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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

Contratti più cari per badanti e colf: così la Dignità la 'pagano' le famiglie

Il decreto di Di Maio punta a disincentivare i contratti a tempo determinato, rendendoli più cari per le aziende. Ma dalla misura non è escluso il lavoro domestico: così l'aiuto in casa potrebbe costare fino a 160 euro in più

Un aiuto in casa costa già caro, ma con il Decreto Dignità potrebbe costare anche di più. Il provvedimento voluto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, potrebbe rendere molto più cari i contratti di colf, badanti e baby sitter. Si parla di un aumento massimo di 160 euro. Un nuovo 'nodo' della riforma sul lavoro del vicepremier pentastellato che, dopo le critiche arrivate da Confindustria e da Boeri, rischia di fare 'pesare' questo strumento di contrasto alla precarietà proprio sulle tasche di quelle famiglie che invece dovrebbero giovarne. 

Il provvedimento del nuovo governo mira a rendere meno vantaggiosi i contratti a termine, per questo vengono aumentati i costi a carico delle imprese, che ad ogni rinnovo dovranno pagare un contributo aggiuntivo dello 0,5%, che si somma a quello base dell’1,4%. Un meccanismo da cui è stata esclusa la pubblica amministrazione e che riguarda non soltanto le aziende, ma anche il lavoro domestico. Quindi, allo stato attuale delle cose, le famiglie che hanno un aiuto in casa dovrebbero pagare l'aumento per il rinnovo del contratto di colf e badanti, così come lo fanno le imprese. Ma il 'peso' di questa nuova 'stangata' non sarà uguale per tutti. 

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La somma dipende dalla tipologia di contratto e dal numero di ore lavorate: con un contratto standard di una badante che lavora 24 ore a settimana si arriva a 160 euro in più. Una cifra non da poco, che si va ad aggiungere allo stipendio e ai contributi da versare, presentando alle famiglie un conto molto salato. 

La proposta: escludere il lavoro domestico

Per questo motivo l'Assindatcolf (l'Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, aderente Confedilizia e firmataria del contratto collettivo che regola il settore) ha proposto di escludere  il settore domestico dagli aumenti contributivi previsti dal Decreto Dignità per i rinnovi dei contratti a tempo determinato. 

"Il comma 2, art. 3 del citato decreto prevede infatti - spiega Assindatcolf - un aumento dello 0,5% 'in occasione di ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione'. Non avendo previsto l'esclusione del settore domestico, come normalmente avviene per i provvedimenti che introducono incentivi o agevolazioni fiscali, abbiamo chiesto che la disposizione si applichi solo a chi fruisce anche di agevolazioni e non a chi assume personale domestico".

Come ricorda anche l'associazione, non si possono trattare nello stesso modo famiglie e aziende: “Parliamo di famiglie non di imprese, in particolare di donne, che a fronte di un welfare che taglia i servizi, per conciliare tempi di vita e di lavoro sono costrette a rinunciare alla carriera o a farsi carico di costi molto elevati: 16mila euro è quanto spende in un anno una famiglia per assumere una badante a tempo pieno”.

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E ancora: “In un settore in cui le agevolazioni fiscali per chi ricorre a un regolare contratto sono pressoché inesistenti - avverte Assindatcolf - un ulteriore aggravio dei costi a carico delle famiglie risulterebbe intollerabile ma anche incomprensibile. Nel settore domestico non esiste, infatti, un problema di abuso dello strumento del contratto a tempo determinato che, al contrario, viene utilizzato in percentuale molto bassa rispetto a quello a indeterminato, dove è possibile licenziare senza giusta causa, ad nutum. Per questo abbiamo sollecitato il Parlamento a considerarci anche per i benefici e non solo per i sacrifici”.

"Invece di mettere mano a una problematica marginale per le famiglie -suggerisce Assindatcolf - chiediamo al governo e al Parlamento di intervenire su due fronti urgenti. Bisogna tornare a pianificare il lavoro regolare: serve un decreto flussi con quote dedicate al settore domestico". Quanto al lavoro occasionale, conclude l'associazione, "occorre prevedere dei correttivi che tengano conto del Ccnl, dei livelli di inquadramento e delle mansioni svolte: il libretto famiglia così come oggi configurato è totalmente inadeguato, meccanismi ostici rendono difficile il suo utilizzo da parte delle famiglie che non riescono ad agire in autonomia".

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