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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

L'emergenza coronavirus ci costa 160 miliardi (per ora)

Secondo le stime della Cgia di Mestre, nel 2020 perderemo 160 miliardi di Pil: come se il Veneto fosse stato in lockdown tutto l'anno

L'epidemia di coronavirus, oltre all'emergenza sanitaria, ha portato conseguenze nefaste anche dal punto di vista economico. Secondo le stime più rosee, la ricchezza prodotta dal nostro Paese nel 2020, ovvero il Pil, dovrebbe scendere del 10% rispetto all'anno scorso. Una perdita che potrebbe tradursi, secondo le più rosee previsioni, in un buco da 160 miliardi di euro. Per dare l'idea della dimensione della contrazione, è come se il Veneto fosse stato in lockdown per tutto l'anno. Un conto già molto salato, che ovviamente potrebbe diventarlo ancora di più nel caso in cui la pandemia dovesse peggiorare ulteriormente.

Coronavirus, bruciati 160 miliardi di Pil

A lanciare l'allarme è uno studio della Cgia di Mestre: "La gravità della situazione emerge in maniera ancor più evidente se paragoniamo l'attuale situazione economica con quanto accaduto nel 2009, annus horribilis dell'economia italiana del dopoguerra - sostiene il coordinatore dell'Ufficio studi Paolo Zabeo - Allora, il Pil scese del 5,5% e il tasso di disoccupazione, nel giro di 2 anni, passò dal 6 al 12%. Quest'anno, invece, se le cose andranno bene, il Pil diminuirà del 10% circa. Con un crollo quasi doppio rispetto a quello registrato 11 anni fa, è evidente che una caduta verticale del genere avrà degli effetti molto negativi sul mercato del lavoro. Per questo diciamo no a qualsiasi chiusura generalizzata che aggraverebbe ancor più la situazione. Anche perché il peggio deve ancora arrivare. Quando verrà meno il blocco dei licenziamenti, infatti, correremo il rischio di vedere aumentare a dismisura il numero dei disoccupati".

Di fronte ad una crisi che ci impone di rilanciare la domanda interna, le misure da adottare sono note a tutti: una drastica e strutturale riduzione delle tasse alle famiglie e alle imprese per far ripartire sia i consumi che gli investimenti. "Purtroppo, abbiamo capito in questi giorni che la riforma fiscale verrà introdotta solo a partire dal 2022, - prosegue la Cgia - mentre gli investimenti per realizzare le grandi opere sono legati alle risorse messe a disposizione dal Next Generation Eu che, nella migliore delle ipotesi, arriveranno nella seconda metà del 2021, espletando il loro effetto solo a partire dall'anno successivo".

Coronavirus, le perdite nei vari settori

In questa prima parte dell’anno, gli effetti del Covid sull’economia italiana sono stati pesantissimi. Rispetto allo stesso periodo del 2019, nei primi sei mesi di quest’anno quasi tutti i principali indicatori economici del Paese sono stati preceduti dal segno meno. In sintesi, segnaliamo:

  • produzione delle costruzioni -24,2% (dato riferito ai primi 5 mesi dell’anno);
  • ordinativi industria -20,9%;
  • export beni e servizi -20,4%;
  • fatturato industria -19,0%;
  • produzione industriale -18,3%;
  • fatturato dei servizi -16,9%;
  • investimenti -14,7%;
  • consumi delle famiglie -11,9%;
  • Pil -11,7%;
  • commercio al dettaglio  -8,8%.

In conclusione la Cgia di Mestre sintetizza in una tabella sulle principali variabili economiche la situazione del nostro Paese.

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