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Venerdì, 19 Aprile 2024
La misura simbolo

L'agonia del cashback: perché non tornerà

Il famoso bonus del 10 per cento introdotto dal governo Conte per i pagamenti digitali può rientrare dalla porta di servizio? Magari in altre forme? Tutto indica che non se ne farà mai più nulla: ecco i veri motivi

Il cashback, il famoso bonus del 10 per cento introdotto dal governo Conte per i pagamenti digitali, può tornare? I presupposti ci sono? Tutto indica che non se ne farà mai più nulla. Bankitalia in un recente studio ha ribadito che forme di cashback mirate sui settori a più alto rischio evasione possono tornare utili, mentre gli incentivi generalizzati rischiano di sprecare soldi pubblici senza incidere davvero sulla fuga dall’Iva. Tra banalizzazioni e tifo "pro e contro" il cashback, prima della cancellazione definitiva, c'è sempre stata la posizione mediana del ministero dell’Economia, che proponeva un cashback solo per i settori a maggior rischio di evasione Iva. Ai tempi del governo Conte debuttò invece la versione integrale del cashback.

Lo studio di Bankitalia evidenzia che la via di mezzo, ovvero la misura solo in certi settori, sembra quella più promettente in teoria. Il problema vero, spiegava di recente il Sole 24 Ore, è stato che il cashback riconosceva premi anche a transazioni che già avvenivano comunque per via digitale. La strada per un sistema più selettivo non è archiviata del tutto. Anche perché l’aumento ulteriore della compliance Iva è tra i primi obiettivi che il governo deve raggiungere per l’attuazione del Pnrr e per portare avanti una riforma del fisco che certo non può continuare a essere per sempre a deficit. 

Di cashback si tornerà a parlare

Insomma, di cashback si tornerà a parlare: è stato "uno strumento importante" per spingere le persone "verso i pagamenti elettronici" ma "non la vedrei come una misura strutturale". Così parlava in autunno il ministro dell'Economia, Daniele Franco. Il cashback è stato sospeso dalla fine di giugno 2021 (permettendo alle casse pubbliche un risparmio stimato di oltre un miliardo); coloro che hanno accumulato importi per i pagamenti realizzati tra l’1 gennaio e il 30 giugno 2021 hanno ricevuto i rimborsi spettanti sul 10% delle spese effettuate, nei primi sei mesi dell’anno, tramite carta o bancomat nei negozi, fino a un massimo di 150 euro totali. Poi c'era anche il Super Cashback, un premio di 1.500 euro assegnato ai primi 100mila utenti che hanno fatto più transizioni nell’arco dei 6 mesi: in quel caso il pagamento della somma spettante è arrivato a novembre 2021.

I dubbi sul cashback sono stati da subito numerosi. Il piano per scoraggiare l'uso del contante, in chiave anti-evasione, era stato inserito nel più ampio piano nazionale di transizione ai pagamenti digitali definito cashless Italia. Si è partiti a gennaio 2021 dopo una prima fase sperimentale nel periodo natalizio 2020. E' stato un successo? I numeri sono di tutto rispetto, va detto. Il cashback ha preso piede in fretta: dal 1° gennaio al 30 giugno 2021 gli utenti con transazioni valide sono quasi 8 milioni e più di 700 milioni le transazioni elaborate. Quasi 6 milioni di utenti hanno effettuato 50 o più transazioni. 

L'anno scorso il cashback era finito anche sotto la lente d'ingrandimento della Corte dei Conti che, nella memoria sul Documento di economia e finanza 2021, ha auspicato una "migliore finalizzazione e articolazione" delle misure volte a favorire i pagamenti elettronici come appunto il cashback e la lotteria degli scontrini. "Pur condividendone le finalità e in attesa di poter disporre di dati analitici sui risultati finora conseguiti", si legge, "si rileva l'esigenza di una loro migliore finalizzazione e articolazione, essendo necessario comunque evitare la dispersione di risorse con l'incentivazione di operazioni in settori ove non si registrano significativi fenomeni di omessa contabilizzazione dei corrispettivi o nei quali il pagamento mediante carte di debito o di credito è da tempo invalso nell'uso". Al contrario, "le incentivazioni dei pagamenti elettronici andrebbero concentrate relativamente agli acquisti di beni e servizi di modico valore o per i quali sono più probabili fenomeni di occultamento".

Ci sono stati nel tempo vari aggiustamenti, come le modifiche anti-furbetti, per evitare i micro-pagamenti presso lo stesso esercizio commerciale, una pratica a cui più di qualcuno ricorreva per raggiungere più facilmente il numero minimo di transazioni e 'scalare' a grandi passi la classifica del Super Cashback.

Poi il premier Mario Draghi ha messo un punto. Il cashback secondo l'inquilino di Palazzo Chigi aveva un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori. La maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra infatti tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città. La misura rischia di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, determinando un effetto moltiplicativo sul Pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura: è questo in sintesi il senso del ragionamento esposto dal premier in passato in un consiglio dei ministri che ha affrontato il tema. In buona sostanza, l’incentivo, dal punto di vista pratico, avrebbe comportato un ulteriore vantaggio per i nuclei familiari ricchi. 

Il Movimento 5 stelle ha invece sempre difeso il cashback: ha stimolato secondo i pentastellati l'uso dell'App IO, incentivando la digitalizzazione, e ha permesso a oltre 6 milioni di italiani di ricevere fino a 150 euro come bonus per i pagamenti elettronici realizzati.

Il cashback ha funzionato?

Chissà che il cashback non torni davvero, in qualche nuova forma non legata al commercio al dettaglio, e che non diventi persino un tema forte anche nel corso della campagna elettorale verso le politiche.

L'obiettivo principale è quello di spingere i soggetti privati ad utilizzare di più i mezzi di pagamento tracciabili. Il rimborso del 10% degli acquisti effettuati con bancomat, carte di credito e app, in conclusione, ha funzionato? In piccola parte sì, ma è costato troppi soldi pubblici, in proporzione.

La risposta è contenuta in un documento del ministero dell’Economia: "Il Progetto cashback - si legge - ha contribuito a stimolare i pagamenti elettronici e a rafforzare la digitalizzazione del Paese, ma non sembra aver conseguito effetti significativamente differenti per i settori a più elevata propensione all’evasione fiscale". Il costo, pari a 4,75 miliardi di euro, "risulta superiore alle potenzialità di gettito evaso”. E questo anche se si volesse riformare il bonus per renderlo meno generalizzato e più selettivo: "La misura risulterebbe molto onerosa anche nel caso in cui gli incentivi fossero mirati ai settori ad alta evasione". Punto, e a capo.

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