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Mercoledì, 24 Aprile 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

I "bonus lampo" per chi clicca più in fretta: abbiamo un problema

A "bonuslandia" ci sono bonus per tutti i gusti. Tra i tanti incentivi vecchi e nuovi non mancano quelli destinati ai più lesti ad anticipare i "rivali". Il copione è semplice: viene stanziata una certa quantità di denaro (senza esagerare: non è necessario accontentare tutti), si stabilisce un giorno X e si dà il via alla "contesa". Il caso più eclatante è quello del bonus terme. La misura, introdotta lo scorso anno dal governo Conte, è diventata operativa solo nelle scorse settimane dopo il decreto attuativo firmato dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che ai 43 milioni già stanziati ne ha aggiunti altri 10.

Le strutture che hanno voluto partecipare (centinaia) hanno dato la loro disponibilità a fine ottobre. Dando la possibilità ai clienti di fare richiesta diretta sui loro siti. La caccia al bonus si è aperta lunedì a mezzogiorno, ma i fondi stanziati sono finiti in poche ore. "Le richieste pervenute dagli enti termali hanno impegnato tutte le risorse disponibili", si leggeva ieri sera sul sito di Invitalia. "Pertanto il sistema di prenotazione è stato automaticamente chiuso e non è più possibile effettuare nuove prenotazioni".

Il fine del bonus era anche nobile: rilanciare il turismo termale piegato dalla pandemia. Le modalità con cui è stato attuato sono molto più che discutibili. Alla pecca che l'incentivo non prevede(va) limiti di reddito, si aggiunge un'aggravante: i soldi sono finiti nelle mani di chi è stato più rapido a organizzarsi e perfino a fare click sulla tastiera del pc. Neanche fosse un'offerta lampo di Amazon. La logica è quella del "chi prima arriva meglio alloggia" anche se a ben vedere chi arriva dopo l'alloggio se lo può scordare. 

Non è la prima volta che accade. I 215 milioni del bonus bici e monopattini (anche questo voluto dal governo Conte e destinato a tutti senza limiti di reddito) erano andati esauriti in un giorno. L'esecutivo decise poi di metterci una pezza stanziando nuove risorse per accontentare anche chi non era riuscito a prenotarsi. 

Risultano invece finiti i fondi dell'ecobonus per le auto elettriche e plug-in: nonostante il nuovo stanziamento di 65 milioni di euro, il plafond è stato prosciugato il 28 ottobre, nel giro di 24 ore. Ed è vero che gli incentivi hanno trainato il settore (secondo l'associazione Motus-E a ottobre le vendite delle elettriche ha registrato una crescita del 145,78% rispetto allo scorso anno), ma come la mettiamo con gli esclusi?

Insomma: al di là della discutibile politica dei "bonus a pioggia" (e spesso senza limiti di reddito), c'è anche un problema di etica. Non solo lo Stato offre degli incentivi a chi non avrebbe bisogno, ma addirittura discrimina chi non è abbastanza veloce e scafato da bruciare tutti gli altri sul tempo. In un buon sistema la rapidità dovrebbe essere una prerogativa dello Stato nell'erogazione dei fondi, non certo un modo per scremare i beneficiari. Ma a "bonuslandia" tutto è possibile. 

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