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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Coronavirus, i locali notturni si sentono dimenticati: "Più attenzione o siamo spacciati"

Se tra qualche settimana l'Italia inizierà a ripartire, con una graduale riapertura, è molto probabile invece che i locali notturni saranno tra gli ultimi della lista. I titolari: "Chiediamo solo lo stesso rispetto riservato a tutte le altre categorie produttive e commerciali"

Chiedono maggiore attenzione dal governo, almeno sul piano fiscale. Altrimenti il settore è spacciato, finito. L'emergenza coronavirus sta condannando a morte le discoteche. Non usa giri di parole Maurizio Pasca presidente del Silb-Fipe, l'associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo, parlando di un settore tra quelli più in sofferenza, in quanto tutti i luoghi di intrattenimento collettivo sono in fondo alla coda nella fase di riapertura graduale del Paese. Se tra qualche settimana l'Italia inizierà a ripartire, con una graduale riapertura, è molto probabile invece che le discoteche e i locali notturni saranno gli ultimi della lista. E anche in caso di riapertura, chissà quando, è difficile pensare che gli italiani torneranno nel futuro prossimo a frequentare da subito come prima i locali notturni. In ballo ci sono moltissimi posti di lavoro.

Al Silb fanno capo 2.500 discoteche, circa 30.000 dipendenti. Il settore vale un miliardo di euro. "Se pensiamo in prospettiva, a una perdita di lavoro di sei mesi, significa che metà del fatturato andrà perso", diceva qualche giorno or sono all'Adnkronos Pasca. "Occorre fare qualcosa, un provvedimento straordinario, altrimenti la maggior parte di queste aziende non reggerà". I dipendenti delle discoteche hanno avuto riconosciuta solo la cassa integrazione. "Ma vorrei ricordare che i titolari delle discoteche, imprese come le altre - precisa Pasca - hanno anche altri impegni economici, con dj o chi fa spettacoli nei locali, ad esempio. Poi tasse e affitti con una normativa che non consente di recedere dai contratti a meno che non si voglia perdere il locale".

L'associazione che rappresenta la maggior parte delle discoteche in attività chiede maggiore attenzione da parte degli organi di informazione: "Le nostre attività sono state oggetto di provvedimenti di chiusura prima di tutte le altre con prospettive di apertura, assolutamente, incerte e, comunque, in coda rispetto a tutti - si legge oggi in una lettera aperta - Siamo stati pronti, da subito, con grande responsabilità, chiudendo le nostre aziende prima che il Governo emanasse il decreto di chiusura, a fare al nostra parte senza piagnistei o lamentando discriminazioni ma anzi, al contrario, cercando di lanciare iniziative utili alla lotta contro la diffusione del virus come quella che abbiamo chiamato “un biglietto per gli eroi”, dove chi dona il corrispettivo di un aperitivo o di un ingresso in discoteca alla Protezione Civile, con la ricevuta del bonifico potrà entrare o consumare gratis nei nostri locali alla riapertura".

"Chiediamo solo lo stesso rispetto riservato a tutte le altre categorie produttive e commerciali -  dicono dalla Silb-Fipe - mentre, invece, di solito siamo trattati come figli di un Dio minore a cominciare dal governo il quale, ironia della sorte, ci ha esclusi, anche, dal credito di imposta per botteghe e negozi in quanto i nostri locali non rientrano nella categoria catastale C1, prevista dal decreto n 18/2010 c.d. “Cura Italia”, ma nelle categorie D3 o D8 quali sale per spettacoli o simili o immobili adattati a speciali esigenze di un’attività commerciale"

Circa 19 milioni di italiani si recano ogni anno nei luoghi della movida, molti dei quali, oltre alle discoteche, offrono trattenimenti danzanti, di cui 4,3 milioni almeno una volta a settimana e il fatturato complessivo del settore ammonta a circa 7,5 miliardi fra discoteche e altre tipologie di locali pubblici, escludendo un altro miliardo che proviene dalle attività completamente abusive. In tutto 400 mila occupati, di cui 50.000 solo nelle discoteche. Prendendo in esame la sola fascia oraria che va dalle 18 alle 6 del mattino, lo scorso anno il giro d’affari di locali notturni/discoteche si è attestato a 5,3 miliardi di euro. La categoria si sente messa ai margini della considerazione sociale, e chiede di essere ascoltata.

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