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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Bufera sui braccialetti Amazon, Calenda: “Mai in Italia”

Si fa sempre più accesa la polemica sui braccialetti wireless che il colosso americano vorrebbe introdurre per tracciare i movimenti dei dipendenti. Di Maio: “Tutta colpa del Jobs Act”

Infuria la polemica sulla proposta di Amazon di dotare i dipendenti di braccialetti elettronici per tracciarne i movimenti. Il colosso è subito corso ai ripari con una nota ufficiale in cui precisa: “Le speculazioni sull'utilizzo del brevetto dei braccialetti per i dipendenti sono fuorvianti. Ogni giorno i dipendenti utilizzano scanner palmari".

L'eventuale sostituzione dei palmari con braccialetti verrebbe introdotta "nel pieno rispetto delle leggi col solo obiettivo di migliorare il lavoro dei dipendenti". Il Garante della Privacy e il ministro Calenda hanno già espresso la loro contrarietà, mentre a Roma è stato organizzato un flash mob di protesta davanti a Montecitorio.

Amazon, flash mob contro i braccialetti (FOTO ANSA)

Come funziona il braccialetto Amazon

Calenda: “Non si useranno in Italia”

Il veto ai braccialetti wireless di Amazon è arrivati anche dal ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, che in un tweet ha scritto: “Chiarito ad Amazon che “braccialetti” non si usano e non si useranno in Italia. Bene investimenti ma con qualità del lavoro”.

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Di Maio: “Colpa del Jobs Act”

Sul tema è intervenuto anche Luigi Di Maio, candidato premier alle prossime elezioni per il Movimento 5 Stelle: “Se in Italia si possono mettere dispositivi sui lavoratori per controllarli è grazie al Jobs act e leggo agenzie del Pd che dicono 'che ne dice Di Maio'. Io sono contro quel provvedimento che permette a aziende anche partecipate dallo Stato di mettere chip nelle scarpe dei lavoratori o i braccialetti controllare i dipendenti. E' incredibile che il Pd che ha fatto la legge per mettere addosso i trasponder addosso agli esseri umani che adesso critichi Amazon”.

Il Garante della Privacy: “Non si può usare”

"Il bracciale elettronico Amazon “sarebbe in contrasto con l’ordinamento in materia di protezione dati non solo in Italia, ma anche in Europa”. Lo ha detto a Radio Radicale il presidente dell’Autorità garante della privacy Antonello Soro: “Penso e spero – ha spiegato – che questa idea verrà rimessa in discussione, sarebbe in contrasto con l’ordinamento in materia di protezione dati non solo in Italia, ma anche in Europa. Il sistema delle regole che disciplinano il trattamento dei dati personali e in particolare quello dei lavoratori deve rispondere a principi di proporzionalità, di trasparenza, di salvaguardia della dignità dell’uomo, che nella ipotesi riferita non ci sarebbero, quindi sarebbe in contrasto con le norme italiane e come tali non potrebbe applicarsi”.

Per Soro “la giurisdizione del lavoro non ha barriere mobili tali da poter pensare che un’azienda degli Usa possa fare in Italia quello che vuole, io mi auguro da nessuna parte del mondo. L’ipotesi di cui si discute è un’ipotesi di ulteriore delega della organizzazione della vita alle tecnologie e come tale con una progressiva compressione delle libertà dell’uomo. E’ un processo che è in corso da tempo rispetto al quale occorrerebbe una maggiore attenzione in generale del dibattito pubblico. Se è vero che da molte parti si teme che nel futuro possa esserci una contrazione dei posti di lavoro dell’occupazione per far spazio ai robot e all’automazione, in questo caso sembrerebbe quasi che i giganti che operano nel sistema e nell’economia digitale pensino già di robotizzare l’uomo, facendo un ulteriore salto in quella direzione”.

“E’ una direzione sbagliata perché non possono esserci progresso e innovazione che non abbiano come fondamento l’uomo, altrimenti non sarebbe un futuro di benessere e crescita, ma sarebbe una rinuncia, una dispersione di conquiste della civiltà e delle libertà maturate nel corso della storia”, ha concluso.

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