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Venerdì, 19 Aprile 2024
Comportamenti green

Perché i social inquinano. Cingolani: "Postate di meno"

Il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, invita i giovani alla "sobrietà digitale" perché i social inquinano più degli aerei

L'uso smodato dei social network non fa bene al pianeta, inquina più di quanto possiamo pensare. Sono riflessioni che forse non abbiamo mai fatto ma che hanno una notevole importanza, specialmente in un'ottica di cambiamento di mentalità per una lotta al cambiamento climatico sempre più agguerrita. Se internet fosse una nazione, si piazzerebbe al quarto posto dopo Cina, Stati Uniti e India, visto che i suoi quattro miliardi di cittadini immettono in media 400 grammi di anidride carbonica all’anno (pari a 2 chilometri percorsi con un'auto a benzina). Pochissimo considerato il dato singolo ma moltissimo se moltiplicato per tutta la popolazione mondiale. Parliamo di 1.850 milioni di tonnellate di Co2 in un anno, secondo i dati del 2019 diffusi dal Global Carbon Project. E la situazione non può che peggiorare, considerando che la domanda di dispositivi digitali aumenta e che l'energia consumata per usarli cresce ad un ritmo del 9% annuo.

I social inquinano più degli aerei

La serie di tornado in Usa, lo scioglimento dei ghiacciai, sono solo alcuni degli effetti del cambiamento climatico prodotto dall'inquinamento umano: quello delle industrie, dei combustibili fossili ma anche quello prodotto dall'utilizzo di internet. A puntare i riflettori sull'inquinamento da social il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, ricordando in una videoconferenza con circa 17mila studenti di medie e licei che "un atto di responsabilità è capire che l’utilizzo smodato dei social non è gratis. Vi sembrano gratis perché in realtà il prodotto siete voi. E quando mandate delle inutili fotografie, qualcuno le paga e hanno un impatto molto maggiore di quel che pensate". Come è possibile?

Quando si parla di inquinamento digitale, in inglese digital pollution, s'intendono non solo le emissioni di anidride carbonica legate alla produzione di smartphone, pc, iPad ma anche l'anidride carbonica derivante dall'utilizzo di questi dispositivi elettronici. Un solo smartphone, tra chiamate e sms, se usato una sola ora al giorno inquina in un anno quanto un volo Milano-New York, ovvero 1,25 tonnellate di Co2. L'uso dei cellulari, tablet e computer, infatti, comporta un consumo di energia notevole: quello legato alla loro ricarica ma anche quello necessario al funzionamento dei data center che si occupano delle applicazioni sul web e dei dati. Se questa energia non viene prodotta da fonti rinnovabili (eolico, solare, idroelettrico), l'utilizzo dei dispositivi digitali e di conseguenza dei social, si traduce inevitabilmente in inquinamento. Sembra assurdo ma secondo alcune ricerche, applicazioni come Facebook, Twitter, Instagram, WhatsApp e YouTube inquinano più degli aerei. Il traffico aereo, infatti, produce il 2% della Co2 mondiale mentre il digitale arriva al 4%, e la metà viene dai social. 

Cingolani invita i giovani alla "sobrietà digitale"

Dopo aver snocciolato un po' di dati, Cingolani ha invitato i giovani ad una maggiore "sobrietà digitale", chiedendo loro di postare meno e di modificare i propri comportamenti su internet perché anche questi contribuiscono all'inquinamento globale. "Quando mandate inutili fotografie pensate al costo che hanno", ha sottolineato il ministro, ricordando che la morigeratezza sui social rientra tra le azioni che possiamo compiere per ridurre il nostro impatto sull’ambiente. Utilizzare mezzi pubblici, bicilette, monopattini, evitare lo spreco di cibo, fare la raccolta differenziata, non utilizzare plastica, è il nostro piccolo ma importante contributo che ogni giorno possiamo dare per salvare il pianeta, ma dobbiamo riflettere anche sull'utilizzo del web. "Nessuno discute l’importanza di internet. Come tutte le tecnologie se però utilizzato senza sobrietà è deleterio", ha dichiarato Cingolani.

Cingolani ha poi ricordato l'importanza della misurazione, perché stimare quel che accade è il primo passo per migliorare la situazione, per arrivare a una soluzione. Di dati sull'inquinamento prodotto dall'utilizzo dei social network ce ne sono pochi, ma quei pochi ci fanno capire bene la portata del fenomeno. Secondo la Royal Society il digitale è responsabile dell’emissione di gas serra per una quota che va dall’1,4% al 5,9% mentre uno studio della Lancaster University, pubblicato a settembre, indica un intervallo tra il 2,1% e il 3,9%. Stime della Bbc rivelano che un tweet lascia un’impronta di Co2 di 0,2 grammi, l'invio di una mail da 1 megabyte circa 4 grammi, valore che equivale alle emissioni di una lampadina da 60 watt lasciata accesa per circa mezz'ora. La situazione peggiora se si allegano emoticon e immagini: si arriva a 50 grammi. Per non parlare poi della visione di video online, comportamento che genera 300 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno, pari a circa l'intera produzione di gas serra della Spagna e all'1% delle emissioni globali. 

Comportamenti social green

Cosa s'intende per sobrietà digitale? Ad esempio, una maggiore riflessione sull'invio di email inutili, come quelle che contengono solo un "ok", o un "grazie": equivarrebbe a togliere dalle strade 3.300 macchine diesel. Lo stesso vale per tutti i "buongiorno" e "buonanotte" inviati su WhatsApp. "Qualche post inutile risparmiatevelo: sono piccole cose, ma moltiplicate per milioni di persone possono fare la differenza", ha riassunto Cingolani. Molte altre le azioni virtuose che possiamo fare sul web per contribuire a salvare il pianeta: preferire gli sms alle chiamate, i laptop ai computer da scrivania, cancellarsi dalle newsletter che non interessano, eliminare le app che non si usano, guardare video a bassa risoluzione.

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