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Giovedì, 18 Aprile 2024
Statali in fuga

Il lavoro (pubblico) che c'è ma nessuno vuole fare

Servono almeno un milione di nuovi "statali" ma i concorsi pubblici restano quasi deserti. È nata una concorrenza tra le varie amministrazioni statali e tra lavoro pubblico e lavoro privato (mai esistita prima)

La carenza di personale lamentata dagli imprenditori (soprattutto nel settore ristorazione e turismo) inizia a interessare anche il pubblico impiego, soprattutto per le qualifiche tecniche. Se fino a qualche anno fa il "posto fisso al ministero" era il sogno di tantissimi giovani, oggi non lo è più. La pubblica amministrazione, a caccia di personale specializzato per il Pnrr, si ritrova a fare i conti con numerose rinunce da parte dei vincitori di concorsi e con dipendenti che danno le dimissioni dopo qualche mese di lavoro. Cosa sta succedendo nel pubblico impiego? È nata una concorrenza tra le varie amministrazioni statali e tra lavoro pubblico e lavoro privato (mai esistita prima).

Concorsi pubblici, in arrivo 10mila nuove assunzioni nel 2023

Pubblica amministrazione a caccia di esperti per il Pnrr

Negli ultimi due anni stiamo assistendo a una ripresa massiccia dei concorsi pubblici, a causa della richiesta di personale per la realizzazione del Pnrr e allo sblocco del turn over. Secondo i sindacati della funzione pubblica, entro il 2030 un milione di dipendenti pubblici lasceranno il lavoro per andare in pensione, a un ritmo di circa 150mila persone l’anno.

Il lavoro pubblico dunque c’è (il ministro Zangrillo ha parlato di 156mila nuovi assunti solo per quest’anno), ma c’è un altro problema da risolvere: non è allettante, soprattutto perché a vincere i concorsi pubblici sono in media i 40enni (che magari un lavoro anche se precario già ce l'hanno). Al momento lo Stato offre un lavoro spesso a tempo determinato e con stipendi piuttosto bassi, allontanando di fatto i profili specializzati che solitamente non hanno difficoltà a trovare lavoro nel settore privato.

Record di lavoratori in Italia da 30 anni a questa parte

Concorsi pubblici, una valanga di rinunce

Il lavoro pubblico non è più così ambito come una volta: nel 2022 solo il 40% dei concorsi ha visto una copertura totale dei posti disponibili. Secondo i dati contenuti nella Relazione Formez, nel 2021-2022 due candidati su dieci hanno rinunciato al posto statale a termine, quasi uno su dieci a quello a tempo indeterminato.

Emblematico il caso del concorso pubblico per 800 esperti (economici, giuridici, informatici, statistici, matematici, ingegneri erano le figure cercate) da assumere con contratto a tempo determinato per la realizzazione del Pnrr, che ha visto ben 400 rinunce. Questo succede principalmente perché sono le amministrazioni pubbliche a contendersi i candidati. I vincitori di un concorso, che hanno partecipato anche ad altre selezioni, si ritrovano a poter scegliere il posto migliore, prediligendo - neanche a dirlo - il tempo indeterminato. Alla fuga dai concorsi pubblici, però, ha contribuito anche il settore privato, offrendo condizioni lavorative spesso più vantaggiose rispetto all’amministrazione pubblica. E così a fronte di uno stipendio più alto, le persone preferiscono lavorare nel privato piuttosto che per lo Stato, in barba al passato quando il posto statale veniva considerato come un'assicurazione sulla vita in grado di garantire il pieno di diritti e di tutele.

Fuga dal pubblico impiego: possibili ricadute

Stiamo assistendo a una desertificazione dei concorsi pubblici, situazione che si ripercuote negativamente sulle pubbliche amministrazioni. Negli ultimi 2 anni il 50% dei candidati ha deciso di non presentarsi nemmeno ai concorsi pubblici, percentuale che passa al 70% nel caso di profili tecnici come ingegneri, architetti e statistici. Gli uffici pubblici si ritrovano così a fare i conti con una evidente carenza di personale qualificato e senza competenze è difficile mandare avanti la macchina statale. Di questo passo non si riusciranno a portare a compimento i progetti del Pnrr, non si riusciranno a colmare le carenze di organico già presenti e non si riuscirà nemmeno a svolgere in modo appropriato l’attività minima, (cosa che peraltro sta già accadendo, vedi i ritardi nel rilascio della carta d’identità elettronica e dei passaporti). Ciò vuol dire che i disservizi nella pubblica amministrazione continueranno e che il gap tra pubblico e privato sarà sempre più ampio.

Se si vuole garantire la funzionalità minima dell’amministrazione servono almeno 1,2 milioni di assunzioni, dichiara la Fp-Cgil ricordando che la pubblica amministrazione "vive da anni una situazione di strutturale sottodimensionamento di organico che va dal 30% a oltre l’80% in alcune sedi di queste, dal Ministero della Giustizia agli ospedali e le Asl, passando per le amministrazioni locali, le sedi dell’Inps e dell’Ispettorato nazionale del lavoro. L’unica strada per garantire servizi pubblici universali che rispondano adeguatamente alle prerogative del dettato costituzionale è il rafforzamento della pubblica amministrazione, investendo sulle competenze e la valorizzazione personale, assumendo personale e aumentando le retribuzioni".

Fino a nove mesi per un passaporto: cosa c’è dietro ai ritardi fuorilegge

Il decreto Pnrr per stabilizzare i lavoratori a termine

Bandire concorsi per esperti offrendo contratti a tempo determinato e stipendi non adeguati alla professionalità dei candidati non è stato affatto una buona idea. E così per evitare un’ulteriore emorragia di lavoratori qualificati il governo ha deciso di correre ai ripari con il decreto Pnrr, ma anche di avviare un confronto con i sindacati per discutere (e speriamo risolvere) i problemi legati al pubblico impiego.

Grazie al decreto Pnrr, approvato il 19 febbraio scorso, le pubbliche amministrazioni potranno stabilizzare a partire dal 1° marzo i circa 500 lavoratori a tempo determinato assunti per realizzare il Pnrr, purché abbiano almeno 15 mesi di anzianità di servizio. Coinvolti nella stabilizzazione anche i 2.800 lavoratori chiamati ad aiutare le amministrazioni del Sud. Non è tutto, anche l’Agenzia delle entrate prima di lanciare il concorso da 2.500 funzionari sta pensando di abolire il tirocinio obbligatorio di 1 anno da superare prima di essere assunti definitivamente, proprio per evitare una possibile fuga di vincitori di concorso verso altre amministrazioni.

Per ritornare ad attrarre personale specializzato nella pubblica amministrazione prima di tutto occorre fare un passo indietro sui contratti a termine: non si capisce perché un laureato debba impiegare tempo ed energie in un concorso per ritrovarsi poi dopo qualche anno senza lavoro. E adottare un deciso cambio di passo sugli stipendi e sulle condizioni lavorative, aprendo le porte allo smart working e a forme ibride di lavoro già in parte acquisite dal settore privato. Solo così la pubblica amministrazione potrà reggere alla concorrenza e dimostrare di essere al passo con i tempi.

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