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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Frena l'economia italiana: "Colpa di terrorismo, Brexit e crisi dei migranti"

Nonostante il possibile rinvio al 2019, il risultato del referendum sulla Brexit sta già pesando in qualche modo sull'economia europea. Lo ammette il ministero del Tesoro: "Impatto negativo sulla crescita italiana"

Nonostante il possibile rinvio al 2019, il risultato del referendum sulla Brexit sta già pesando in qualche modo sull'economia europea.  La crescita del Pil nel secondo trimestre nell'Eurozona è stata pari a +0,3% rispetto al trimestre precedente che era stato archiviato a +0,6%. Le uniche sorprese positive sono arrivate dalla Germania (+0,4%) che ha rallentato meno del previsto (+0,2%) e dall'Olanda che invece ha accelerato passando da +0,5% a +0,6%. 

Poi le sorprese negative, "la principale dall'Italia che continua a perdere colpi con una crescita zero nel secondo trimestre e al di sotto del consensus degli economisti (+0,2%)", scrive Apolline Menut, economista di Barclays.

La brusca frenata dell'economia italiana non è una "sorpresa" ed è legata soprattutto a fattori internazionali come terrorismo, Brexit e crisi dei migranti. Lo sostiene il ministero dell'economia dopo i dati Istat sul Pil nel secondo trimestre. "I segnali - sottolinea il Tesoro - di un rallentamento globale dell'economia si andavano accumulando già da tempo. Negli ultimi mesi sono emersi o si sono rafforzati fattori di rischio geopolitico che hanno un impatto negativo sulla crescita italiana (tra questi minaccia del terrorismo, crisi dei migranti, Brexit)".

L'Istat, nel comunicato sul Pil, ha spiegato che dal lato della domanda c'è stato "un lieve contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte), compensato da un apporto positivo della componente estera netta".

"Abbiamo due problemi, da lato delle esportazioni soffriamo la rivalutazione del cambio. Gli studi del Fondo Monetario Internazionale mostrano che per il nostro paese l'euro è troppo forte del 5% mentre per la Germania è troppo debole del 15%. In parole povere in termini di prezzo abbiamo rispetto a Berlino un gap di competitività del 20%", spiega ad Askanews l'economista e docente universitario Alberto Bagnai.

"I numeri sono stati più deboli del previsto, un fatto dovuto a una pausa nella ripresa della domanda interna. Considerando anche il potenziale negativo della Brexit e la debolezza del commercio mondiale appare improbabile tornare su un solido sentiero di crescita nel secondo semestre dell'anno. 

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