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Sabato, 23 Settembre 2023
Tra proteste e paura

Non resteremo senza cibo e benzina, ma è in atto una "speculazione colossale"

La Procura di Roma ha avviato un’indagine per verificare le ragioni dell’aumento dei carburanti. Mentre il ministro Cingolani parla di “truffa”, abbiamo fatto chiarezza con Mauro Antonelli dell’Unione Nazionale Consumatori: "C’è una speculazione in atto e vanno individuati i responsabili"

Supermercati presi d’assalto, scaffali svuotati e letteralmente saccheggiati: pasta, pane, conserve, cibo in scatola, tutto sparito, con i cartelli su alcuni prodotti che indicano di prendere una sola confezione per famiglia. E non finisce qui, uscendo per strada ci sono le file ai distributori di carburante, che in qualche ora prosciugano benzina e simili, lasciando a secco tutte le stazioni. Scene di ordinaria follia avvenute in diverse zone d’Italia, un panico "immotivato", come sottolineato dal ministro Patuanelli, che fonda le sue radici sulla paura e sull’incertezza dei consumatori. Scene a cui avevamo assistito anche all’inizio della pandemia, stavolta spinte dalla possibile protesta degli autotrasportatori, che a loro volta protestano per l’aumento spropositato dei prezzi del carburante. Una situazione complessa che potrebbe nascondere una “truffa colossale” come spiegato qualche giorno fa dal ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, intenzionato a porre fine a questa "spirale speculativa".  

Il "non" sciopero dei tir

Prima di proseguire sulla strada della speculazione, è necessario fare una deviazione sulla protesta degli autotrasportatori che parte dal comune denominatore di tutta la vicenda: gli aumenti folli dei carburanti. Il paventato sciopero che sarebbe dovuto partire oggi, lunedì 14 marzo, è stato bocciato "per causa di forza maggiore" dalla Commissione di garanzia per gli scioperi. Sul tema ha fatto chiarezza anche Unatras, l’unione delle sigle dell’autotrasporto: "Non ci sarà alcun fermo. Tutto nasce - si legge in una nota - da un comunicato stampa dell’associazione Trasportounito, che sul proprio sito specifica come non si tratti di uno sciopero o di una rivendicazione pacifica. Si tratta soltanto di una con semplice constatazione sul fatto che alcuni autotrasportatori si fermeranno, autonomamente, così come si sono fermati oggi, in quanto impossibilitati ad andare avanti non riuscendo a ribaltare l’aumento del prezzo sui propri clienti". Un concetto chiarito anche da Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito: "Non abbiamo mai parlato di un fermo nazionale, ciascuna impresa sia libera di decidere se continuare o meno a sottostare ad obblighi contrattuali gravosi ovvero a subire ricatti operativi e finanziari". Sarebbero circa 70mila, secondo le stime dell’associazione, i mezzi pesanti che potrebbero non accendere il motore. 

"Non siamo dei folli lo dice anche il Governo che i rincari del carburante sono ingiustificati. Per questo stiamo protestando e continueremo fino all'incontro di domani con il vice-ministro Bellanova. Poi in base alle risposte decideremo se e come proseguire la mobilitazione", ha sottolineato Antimo Caturano, presidente campano dell'associazione degli autotrasportatori Trasporto Unito, sigla i cui aderenti hanno già iniziato a protestare da sabato tenendo fermi in deposito i mezzi, mentre ieri hanno effettuato blocchi parziali su alcuni tratti ricadenti nelle province di Caserta e Napoli dell'autostrada A1 Milano-Napoli e dell'A30 Caserta-Salerno e su arterie stradali. "È una sorta di sciopero - ha aggiunto Caturano - che proseguirà almeno fino alla riunione di domani, poi valuteremo il da farsi". I blocchi degli autotrasportatori fin qui registrati sono stati tutti rimossi nel giro di qualche ora e hanno provocato pochi disagi. 

La corsa agli scaffali è immotivata?

Togliendo dall’equazione la protesta dei tir, rimane il panico dei consumatori e il problema originale: i rincari dei carburanti. Rischiamo di finire le scorte? Ne abbiamo parlato con Mauro Antonelli, direttore del Centro studi dell’Unione Nazionale Consumatori: "Intanto va chiarito che la corsa agli scaffali è immotivata, in quanto arriva dal timore di blocchi della circolazione che sono stati già frenati dal Garante. Gli autotrasportatori hanno ragione a protestare, i rincari sono iniziati nel novembre del 2020 e se il Governo fosse intervenuto in tempo forse non ci troveremmo in questa situazione. Da tempo chiediamo di tagliare le accise, almeno di 30 centesimi, ma adesso il vero problema è fermare le speculazioni in corso, perché di speculazione si tratta".

