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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Dalla piantagione al bancone

Caffè sempre più amaro: perché il prezzo sta esplodendo

La situazione è delicata: i torrefattori faticano ad approvvigionarsi, le quotazioni sono raddoppiate e non si intravede ancora "la vetta". Tutte le ragioni dietro agli aumenti

Caffè, carissimo caffè, sempre di più. Non è l'unica materia prima ad aver visto schizzare alle stelle il suo prezzo, con conseguenze a livello planetario, dalle piantagioni fino alla tazzina al banco del bar (che in alcune città costa ormai 1,50 euro). Per la classica tazzina di caffè espresso i listini stanno passando dai 1,09 euro di qualche mese fa fino a 1,50 euro, con un aumento del +37,6%. La situazione è a dir poco delicata: i torrefattori faticano ad approvvigionarsi, le quotazioni di mercato sono raddoppiate e non si intravede ancora "la vetta". La qualità arabica, quella più "profumata", è ai massimi da 11 anni a questa parte. Il caro colazione è realtà. Se i prezzi sono ai massimi, le scorte sono ai minimi per l'arabica, e le cose vanno poco meglio per la qualità robusta. 

L'emergenza Covid ha messo in luce la fragilità della catena, e a ciò si sono aggiunti gli imprevedibili danni meteorologici subiti dalle piantagioni brasiliane, le più vaste del mondo. Il Brasile è il più importante produttore di caffè, davanti a Vietnam e Guatemala. La maggior parte delle piantagioni sono concentrate negli stati di Rio de Janeiro, San Paolo, Espirito Santo, Bahia e Minas Gerais. Le gelate dell'estate scorsa hanno dato la mazzata a una fase di scarsità di caffè dovuta anche ad altre ragioni. Nel 2022 gli esperti prevedevano da tempo dunque un deficit produttivo.

Ma il prezzo è esploso anche per il mezzo disastro della logistica: i prezzi della movimentazione dei container via mare non erano mai stati così alti. Per l'export intercontinentale un container un anno fa costava 3mila euro, ora ne costa 12mila, e poi sono saliti anche i prezzi dei fertilizzanti, i costi del packaging a partire dalla carta e plastica (fino al 25%). 

Visto che spedire il caffè in tutto il mondo richiede tempi lunghi, oltre che costare molto caro, si sta assistendo anche a un parziale ritorno al passato, quando il caffè viaggiava nelle stive di navi da carico generiche. Il breakbulk cargo, così si chiama in termini tecnici, è tutt’altro che una soluzione ottimale, come racconta oggi il Sole 24 Ore: infatti i chicchi, "benché protetti da sacchi resistenti, rischiano di bagnarsi e deteriorarsi. Le operazioni portuali inoltre sono più lunghe e difficili che con i container di misura standardizzata. Ma a mali estremi, estremi rimedi". Se le portacontainer diventano un lusso, si cercano strade alternative. Lo stanno facendo colossi di vari settori. Le stive di navi cargo non porta container in questi giorni sono cariche di decine di migliaia di tonnellate di caffè, in mare su rotte lunghissime. 

In sintesi: tutta una serie di rincari e rialzi, più o meno previsti, su trasporti, materie prime ed energia rende impossibile tenere il prezzo del caffè a un euro, a meno che non sia prodotto pessimo: il rischio per il tuo barista di fiducia sarebbe quello di andare in perdita. Ne va della sopravvivenza dell'attività, soprattutto per i bar classici, quelli che basano il loro business su centinaia/migliaia di tazzine al giorno. E naturalmente a partire dal caffè si diramano rialzi a catena, come il cappuccino e tutte le altre bevande calde o fredde a base di caffè. Va anche segnalato che il prezzo della singola tazzina non subiva aumenti da un paio d'anni per quattro ristoratori su dieci: il listino di vendita non era stato ritoccato da molto tempo a questa parte.

L’Italia è un attore importante nel mercato europeo e mondiale del caffè. Con oltre 800 torrefattori, è il terzo importatore di caffè verde (quello non ancora torrefatto) al mondo dopo Stati Uniti e Germania. Il costo del caffè non diminuirà mai più? Non è detto, si tratta sempre di cicli a lungo termine: probabilmente i prezzi rimarranno elevati per i prossimi due o tre anni secondo gli esperti del settore, in attesa che la produzione in Brasile torni a essere quella di qualche anno fa e che i costi dei container si abbassino nuovamente.

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