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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Chi parla di borsa va in galera: a Pechino è "caccia alle streghe"

Vietato parlare di crisi finanziaria, pena il carcere: in manette reporter, analisti e broker. Intanto, la banca centrale cinese attacca: la crisi dei mercati è colpa degli Usa

Mentre il mondo guarda con il fiato sospeso alle borse cinesi in picchiata, a Pechino è tutto sotto controllo. Nel vero senso della parola.

Come ricorda La Stampa, ai media locali è vietato parlare di crisi finanziaria, pena il carcere. Da giorni su quotidiani e televisioni non c'è spazio per il tonfo delle borse cinesi, che si sono portate dietro anche quelle europee e americane. Nemmeno un servizio, nemmeno una riga.

CACCIA ALLE STREGHE - L’argomento però non viene ignorato, viene solo “ridimensionato”, perché - come suggerisce Ilaria Maria Sala sul quotidiano torinese - quando le cose vanno male la soluzione spesso è “scatenare la caccia alle streghe”, puntando il dito contro contro il grande nemiche, che per Pechino è uno solo: gli Stati Uniti. La Xinhua, l’agenzia di stampa governativa, ha rilanciato nella sua versione inglese l’attacco del capo dell’Istituto di ricerca della People’s Bank of China, Yao Yudong, secondo cui il crollo del mercato “è da imputare all’atteso aumento del costo del denaro Usa”, che ha causato incertezza tra gli investitori. 

ARRESTI - Ma il numero pubblico numero uno non sono solo gli Usa. Il capro espiatorio più vicino sono infatti reporter, broker e analisti che hanno parlato della crisi. Come un giornalista finanziario del settimanale “Caijing”: la testata ha confermato il suo arresto per aver diffuso “voci” sulla caduta del valore delle azioni. Arresti anche all’interno di alcune banche di credito e fra i broker. Almeno otto dipendenti della banca d’investimenti Citic Securities sarebbero state portati via dalla polizia. Sotto inchiesta anche altri istituti come Haitong Securities, GF Securities, Huatai Securities e Founder Securities. Colpita anche la China Securities Regulatory Commission, l’istituto che supervisiona i mercati finanziari. Imprecisato al momento il numero degli arresti. Xinhua parla di “criminali” e “malefatte nascoste”, sulle quali assicura “i dipartimenti giudiziari investigheranno e imporranno pene a chiunque sia coinvolto”.

CROLLA LA FIDUCIA - Intanto la fiducia è in picchiata e lo Stato ha iniettato liquidità per “evitare che la bolla speculativa si sgonfi”, spiega La Stampa, mentre impedisce ai media di diffondere notizie e agli investitori istituzionali di vendere. 

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