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Martedì, 16 Aprile 2024
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Gelo Draghi-Conte: il cashback non tornerà nel 2022

La distanza tra premier ed ex premier tiene sulle spine i ministri del M5s. Il leader pentastellato aveva chiesto che Draghi "mantenesse la parola" sul cashback. Non succederà, nemmeno per i redditi più bassi

Che tra Mario Draghi e Giuseppe Conte non ci siano stati di recente incontri faccia a faccia è un dato di fatto (a differenza di quanto successo tra il premier e Matteo Salvini). A Palazzo Chigi il leader della Lega è quasi di casa, Enrico Letta è andato a parlare con il premier di recente, e persino Silvio Berlusconi ha ripreso a sentire il premier al telefono. E Giuseppe Conte? Nulla. A quel che risultava fino a pochi giorni fa,l'ultima volta che le cronache politiche hanno registrato un confronto con Mario Draghi risale a luglio.

La distanza tra Conte e Draghi tiene sulle spine i ministri e in generale tutta la componente più governista del Movimento. Per la Manovra 2022 i soldi a disposizione sono pochi e qualcuno andrà scontentato. Il primo della lista è Giuseppe Conte. Il leader del M5S aveva chiesto che Draghi "mantenesse la parola" sul cashback. Sospeso per l'ultimo semestre del 2021, a giugno il premier aveva ipotizzato di reinserire nel 2022 lo sconto per incentivare i pagamenti elettronici. Non succederà, a sentire Palazzo Chigi e il Tesoro.

Cashback: non sarà reintrodotto nel 2022

Secondo la Stampa, una mediazione è ormai diventata impossibile. "I tecnici hanno tentato di salvare parte della misura cara a Conte, mantenendola per i redditi più bassi, ma dai calcoli fatti si è convenuto che sarebbe stata meglio sacrificarla del tutto. Ora bisognerà vedere se e quanto Conte intenda reagire per difendere un provvedimento che neanche tutti i 5 Stelle al governo ritengono prioritaria come battaglia, rispetto per esempio a Superbonus e salario minimo".

Era chiaro da settimane che se mai fosse stato reintrodotto a partire dal 2022, lo sarebbe stato con una sorta di soglia reddituale, al fine di incentivare solo i cittadini con un Isee più basso di un certo livello. Non succederà nemmeno quello. 

Il cashback era stato sospeso dalla fine di giugno (permettendo alle casse pubbliche un risparmio stimato di oltre un miliardo), coloro che hanno accumulato importi per i pagamenti realizzati tra l’1 gennaio e il 30 giugno 2021 hanno ricevuto i rimborsi spettanti sul 10% delle spese effettuate, nei primi sei mesi dell’anno, tramite carta o bancomat nei negozi, fino a un massimo di 150 euro totali. Poi c'è anche il Super Cashback, il premio di 1.500 euro assegnato ai primi 100mila utenti che hanno fatto più transizioni nell’arco dei 6 mesi: in quel caso il pagamento arriva entro la fine di novembre.

I dubbi sul ritorno del cashback sono stati da subito numerosi. E' stato un successo? I numeri sono di tutto rispetto, va detto. Il cashback ha preso piede in fretta: dal 1° gennaio al 30 giugno 2021 gli utenti con transazioni valide sono quasi 8 milioni e più di 700 milioni le transazioni elaborate. Quasi 6 milioni di utenti hanno effettuato 50 o più transazioni. 

Il Movimento 5 stelle difende il cashback

Il premier Mario Draghi non ha nascosto i suoi dubbi sul cashback: secondo l'inquilino di Palazzo Chigi ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori. La maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra infatti tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città. 

Il Movimento 5 stelle difende il cashback: ha stimolato secondo i pentastellati l'uso dell'App IO, incentivando la digitalizzazione, e ha permesso a oltre 6 milioni di italiani di ricevere fino a 150 euro come bonus per i pagamenti elettronici realizzati. Non spiccioli. L'incentivo ha avuto un enorme riscontro, soprattutto tra i giovani ed è una misura che si ripaga da sola - ragionano i deputati pentastellati - I dati sui consumi avrebbero raggiunto i 14 miliardi entro fine 2022 con 2,5 miliardi di nuove entrate per lo Stato e senza introdurre nessuna nuova tassa. L'ex premier Giuseppe Conte aveva citato il cashback anche nella recente campagna elettorale, auspicandone un rafforzamento.

Ma il M5s si è ritrovato solo. Nel Pd non è mai stata ritenuta indispensabile la prosecuzione dell'avventura del cashback.​ Il centrodestra da tempo aveva auspicato lo stop. E così il cashback, a meno di clamorose sorprese dell'ultim'ora, non tornerà. "Noi siamo leali al governo, ma non abbiamo firmato assegni in bianco. Non staremo 'zitti e buoni' se si tratta di difendere i nostri valori. Pretendiamo il rispetto degli impegni" diceva ieri in una lunga intervista al Corriere della Sera l’ex premier.

"È il tempo di riattivare il cashback - ha scritto sempre ieri su Facebook l'avvocator di Volturara Appula -  una misura che può essere rivista ma è essenziale per contrastare l'evasione e incrementare i pagamenti digitali e quindi i consumi a beneficio dei negozi delle nostre città: il Politecnico di Milano nei primi sei mesi dell'anno ha registrato un più 41% di pagamenti digitali".

Gelo Conte-Draghi sul cashback

Le perplessità, come raccontavano i quotidiani qualche giorni fa, sono sempre più evidenti anche tra i fedelissimi di Conte: il primo partito di maggioranza relativa si trova spesso ai margini del dibattito di governo anche sui contenuti della Manovra, e tutto ciò si è mostrato plasticamente con il cashback, una riforma da Conte considerata vero simbolo della sua esperienza al governo. Ma al momento dell’approvazione del Documento pubblico di bilancio, che di fatto rappresenta l’indice della legge di Bilancio, non si è nemmeno accennato alla misura. "Possiamo rivedere la misura e il finanziamento ma non appare ragionevole rinunciare a uno strumento che ci ha consentito, in pochi mesi, di indirizzare le abitudini verso i pagamenti digitali contribuendo a contrastare evasione ed economia sommersa" ha fatto sapere Conte ai suoi. 

Il primo sgarbo invece è "servito". Il cashback è scomparso dai radar. Resta da capire se il M5s alzerà barricate. Ne dubitano in molti. Ben diverso il clima tra M5s e Pd. L’incontro doveva restare riservato, ma si è svolto da “Settimio all’Arancio”, ristorante romano dove pranzano sempre molti giornalisti. E così, Giuseppe Conte ed Enrico Letta, una volta pagato il conto, hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco: "Atmosfera positiva come sempre. Abbiamo parlato di legge di bilancio e dello scenario che si è aperto dopo le elezioni amministrative". Temi a parte, almeno tra Conte e Letta il confronto è aperto.

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