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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Bonus 200 euro: chi dovrà restituirlo

L'aiuto deciso dal governo viene erogato "una tantum in via provvisoria". Se dalle successive verifiche si accertasse "la non sussistenza del diritto" a riceverlo, questo andrà restituito. Le cose da sapere

Sta per arrivare il bonus da 200 euro. La misura di sostegno al reddito decisa dal governo per aiutare le famiglie, alle prese con l'inflazione e il caro energia, sarà liquidata nel mese di luglio ai pensionati, ai percettori del reddito di cittadinanza e ai lavoratori dipendenti. Alcune categorie invece dovranno attendere ottobre: si tratta dei co.co.co, lavoratori stagionali a tempo determinato e intermittenti, lavoratori a tempo determinato del settore agricolo, gli iscritti al fondo pensione, i dipendenti del settore spettacolo con 50 contributi giornalieri nel 2021, gli autonomi occasionali privi di partita Iva, gli incaricati di vendite a domicilio, i lavoratori domestici assicurati presso la gestione Inps. Per tutti rimane comunque vincolante il tetto massimo di reddito di 35mila lordi l'anno: sopra questo limite non sarà possibile avere accesso al bonus da 200 euro.

Chi deve restituire il bonus da 200 euro

Nella circolare numero 73 rilasciata il 24 giugno scorso sul bonus, l'Inps ha però chiarito che si "provvede all'erogazione di dette indennità una tantum in via provvisoria e che il consolidamento del diritto al riconoscimento delle stesse si attua solo all'esito dell'acquisizione delle informazioni reddituali e delle conseguenti attività di elaborazione finalizzate alle relative verifiche". Tradotto: esiste dunque la possibilità che il bonus, se erogato provvisoriamente in assenza dei requisiti stabiliti dalla normativa, debba poi essere restituito. Cerchiamo di fare chiarezza.

Nella circolare, l'Inps ha specificato che il comma 5 dell'articolo 32 del decreto-legge n. 50/2022 che disciplina la misura prevede che "l'ente erogatore procede alla verifica della situazione reddituale e, in caso di somme corrisposte in eccedenza, provvede alla notifica dell'indebito entro l'anno successivo a quello di acquisizione delle informazioni reddituali".

Non è però solo il mancato rispetto del requisito reddituale a portare alla restituzione del bonus da 200 euro: c'è anche l'eventuale ricezione dell'aiuto una tantum da due diversi datori di lavoro, oppure la revoca del trattamento pensionistico. Lo specifica sempre l'istituto di previdenza nella circolare: "L'eventuale erogazione di somme in eccedenza può riguardare non soltanto il caso in cui, dopo la prevista verifica, il soggetto risulti avere percepito nel 2021 un reddito superiore a 35.000 euro". La revoca può riguardare anche l'ipotesi "in cui il trattamento pensionistico che ha dato titolo al riconoscimento dell'indennità una tantum sia revocato o, comunque, tutte le circostanze in cui si accerti successivamente la non sussistenza del diritto a prescindere dal requisito reddituale".

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