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Giovedì, 28 Marzo 2024
I dati snocciolati in Senato

Bonus edilizi, il conto è salato: ci costeranno 10 miliardi l'anno

Finora la spesa è stata pari a 110 miliardi di euro, di cui oltre 60 per il superbonus e 19 per il bonus facciate. Risorse che graveranno sulle casse dello Stato anche per i prossimi anni

Finora i bonus edilizi sono costati allo Stato 110 miliardi di euro. Solo per il superbonus 110% (ora depotenziato al 90%) la spesa è stata di 61,2 miliardi, mentre altri 19 miliardi sono stati impegnati per il bonus facciate, l'incentivo di cui si è fatto promotore l'ex ministro dei Beni culturali Dario Franceschini (Pd) per la ristrutturazione della superficie esterna degli edifici. A dare i numeri è stato nel corso di un'audizione in Senato Giovanni Spalletta, direttore generale del dipartimento delle Finanze al Mef (ministero dell'Economia).

Un mare di soldi se pensiamo ad esempio che il contestatissimo reddito di cittadinanza è costato nel 2022 circa 8 miliardi di euro. Così come il Rdc, anche il superbonus (il più costoso dei bonus edilizi oggi in vigore) è una misura targata M5s, ma a differenza del sussidio, l'agevolazione per l'efficientamento energetico di condomini e villette si è attirata molte meno critiche e gode invero di una larga schiera di sostenitori. Tra questi non c'è di sicuro l'ex presidente del consiglio Mario Draghi che invece si è battuto per depotenziare questa misura e limitare le possibilità di frodi allo Stato. Così come non c'è l'attuale premier Giorgia Meloni che ha fatto notare a Giuseppe Conte, leader del M5s, che il superbonus non è proprio gratuito, ma anzi "pesa sulle casse dello Stato per circa 60 miliardi di euro".

Quanto abbiamo speso per le agevolazioni

Ma veniamo brevemente ai numeri snocciolati in Senato. Secondo Spalletta, "nell'aggiornamento delle previsioni tendenziali incluse nella Nadef la stima del superbonus e degli altri bonus edilizi è stata aumentata a 110 miliardi di euro, con uno scostamento di 37,75 miliardi rispetto alle previsioni iniziali per quel che riguarda tutte le previsioni temporali". Si parla, beninteso, di bonus edilizi nel loro complesso. Ma superbonus e bonus facciate, come abbiamo visto sopra, sono le agevolazioni più esose e il primo costa oltre tre volte il secondo.

Quella del dirigente del Mef è un'analisi tecnica, ovviamente imparziale, ma allo stesso tempo impietosa. "Nonostante gli obiettivi pregevoli che queste agevolazioni intendevano perseguire, la gestione dei bonus edilizi e il loro impatto sui saldi di finanza pubblica è stata negli ultimi mesi molto articolata e ha dato un po' di problemi, sia per le significative risorse assorbite o che saranno assorbite nei prossimi anni, sia per le problematiche legate alla cedibilità dei crediti e agli altri fenomeni di abuso che sono stati riscontrati soprattutto nella seconda metà del 2022".

Fino al 2026 previsto un impatto sui conti di 8-10 miliardi all'anno

E poi: "Per gli anni 2023-2026 i maggiori oneri hanno determinato un peggioramento delle imposte dirette per importi compresi tra gli otto e i dieci miliardi di euro in ciascun anno. La stima degli oneri per il superbonus potrebbe subire un ulteriore incremento perché non abbiamo ancora i dati dell'Enea relativi a tutto il 2022". Tradotto: la spesa extra per i bonus edilizi, alimentata dall'enorme mole di richieste, ci costerà dieci miliardi all'anno nei prossimi 4 anni. Del resto per il superbonus erano state stanziate risorse per 33,3 miliardi, ma il conto ha già superato di slancio i 60 e sarà ben più salato. Una spesa che graverà sulle spalle degli italiani. 

Ma a cosa è dovuto lo scostamento rispetto alle previsioni? La risposta è invero molto semplice. In effetti "i contribuenti hanno beneficiato delle agevolazioni in misura molto superiore alle attese" è la considerazione del direttore generale delle Finanze, "con conseguenti maggiori oneri rispetto alle risorse impegnate a legislazione vigente in occasione dell'introduzione delle agevolazioni". Rispetto al superbonus e al bonus facciate, poi "il fatto che sia venuto meno quella sorta di conflitto di interessi tra il committente e l'appaltatore ha fatto sì che ci sia stato un aumento in molti casi ingiustificato dei prezzi e questo già di per sé provoca una distorsione economica non tollerabile". A ciò "si sono aggiunti i fenomeni di frode che hanno peggiorato il quadro".

