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Venerdì, 29 Marzo 2024
LAVORO

Call center lascia a casa 200 lavoratori: "Traditi dal decreto Di Maio"

In Salento decine e decine di dipendenti precari hanno ricevuto il benservito. La Cgil punta il dito contro il decreto dignità

Lo 'scherzetto' di Halloween è stato davvero pesante in Salento dove centinaia di lavoratori precari hanno ricevuto il benservito. Tra questi - scrive LeccePrima - molti impiegati di Comdata, un call center che negli ultimi anni è divenuto la più grande impresa della provincia per numero di occupati. Comdata ha infatti 1.200 dipendenti  a tempo indeterminato, a cui si sommano circa 800 tra lavoratori in somministrazione e collaboratori a progetto.

Quasi 200 lavoratori hanno ricevuto, nella giornata di ieri, la comunicazione del mancato rinnovo del contratto in somministrazione in scadenza al 31 ottobre. Tra i dipendenti lasciati a casa ci sono anche lavoratori ormai strutturati, al lavoro sulle grandi commesse dell’azienda da oltre 18 mesi.

Che cosa è successo? La Cgil punta il dito contro i presunti effetti nefasti del 'decreto dignità' entrato in vigore proprio il 1° novembre. Secondo Sabina Tondo, coordinatrice provinciale del Nidil Cgil Lecce, i lavoratori sono stati "traditi dal decreto Di Maio" che "agisce come un coltello a doppia lama sui lavoratori interinali. Oltre al tetto legato alla durata dei contratti, infatti, su di loro incombe anche il limite fissato dal Decreto Di Maio al lavoro in somministrazione".

"Il datore di lavoro ha l’obbligo di attenersi al limite del 30 per cento di interinali sulla platea dei lavoratori dipendenti. Questo costringe le aziende in cui in questi anni si è fatto un uso sregolato e quasi strutturale di interinali a ‘sfrondare’. E così dall’oggi al domani, i lavoratori interinali, praticamente ormai strutturati in tantissime nostre realtà produttive, si sono ritrovati ad essere lavoratori in eccesso".

Il rischio dunque è le aziende pur di non assumere nuovi lavoratori a tempo indeterminato preferiscano tagliare sul personale. Con conseguenze negative per l’occupazione. Ma soprattutto per i lavoratori lasciati a casa.

Per loro la giornata di ieri "è stata drammatica", scrivono i portavoce della sigla sindacale di Lecce.

"Nella maggior parte dei casi parliamo di lavoratori che hanno acquisito competenze nella propria attività e che dovranno ora reinventarsi, magari per l’ennesima volta. Un provvedimento come il Decreto Di Maio, che nelle intenzioni vuol combattere la precarietà, ha nei fatti espulso da ciclo produttivo centinaia di lavoratori salentini e probabilmente incentiverà il turnover nelle aziende. La norma andrebbe migliorata, per esempio obbligando le aziende che attingono dalle agenzie interinala mantenere il personale nello stabilimento, senza ricominciare da capo ogni volta. Una sorta di diritto di prelazione sulle assunzioni".

Nel nord non va meglio. Secondo alcune stime della Cisl riportate dal Giorno,  sette precari su dieci potrebbero perdere il posto per essere sostituiti da altri precari. Per Daniel Zanda, segretario generale Felsa Cisl Lombardia, si tratta di “un dato drammatico, anche perché il turnover colpisce principalmente personale meno qualificato e più facilmente sostituibile. Vengono assunti i dipendenti con una formazione più specifica, mentre in tanti restano indietro”.

Che cosa prevede il decreto dignità

Le nuove norme - che secondo i 5 Stelle segneranno la Waterloo del precariato - prevedono che un contratto di lavoro subordinato a tempo determinato senza causale, non possa avere durata superiore ai dodici  mesi. Passati i primi 12 mesi il datore deve cioè precisare che la prosecuzione del rapporto avviene a tempo determinato per esigenze temporanee e oggettive.

La durata massima dei rapporti a termine fra il datore e il lavoratore è stata fissata in 24 mesi (contro i precedenti 36), salvo previsioni diverse del contratto collettivo applicato dall’azienda. Il rapporto tra la quota degli assunti con contratti a termine inoltre ''non può eccedere complessivamente il 30 per cento del numero dei lavoratori a tempo indeterminato" (il tetto prima era più basso).

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