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Nelle ultime settimane abbiamo infatti assistito ad un rincaro dietro l’altro, che giorno per giorno ha portato i prezzi di benzina e diesel oltre i due euro al litro: un’impennata avvenuta in concomitanza con l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, ma che a ben poco a che fare. Per questo motivo, come richiesto nei giorni scorsi anche da Unc e Codacons, la Procura di Roma, ha avviato un’indagine: "Alla luce dell'aumento del prezzo di gas, energia elettrica e carburanti la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine. Si tratta di un procedimento al momento contro ignoti senza indagati e senza ipotesi di reato. L'indagine - conclude la nota - è volta a verificare le ragioni di tale aumento ed individuare eventuali responsabili".

Caro carburante: indaga la Procura di Roma

Una notizia ben accolta anche da Massimiliano Dona, presidente Unc: "Ora la Procura senza anche il ministro Cingolani come persona informata sui fatti, come da noi chiesto, così che possa spiegare ai magistrati il contenuto delle sue importanti dichiarazioni e delle accuse che ha fatto. Anche perché il Mite ha tutti i dati che devono essere comunicati dai distributori, primo passo utile per risalire lungo la filiera e individuare i responsabili delle vergognose speculazioni. La Procura ora mandi la Guardia di Finanza in tutte le società petrolifere e in tutti i distributori d'Italia per tutti gli accertamenti utili a individuare eventuali profili penalmente rilevanti". Ma quindi siamo davvero di fronte ad una speculazione? Intanto c’è un punto che non può essere tralasciato e che deve essere chiaro: gli aumenti delle ultime settimane, sia di alcuni alimenti che dei carburanti, non hanno nulla a che vedere con il conflitto in Ucraina, ma sono le conseguenze di avvenimenti precedenti all’inizio della guerra. Un concetto spiegato al meglio da Antonelli: "Da quando è iniziato il conflitto c’è stato un rialzo di 8 centesimi al litro per benzina e gasolio, è ovvio che siamo di fronte ad una speculazione. Ci sono tante cause concomitanti, ma non sono collegate a quello che sta succedendo in Ucraina".

L’inizio di un’indagine da parte della Procura di Roma non fa che rinforzare le ipotesi di speculazione: "I controlli della Guardia di Finanza - ha spiegato Antonelli a Today - serviranno per risalire la filiera e capire chi ha sfruttato il momento per gonfiare i prezzi. Si parte dai distributori di carburante, controllando i prezzi d’acquisto e di vendita, fino ad arrivare alle compagnie petrolifere. Soltanto con un’analisi approfondita si potrà scoprire chi ci ha marciato di più. Se qualcuno ha aumentato i prezzi in modo illegale è giusto intervenire".

"Annunciare aumenti causati dalla guerra è da irresponsabili"

"Un problema tutto italiano - ha aggiunto Antonelli - è anche la mancata definizione di prezzo anomalo. Se vuoi vendere sotto costo non puoi farlo o comunque esiste tutta una serie di regole che disciplina durata e periodi, invece se per esempio vendi un chilo di pasta ad un milione di euro non è reato, a meno che non entrino in gioco altri fattori”. Un paradosso che si ricollega alla situazione attuale: "Se ci fosse una definizione di prezzo anomalo, si potrebbe considerare come pratica scorretta un eccessivo rincaro di prezzi, soprattutto se questo avviene in concomitanza di eventi particolari come la guerra, la pandemia o il maltempo". Situazioni di crisi semplici da sfruttare, mentre i consumatori vengono condizionati dal timore del conflitto e dalle sue conseguenze. 

Ma che si tratti della benzina o del pane, gli aumenti di oggi non sono figli del conflitto russo-ucraino, ma di qualcosa avvenuto "ieri", come spiegato dal Direttore del Centro studi Unc: "Annunciare aumenti dettati dalla guerra in questo momento è da irresponsabili. Nessuno è in grado di stimare se e quanto aumenteranno determinati prodotti, ma le speculazioni sono molto pericolose. Basta pensare a pane e pasta: i rincari di questi prodotti non sono imputabili alla guerra, ma derivano dai cattivi raccolti del 2021 che hanno influito sulle importazioni da Canada e Stati Uniti. Anche i rincari delle bollette hanno avuto la loro parte, ma in questo caso gli aumenti sono partiti lo scorso agosto e adesso ne paghiamo le conseguenze. Sia che si tratti del pane che della benzina, chi sta aumentando i prezzi in questo momento lo sta facendo in modo immotivato, rincari basati sull’ipotesi che ci sia un blocco. Visto che il ministro ha parlato di truffa colossale, speriamo che possa collaborare con la Procura di Roma per individuare i responsabili di eventuali reati. Il Ministero ha tutti i dati da cui partire per scovare chi ha sfruttato la situazione per alzare i prezzi senza motivo". 
 

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