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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Pensioni, da oggi ritiro in qualsiasi ufficio postale (vale anche per il reddito di cittadinanza)

Il pagamento della pensione ai pensionati che non hanno il conto corrente e la ritirano alle Poste può avvenire in un ufficio postale diverso dal solito per il fatto che alcuni uffici postali sono stati chiusi in queste settimane complicate, a causa dell'emergenza coronavirus

Da oggi si potranno ritirare la pensione o il reddito di cittadinanza anche in sportelli diversi da quelli abituali, in tutta Italia. A comunicarlo è l'Inps, rassicurando in tal modo i pensionati che non si fanno accreditare la pensione sul conto corrente e la ritirano in contanti allo sportello.

Il pagamento della pensione ai pensionati che non hanno il conto corrente e la ritirano alle Poste può quindi avvenire anche in un ufficio postale diverso dal solito per il fatto che alcuni uffici postali sono stati chiusi in queste settimane complicate, a causa dell'emergenza coronavirus. Il medesimo discorso riguarda anche i titolari di reddito di cittadinanza.

Pensioni e reddito di cittadinanza aprile 2020

Per "contenere il rischio da Covid19 e disciplinare gli accessi del pubblico agli uffici postali - ha comunicato l'Inps - è stato disposto che il pagamento delle prestazioni pensionistiche da parte di Poste Italiane è anticipato a decorrere: dal 26 al 31 marzo 2020 per la mensilità di aprile 2020; dal 27 al 30 aprile 2020 per la mensilità di maggio 2020; dal 26 al 30 maggio 2020 per la mensilità di giugno 2020. Per garantire la continuità dei pagamenti, l'Istituto ha autorizzato Poste Italiane ad effettuare il pagamento delle predette prestazioni in circolarità su tutto il territorio nazionale".

L'invito è sempre quello di non affollare gli uffici postali come misura di precauzione necessaria per evitare il contagio. Coloro che non possono evitare di ritirare la pensione in contanti, spiegano ancora da Poste Italiane, nell’Ufficio Postale, dovranno presentarsi agli sportelli rispettando la turnazione alfabetica" a seconda delle iniziali del proprio cognome:

  • cognomi dalla A alla B, giovedì 26 marzo;
  • cognomi dalla C alla D, venerdì 27 marzo;
  • cognomi dalla E alla K, la mattina di sabato 28 marzo;
  • cognomi  dalla L alla O, lunedì 30 marzo;
  • cognomi  dalla P alla R, martedì 31 marzo;
  • cognomi dalla S alla Z, mercoledì 1 aprile.

Il sistema pensionistico è "garantito dallo stato", pertanto "non c'è alcun problema, non c'è assolutamente nulla di cui preoccuparsi". Lo ha ribadito il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, a Skytg24. Abbiamo la liquidità certa su cui contare - ha aggiunto - le pensioni sono assolutamente in garanzia".

Inps: 17 milioni le pensioni erogate in Italia

Le pensioni vigenti al primo gennaio 2020 sono 17.893.036, di cui 13.862.598 (il 77%) di natura previdenziale e 4.030.438 (il 23%) di natura assistenziale. E' quanto emerge dall'Osservatorio Inps sulle pensioni.

L`importo complessivo annuo è pari a 208,8 miliardi di euro di cui 187,0 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 21,8 miliardi da quelle assistenziali. Il 49,3% delle pensioni è in carico alle gestioni dei dipendenti privati delle quali quella di maggior rilievo (94,8%) è il Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti che gestisce il 46,7% del complesso delle pensioni erogate e il 59,9% degli importi in pagamento. Le gestioni dei lavoratori autonomi erogano il 27,7% delle pensioni per un importo in pagamento del 24,2% mentre le gestioni assistenziali erogano il 22,5% delle prestazioni con un importo in pagamento pari al 10,5% del totale.

Nel 2019 sono state liquidate 1.210.483 pensioni delle quali il 48,5% di natura assistenziale. Gli importi annualizzati, stanziati per le nuove liquidate del 2019 ammontano a 12,9 miliardi di euro, che rappresentano circa il 6,2% dell`importo complessivo annuo in pagamento al primo gennaio 2020.

Le prestazioni di tipo previdenziale sono costituite per il 67,2% da pensioni della categoria vecchiaia di cui poco più della metà (57%) erogate a soggetti di sesso maschile, per il 6,3% da pensioni della categoria invalidità previdenziale di cui il 53,8% erogato a maschi e per il 26,5% da pensioni della categoria Superstiti che presentano un tasso di mascolinità pari al 12,2%.

Analizzando le sottocategorie si osserva che circa il 76,7% delle pensioni di anzianità/anticipate sono erogate a soggetti di sesso maschile, mentre tale percentuale si abbassa al 36,4% per le pensioni della sottocategoria vecchiaia. Anche nell'invalidità previdenziale c'è una distinzione per genere nelle sottocategorie; infatti le due tipologie di prestazione istituite dalla legge 222/84 presentano una preponderanza del genere maschile e precisamente il 66,5% per l'assegno di invalidità e il 70,8% per la pensione di inabilità; mentre le pensioni di invalidità decorrenti prima della suddetta legge avevano un tasso di mascolinità del 31,9%, dovuto naturalmente all'età elevata dei titolari di queste prestazioni e alla maggiore longevità delle donne.

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