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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Piccole imprese, 8 proposte per salvarle: "Devono essere il punto di forza per la ripresa"

Le proposte ci sono, sono sul tavolo. Alcune più fattibili e realistiche di altre. Arrivano da Confartigianato: dallo spostamento delle scadenze fiscali alla modifica del regime tributario delle perdite fino agli ammortizzatori sociali

Sono le più a rischio. L'impatto della pandemia sulla economia italiana è pesantissimo. Se faticano le grosse realtà del tessuto produttivo, è facile immaginare come le difficoltà siano ancora più impattanti per le piccole imprese. Le piccole imprese chiedono in primis di poter disporre quanto prima di maggiore liquidità per reggere il peso della crisi di questi mesi e sostenere il costo della prossima riapertura e per far fronte rapidamente alle spese contingenti ed indifferibili, come bollette, tasse, imposte e costi fissi.

“La piccola impresa diffusa di territorio, che ha consentito all’Italia di rimanere il secondo maggior Paese manifatturiero in Europa e leader globale nei settori del made in Italy (agroalimentare, moda, legno-arredo e meccanica), è il punto di forza su cui fare leva per la ripresa del Paese. Vanno accuratamente evitate ipotesi di intervento che vedono il nostro sistema produttivo come un elemento di debolezza”: è quanto ha sottolineato il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti durante il suo intervento in videoconferenza all’incontro a Palazzo Chigi sulle misure del ‘Dl maggio’. Merletti è intervenuto all’incontro con il Governo alla presenza del premier Giuseppe Conte, del Ministro dell’Economia e finanze Roberto Gualtieri, del Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, della Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo.

Le proposte ci sono, sono sul tavolo. Alcune più fattibili e realistiche di altre. Il presidente Merletti ha indicato ai rappresentanti del Governo 8 punti irrinunciabili per sostenere la ripresa. A cominciare dalla riapertura completa di tutte le attività economiche dal 18 maggio (acconciatura, estetica, pasticcerie, gelaterie, gastronomie). Confartigianato sollecita inoltre: lo spostamento delle scadenze dei versamenti tributari e contributivi almeno fino al 30 settembre (ora previsto al 30 giugno) e la rateizzazione in 12 mesi (ora previsto 5 mesi), la modifica del regime tributario delle perdite che eviti di pagare imposte su redditi che non si realizzeranno nel 2020; la previsione di un ristoro alle perdite di fatturato da realizzare in misura proporzionale e non in cifra fissa.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, Confartigianato chiede che, in coerenza con gli impegni del governo a “non lasciare nessuno escluso”, sia prevista una adeguata dotazione di risorse, pari ad almeno 1 miliardo, per finanziare il Fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato. Inoltre, Merletti sottolinea la necessità di un chiarimento che escluda l’applicazione del principio della presunzione semplice per il riconoscimento di malattia professionale del Covid-19, evitando future azioni di rivalsa e azioni di responsabilità civile e penale in capo al datore di lavoro. Per Confartigianato sono poi necessarie maggiore flessibilità della normativa sul tempo determinato e la reintroduzione dei voucher così come la forte riduzione della burocrazia a partire dalla sospensione del codice degli appalti per lasciare in vigore la sola normativa europea e l’adozione, come riferimento generale, del ‘modello Ponte Morandi’.

Il coronavirus ha esacerbato una situazione che era complessa già prima. Molte piccole aziende, rilevava la CGIA di Mestre in un recente report, anche in condizioni di normalità economica sono spesso a corto di liquidità e sottocapitalizzate. Il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo non usa giri di parole: "La questione liquidità per le piccole imprese è dirimente. Se anche coloro che hanno lavorato faticano ad incassare le proprie spettanze, è evidente che bisogna cambiare registro". 

Sull'eventualità della riapertura completa di tutte le attività economiche dal 18 maggio la decisione sarà presa probabilmente nel fine setttmana. Il governo valuterebbe di anticipare la riapertura delle attività commerciali solo se il dato sui contagi continuerà a calare. Parrucchieri, centri estetici, bar e ristoranti potrebbero quindi riaprire il 18 maggio ma solo in quelle regioni in cui la curva dei contagi calerà ulteriormente.

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