Insomma, il quadro è piuttosto fosco. E il bilancio è peraltro ancora parziale. La stima degli oneri per il superbonus potrebbe infatti "subire un ulteriore incremento perché non abbiamo ancora i dati dell'Enea relativi a tutto il 2022".  

Ciò che ancora non sappiamo poi è in quali tasche siano finiti tutti questi soldi, ovvero quali classi di reddito abbiano nei fatti beneficiato dei cospicui sconti sulla ristrutturazione. Nella loro formulazione iniziale, sia per il bonus facciate che per il superbonus non erano previsti requisiti di reddito e uno dei pochi paletti, limitatamente all'incentivo al 110%, era l'esclusione delle case di lusso.

Gli effetti positivi su economia e ambiente

Va detto, a scanso di equivoci, che i bonus non hanno comportato solo costi, ma anche benefici. Per chi ne usufruito, in primis, ma anche per il Pil e, in misura minore, per l'ambiente. L'entità di questi benefici è però difficile da valutare. L'impatto sul prodotto interno lordo in particolare è stato oggetto di varie stime. Secondo Angelo Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, il solo superbonus avrebbe ad esempio "contribuito alla formazione del 3% del Pil e di oltre il 70% degli investimenti in costruzioni in ambito residenziale", oltre ad aver permesso "un risparmio energetico di 1,1 miliardi di metri cubi di gas, il 48% degli obiettivi di risparmio energetico che il Paese intende realizzare in questo inverno 2022-2023".

Altre analisi analoghe sono state presentate nel corso dell'ultimo anno, ma non sempre i numeri collimano. Per il leader del M5s Giuseppe Conte, ad esempio, il contributo del superbonus alla crescita del Pil del 2022 sarebbe stato del 22%. Il dato è citato in una ricerca svolta dal Cresme (Centro ricerche economiche, sociologiche e di mercato per l'edilizia) per conto di Ance Roma, associazione dei costruttori romani. Come è stato ottenuto questo numero? A quanto sembra, chi ha realizzato lo studio ha eseguito una semplice sottrazione tra il valore del prodotto interno lordo nel 2022 (1.896,2 miliardi) e quello del 2021 (1.782,1), ottenendo una differenza di 114,1 miliardi. Il rapporto tra gli investimenti aggiuntivi realizzati nel 2022 col superbonus (26,6 miliardi) e la differenza tra il Pil 2022-2021 restituisce appunto una percentuale del 22%.

Le perplessità di Bankitalia e Corte dei Conti

Su questi incentivi (ma sarebbe meglio dire sul modo in cui sono stati implementati) godono invece molti dubbi sia Bankitalia che la Corte dei Conti. L'analisi dei giudici contabili è piuttosto severa: le spese derivanti dai bonus edilizi, si legge in un parere reso pubblico la scorsa estate, configurano "in molti casi dei benefici non giustificati per gruppi specifici di soggetti, con effetti distributivi non sempre auspicabili" e allo stesso tempo comportano "una perdita di gettito rilevante, che si quantifica in alcuni punti di Pil".

Quanto all'impatto sui consumi, che pure esiste, la stessa Banca d'Italia ha osservato che "il superbonus non è un modo conveniente per contrastare il cambiamento climatico" tant'è che secondo uno studio realizzato proprio da Bankitalia, alle condizioni attuali l'incentivo si ripagherebbe solo nel 2.100. Un semplice dato a nostro avviso andrebbe tenuto a mente: finora le asseverazioni presentate ammontano a 372.303, il che equivale a dire che appena il 3% dei circa 12 milioni di edifici residenziali presenti in Italia è stato oggetto di ristrutturazione.

L'indagine conoscitiva presentata dal Pd

Visto che sui numeri non c'è molto accordo, il Pd ha di recente annunciato un'indagine conoscitiva sugli "effetti macroeconomici e di finanza pubblica" derivanti da queste agevolazioni. Per Debora Serracchiani, "oggi ci sono le condizioni per fare una seria valutazione di costi e benefici non solo economici ma anche sociali e ambientali. Se vogliamo capire fin dove spingerci o se ripensare alcuni strumenti, oggi è arrivato il momento per poterlo fare. Con i 'si dice' non si può andare avanti. Per questo, per noi questa indagine ha una grande importanza per tutti i gruppi parlamentari. Una fotografia di un Paese che deve correre veloce anche utilizzando i fondi del Pnrr verso l'efficientamento energetico e la transizione ecologica. Ed è per questo che chiediamo di avere dati certi". La relazione con i risultati dell'indagine potrebbe arrivare già nel mese di marzo. 

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