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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cattive abitudini

Quanto cibo (e quanto denaro) finisce nella spazzatura

Gli italiani buttano in media 31 chili l’anno di prodotti alimentari, per una valore complessivo di quasi 7,4 miliardi euro. Il decalogo antispreco

Finiamo di pranzare o cenare e poi, con un gesto rapido, gettiamo quel che rimane nel piatto tra i rifiuti. Apriamo il frigorifero e inesorabilmente frutta e verdura dimenticate nel cassetto o vasetti di yogurt scaduti vengono presi ed eliminati. Azioni che facciamo ogni giorno, quasi senza pensare, ma che hanno un costo. In media nella spazzatura degli italiani finiscono quasi 31 chili l’anno di prodotti alimentari, circa il 15% in più rispetto allo scorso anno per una valore complessivo di quasi 7,4 miliardi euro. I numeri sono forniti da Coldiretti su dati Waste Watcher International. alla vigilia della Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra domani, 5 febbraio.

La Commissione europea definisce lo spreco alimentare come "l’insieme dei prodotti scartati dalla catena agroalimentare, che – per ragioni economiche, estetiche o per la prossimità della scadenza di consumo, seppure ancora commestibili e quindi potenzialmente destinati al consumo umano – sono destinati a essere eliminati o smaltiti".

Facendo un po' di conti, tagliando gli sprechi alimentari delle famiglie italiane sarebbe possibile imbandire adeguatamente la tavola dei circa 3,2 milioni di poveri che in Italia con l’emergenza Covid sono costretti a chiedere aiuto per il cibo con pacchi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case. 

"Uno scandalo in una situazione in cui più dell’8% di tutta la popolazione italiana – sottolinea Coldiretti – rischia la povertà alimentare nei prossimi mesi, avendo budget risicati per cui la fiammata inflazionista è sufficiente per metterli in difficoltà nel garantirsi i pasti sempre e comunque, secondo il rapporto Coldiretti/Censis. E guardando al futuro prossimo – precisa Coldiretti – oltre alle persone a rischio povertà alimentare, vi è un 17,4% degli italiani che per paura di non farcela dovrà limitarsi alle sole spese di base, tra casa e alimentazione". 

Il fenomeno è talmente diffuso che il ministero delle Politiche agricole e il Crea ( Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) nel 2017 hanno istituto un “Osservatorio sulle eccedenze, sui recuperi e sugli sprechi alimentari".

Nel cassonetto un terzo della produzione globale

Secondo i dati Fao sono 1.6 miliardi le tonnellate di cibo che vengono sprecate ogni anno. Un terzo della produzione alimentare globale. Un numero che resta approssimativo perché oggi è ancora impossibile calcolare in modo affidabile lo spreco alimentare dei prodotti ittici. 

E Slow food richiama l’istituto di consulenza statunitense Boston Consulting Group (Bcg): la previsione è che di questo passo per il 2030 ci sarà un aumento degli sprechi alimentari del 40%. Arriveremo quindi a sprecare 2,1 miliardi di tonnellate di cibo all’anno che ci costeranno 1,5 trilioni di dollari.

Un costo per l'ecosistema

Gli sprechi alimentari sono responsabili del 6% delle emissioni di gas serra, della dispersione di 253 Km3 di acqua potabile (solo in agricoltura). Mentre 1.4 milioni di ettari di terreno coltivabile viene utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato (ovvero il 28% della superficie terrestre destinata all’agricoltura), contribuendo in modo significativo alla perdita di biodiversità.

Le regole antispreco 

Lo spreco è l'atto finale di una catena di errori che commettiamo anche inconsapevolmente. Per limitarlo basterebbe seguire poche regole di buon senso: 

  • fare una buona pianificazione della spesa;
  • resistere alle tentazioni e non acquistare solo perché attratti da offerte;
  • moderare gli acquisti di prodotti freschi;
  • leggere bene le etichette. “Da consumarsi entro” è il limite oltre il quale il prodotto non va consumato (di solito usata per pochi prodotti altamente deperibili come il latte fresco). “Da consumarsi preferibilmente entro” indica che, oltre la data riportata, il prodotto può essere ancora consumato, possibilmente in tempi brevi, senza rischi per la salute; 
  • Calcolare meglio le porzioni;
  • Considerare la possibilità di preparare nuove ricette con ciò che avanza;
  • nei locali chiedere la "doggybag";

Riciclare il cibo si può

Se da un lato c'è la ripresa degli sprechi, dall’altro si registra anche l’aumento delle iniziative di "solidarietà alimentare".  
C'è l'iniziativa "spesa sospesa" nei mercati di Campagna Amica, che ha permesso di raccogliere e distribuire ai più poveri ben oltre 6 milioni di chili di cibi e bevande dall’inizio della pandemia.

Ci sono poi gli chef che si cimentano in ricette di "recupero" per dimostrare come anche quelli che pensiamo siano scarti possono dare vita a piatti buonissimi. Lo scorso anno dieci "firme" della cucina italiana hanno reso disponibili delle "Chef Box" con dentro un "piatto antispreco", accompagnato dalla ricetta e dal conteggio delle emissioni di anidride carbonica dei vari alimenti.

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