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Venerdì, 29 Marzo 2024
La proposta

Canone Rai: perché si parla di un taglio del 20% all'importo (fino all'abolizione)

La Lega ha presentato un disegno di legge che punta a cancellare l'imposta nel giro di cinque anni

"Una progressiva riduzione dell'importo del canone Rai, con un taglio a cadenza annuale del 20 per cento, fino al suo totale azzeramento". È quanto prevede il disegno di legge presentato dalla Lega in Senato per abolire, nel lungo periodo, l'imposta sugli apparecchi televisivi che oggi viene addebitata sulla bolletta della luce in dieci rate mensili o in cinque bimestrali per un importo totale di 90 euro. Il governo aveva già annunciato, per bocca del ministro Giorgetti, che la modalità di pagamento sarà rivista a partire dal 2024. Il motivo è l'impegno preso dal nostro Paese nel Recovery plan di eliminare l'obbligo per le compagnie che vendono elettricità di "raccogliere tramite le bollette somme che non sono direttamente correlate con l'energia". 

Un taglio del 20% ogni anno fino ad abolire il canone tv

Il canone dunque dovrebbe uscire dalla bolletta dell'energia. La Lega però vuole fare di più e punta contestualmente a ridurne l'importo fino ad azzerarlo del tutto. Un impegno che Salvini si era già preso in campagna elettorale. Se il disegno di legge dovesse ottenere l'ok delle Camere, eventualità tutt'altro che scontata, l'imposta sulla tv passerebbe da 90 a 72 euro. Per poi essere ridotta ancora negli anni successivi. 

Il ddl (prima firmataria la senatrice Mara Bizzotto) è stato presentato lo scorso 23 marzo, ma il testo non è ancora disponibile sul sito del Senato. Secondo le anticipazioni raccolte dall'AdnKronos, oltre alla riduzione dell'imposta viene previsto che già oggi "laddove sussista ancora oggi l'impossibilità di accesso alla rete o l'impossibilità di fruizione del servizio da parte degli utenti per motivi estranei alla propria volontà, il pagamento del canone di abbonamento" non sia dovuto.

La frase da inserire per segnalare il "pubblico interesse del programma"

Ma nel ddl non si parla solo di canone. Un altro punto indicato nel documento è l'obbligo per la società concessionaria di rendere riconoscibile per i telespettatori "il pubblico interesse del programma inserendo la frase 'programma finanziato con il contributo del canone' all'inizio, alla fine o nel corso di ciascuna trasmissione". Un obbligo a cui possono derogare "i telegiornali, intesi come notiziari nazionali e regionali con programmazione quotidiana e straordinaria, compresi quelli diffusi dal canale tematico di informazione". 

Come la Lega vuole cambiare la Rai: gli altri punti del ddl

La proposta leghista punta a riorganizzare anche la governance della Rai estendendo a cinque anni il mandato dei membri del consiglio di amministrazione. Questi ultimi non potranno ricoprire l'incarico per più di due mandati consecutivi. Si punta poi a un "contenimento dei costi e di garanzia sulle responsabilità editoriali, che non si possa esternalizzare più del 30 per cento delle produzioni, organizzazioni e realizzazioni di trasmissioni".

I leghisti sottolineano come "il servizio radiofonico, televisivo e multimediale è un servizio pubblico indispensabile per mantenere e affermare i valori culturali e sociali e difendere, al contempo, le identità locali".

In un altro articolo del disegno di legge c'è anche un elenco delle trasmissioni da programmare tra cui quelle "idonee a comunicare al pubblico una più completa e realistica rappresentazione del ruolo che le donne svolgono nella vita sociale, culturale ed economica del Paese, nonché nelle istituzioni e nella famiglia, valorizzandone le opportunità, l'impegno e i successi conseguiti nei diversi settori, in adempimento ai principi costituzionali". Resta da vedere se gli altri partiti di maggioranza appoggeranno la proposta di Salvini. E soprattutto con quali risorse l'esecutivo intenderà finanziare la riforma.

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