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Sabato, 20 Aprile 2024

Antonio Piccirilli

Giornalista

I bonus ai ricchi e la sinistra a lezione da Giorgetti

Il superbonus? "Diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo". Così Giancarlo Giorgetti, ministro dello sviluppo economico in quota Lega, ha sintetizzato al 'Corriere della Sera' il suo pensiero (evidentemente scettico) sui vari bonus destinati al settore edile che saranno oggetto di un nuovo intervento del governo. Onore al merito, se non altro per essere stato l'unico a metterci la faccia. Quella di Giorgetti è in effetti una voce decisamente fuori dal coro in un panorama politico allineato su ben altre posizioni, probabilmente più proficue a livello elettorale.

Tant'è che dal M5s è arrivata subito una richiesta di chiarimenti alla Lega ("ci dica se vuole affossare il superbonus") e Salvini ha corretto il tiro spiegando che "è fondamentale andare avanti sulla via del superbonus per aiutare gli italiani, soprattutto per aiutare un settore come l'edilizia e tutti gli artigiani che ne conseguono".

Il tema dei bonus edilizi è tornato centrale nell'agenda politica da quando l'Agenzia delle Entrate (anche sulla scorta delle indagini condotte da varie Procure) ha posto il problema delle tante frodi connesse all'erogazione degli incentivi. Nonostante le cifre siano notevoli, i partiti chiedono da settimane di cancellare i limiti alla cessione dei crediti d'imposta, una misura anti-frode introdotta dal governo Draghi.

Dal M5s spiegano che il problema delle truffe riguarda solo in minima parte il superbonus  "dal momento che i dati parlano del 3% del totale". Il che sarebbe anche vero se non fosse che il bonus più utilizzato per frodare lo Stato è risultato essere il "bonus facciate" (nel 46% dei casi), la detrazione introdotta nel 2020 che permette di risparmiare il 60% sul restauro degli edifici (ma fino allo scorso anno l'agevolazione era pari al 90% dell'importo). Una misura, beninteso, approvata dal governo Conte oggi leader dei 5 Stelle. Così come era stato partorito dall'esecutivo giallorosso il provvedimento sulla cessione senza limiti dei crediti di imposta. Un meccanismo che secondo quanto emerso finora sarebbe al centro di molte delle truffe perpetrate sui bonus.

Ma quello delle frodi non è l'unico problema e probabilmente neanche il più importante. Il vero nodo di cui si dovrebbe discutere e di cui invece si discute poco riguarda l'equità. A chi finiscono i soldi che lo Stato elargisce con tanta generosità? Dagli ultimi dati dell'Enea sul superbonus, un terzo degli oltre 18,3 miliardi ammessi a detrazione è andato ai proprietari di villette unifamiliari e salta agli occhi il caso dei due castelli ristrutturati in Piemonte per un importo di quasi 1,2 milioni di euro. La frase di Giorgetti ("diamo soldi ai ricchi per ristrutturare le loro quinte case") potrebbe sembrare un'iperbole, ma la realtà dei fatti è che i paletti per usufruire di questi bonus sono quasi assenti.

Di recente la Corte dei Conti ha fatto notare che a beneficiare dei bonus per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica sono state in passato soprattutto le fasce di reddito alte. Andando nel dettaglio scopriamo che nel 2018 ha usufruito delle detrazioni "oltre il 60 per cento dei proprietari più ricchi", mentre questa quota "scende al 9 per cento nella media della metà più povera della popolazione". Sul superbonus i dati sono ancora pochi e tuttavia, ha spiegato l'economista Giuseppe Pisauro, "le prime evidenze mostrano una concentrazione degli interventi nelle categorie catastali più elevate".

E dire che si tratta di investimenti non proprio marginali se pensiamo che solo il superbonus ci costerà più di 30 miliardi di euro. Oggi la tesi più usata dalle forze politiche, M5s in testa, è che il superbonus sta facendo crescere il Pil e l'occupazione nel settore edile. E pazienza se parte (o gran parte) dei soldi investiti finirà nelle tasche di chi è già ricco o benestante che potrà ristrutturare casa a costo zero. Una motivazione che certifica il cambio di paradigma del Movimento passato evidentemente dal mito della "decrescita felice" a quello della  "crescita infelice" e ad ogni costo. 

Quanto al pretesto della transizione energetica, i dati Enea mostrano che ad oggi solo lo 0,9% del patrimonio edile è stato riqualificato grazie al superbonus. Insomma, un risultato modesto a fronte di costi molti ingenti. Eppure nessuno dei partiti ha qualcosa da obiettare. A chiedere di inserire nella legge di bilancio almeno dei limiti Isee per la fruizione del superbonus era stato il solo Stefano Fassina, deputato di LeU ed ex vice ministro dell'Economia. Un paletto che il governo avrebbe voluto introdurre almeno per le villette unifamiliari, salvo poi fare marcia indietro su pressione dei soliti partiti.

E il Pd? Letta ha spiegato pochi giorni fa che "i bonus per l'edilizia hanno funzionato e stanno funzionando molto bene" e che i limiti alla cessione dei crediti vanno tolti per non ostacolare la ripresa. Sulle disuguaglianze neanche una parola. Tradotto: sui bonus il segretario dei dem è stato sorpassato a sinistra perfino da Giorgetti, tra i pochissimi a fare qualche obiezione sull'opportunità di avvantaggiare in maniera così evidente le fasce di reddito alte. Poi ci si chiede perché il Pd è diventato il "partito delle Ztl".   

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