Dopo la pandemia la crisi economica: la Covid ci costa 2500 euro a testa e il paese torna agli anni '80
A causa del Covid, quest’anno ogni italiano perderà mediamente quasi 2.500 euro, ma le zone rosse saranno ancora più penalizzate con ammanchi fino a oltre 5mila euro per chi vive a Milano. A stimare la contrazione del valore aggiunto per abitante a livello provinciale ci ha pensato l’Ufficio studi della CGIA di Mestre.
Il sindacato degli artigiani e delle piccole imprese mette in luce come se gli ammanchi saranno più evidenti nelle regioni del Nord, sarà il Sud a pagare un tributo elevatissimo: l'economia di Molise, Campania e Calabria subiranno una frenata che riporterà le regioni allo stesso livello di Pil reale conseguito nel 1988 (32 anni fa) e la Sicilia addirittura a quello del 1986 (34 anni fa).
E secondo gli artigiani mestrini si tratta di dati sottostimati poiché non tengono conto degli effetti economici negativi che deriveranno dai Dpcm introdotti in queste ultime due settimane.
E se l'effetto sull'occupazione vede per ora un crollo di 500mila posti di lavoro persi, si dovrà tenere conto della lunga coda della crisi economica e dell'effetto dello stop ai licenziamenti introdotto dal governo nel marzo scorso e che è stato prorogato fino a fine marzo. Ma cosa succederà dopo?
"Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale. Soprattutto nel Mezzogiorno, che è l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso".