incidenza di oltre 25 punti percentuali sui ricavi). Un ristorante da 13.500 euro a 29.700. (+120 %). 

“Il caro bollette – spiega la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – sta diventando una variabile incontrollabile per tantissime imprese, un virus che distrugge bilanci e redditività. E questo nonostante gli interventi di sostegno fin qui adottati dal governo, che scadranno fra settembre e ottobre. In autunno si rischia il collasso. Le bollette riducono inoltre drasticamente i budget famigliari con un conseguente crollo dei consumi”.

Per le imprese, stima ancora Confesercenti, è chiaramente "impossibile gestire aumenti di costi così rilevanti", cui si aggiungono anche quelli delle materie prime alimentari, traslando sui prezzi di vendita gli interi importi. Solo nei giorni scorsi, per fare un esempio un ristoratore di Casalmaggiore (Cremona) ha esposto in vetrina la bolletta della luce accanto al menù. La cifra è esorbitante: 4.058,09 euro per il mese di luglio. "Quando le spese diventano insostenibili, mettere una pizza a 10 euro e passare da ladro o chiudere l'attività?", si legge nell'avviso in bacheca.

pizza margherita 10 euro bolletta luce-2-2-2

Per Confesercenti, il rischio è che il 10% delle imprese esca dal mercato, ovvero circa 90mila imprese per un totale di 250mila posti di lavoro. “Occorre intervenire in maniera urgente e decisa per evitare il collasso. È necessario in prima istanza estendere anche alle piccole imprese il credito d’imposta per l’energia elettrica (imprese con potenza inferiore a 16,5 kwh), aumentare le percentuali di credito d’imposta almeno fino al doppio (da 15 a 30 e da 25 a 50 per il gas) e prorogare gli interventi almeno fino al 31 dicembre 2022. Al tempo stesso, bisogna mettere in campo interventi paralleli più significativi, di medio periodo ma realizzabili in tempi relativamente brevi, per la diversificazione delle fonti e favorire con un bonus al 110% gli investimenti di chi può rendersi autonomo attraverso la produzione di energia pulita”, conclude la presidente di Confesercenti.

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