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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Le banche dicono no allo Stato azionista: "Stop al piano del Governo"

"Il bail-in è stato un errore clamoroso". Il ceo di Sanpaolo Carlo Messina boccia gli aiuti prospettati da Palazzo Chigi che ha chiesto il benestare all'Europa per l'ingresso nel capitale delle banche italiane

"Il sistema bancario italiano è solido, no all'ingresso di capitale pubblico nelle banche". La voce del consigliere delegato di Intesa-San Paolo, Carlo Messina, si oppone al piano prospettato da Palazzo Chigi che, in deroga al divieto di aiuti pubblici alle banche, ha chiesto il benestare all'Europa per un clamoroso ingresso nel capitale delle banche italiane finanziato con l’emissione di nuovo debito pubblico per una cifra nell’ordine di 40 miliardi di euro.

Per il banchiere che nei giorni successivi al referendum inglese aveva parlato della Brexit come una grande occasione di crescita per l'Italia, ancor più clamoroso è stato l'errore commesso dall'escutivo nell'attuazione del 'bail-in' specialmente nel metterlo a carico anche delle famiglie: "Mi sarei incatenato di fronte al Parlamento pur di non farlo approvare - ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo - occorre far funzionare il 'bail-in' solo per gli investitori istituzionali perchè loro sono consapevoli dei rischi che si assumono".

IL BAIL-IN E LE NORME UE. Nel novembre 2015 anche l'Italia ha recepito al direttiva europea che  vieta agli Stati di risolvere le crisi bancarie introducento il principio del bail in, lo stesso usato , per le quattro banche "salvate"  a novembre, Banca Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche. In questi casi il conto del dissesto viene scaricato sugli azionisti, poi sugli obbligazionisti e se necessario perfino sui depositanti sopra la soglia dei 100.000 euro garantiti. 
Di fronte alla turbolenza della Borsa e al crollo dei titoli bancari il Governo ha chiesto a Bruxelles di applicare quelle norme straordinarie che i Trattati comunitari prevedono solo in caso di "eventi eccezionali", e la  Brexit potrebbe proprio configurarsi come un terremoto così grande da consentire all'Italia di ottenere dalla Ue una deroga temporanea ai divieti di aiuti pubblici alle banche. 

Dunque la richiesta a Bruxelles di  una temporanea sospensione del bail-in per aprire un "corridoio" di sei mesi e permettere allo Stato di mettere in sicurezza le banche e tranquillizzare i mercati finanziari scossi dal nuovo terremoto che ha proprio nelle banche il principale centro di crisi.

La Brexit spaventa la Ue

LE VOCI CRITICHE. In occasione del 122esimo Consiglio nazionale della Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, alta si è levata la difesa degli istituti di crediti da parte degli stessi banchieri. E' Carlo Messina a criticare il sistema di salvataggio messo a punto dal governo: "E' necessario lavorare come sta facendo il fondo Atlante, garantendo una dismissione delle sofferenze ai valori di carico - afferma il consigliere delegato di Intesa-Sanpaolo - "Il 'bail-in', in particolare quello riservato alle famiglie, è stato un errore e se riescono riescono a sanare questo errore sarà un fatto positivo. La nostra forza in Italia è il risparmio degli italiani. Non credo all'ingresso di capitale pubblico nelle banche. Il nostro sistema bancario è molto solido credo che ci sia un'esagerazione nella percezione del problema delle sofferenze che sono più che coperte dal valore delle garanzie reali, bisogna ridurre l'enfasi su questo aspetto. Se è necessario lavorare è necessario farlo come sta facendo il fondo Atlante garantendo una dismissione delle sofferenze ai valori di carico. L'idea di fare aumenti di capitale per svalutare ulteriormente le sofferenze non è una buona idea". 
 

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