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Giovedì, 28 Marzo 2024
Numeri da brivido

Nel 2023 rischiano di chiudere 120mila aziende

Le stima "prudenziali" di Confcommercio, a fine 2022 ci potrebbe essere una recessione mite, ma i veri problemi potrebbero sorgere con il nuovo anno: "I costi per le imprese sono fuori controllo, gli indicatori di produttività sono crollati"

Entro la prima metà del prossimo anno, 120mila imprese potrebbero chiudere i battenti, schiacciate da costi e spese sempre più insostenibili. Una stima terribile, contenuta nella congiuntura di settembre dell'ufficio studi di Confcommercio, e allo stesso tempo "prudenziale", come sottolineato dal direttore, Mariano Bella: "Abbiamo preso soltanto le imprese più piccole e solo il 10% più debole e meno redditizio, meno redditivo, di queste imprese produttive. Quindi si tratta di una stima estremamente prudenziale''.

''I costi sono fuori controllo - ha spiegato Bella - i prezzi alla produzione fanno +21% nei primi 7 mesi del 2022. Ma nei primi sette mesi del 2022 l'inflazione, al netto dell'energia, fa solo il 2,8%. Però questo accade grazia ai margini relativi delle imprese che si assottigliano. Il sistema sta funzionando, ogni anello della filiera, dall'importazione alla produzione, ai grossisti, agli agricoltori, fino ai distributori, sta tenendo su di sé un pezzo della maggiore inflazione":

Uno dei "macigni" che in questo momento pesa sulle imprese italiane è rappresentato dagli enormi rincari delle bollette energetiche, una problematica che, come sottolineato dal direttore di Confcommercio, non riguarda soltanto le famiglie: "Gli indicatori di redditività delle imprese sono letteralmente crollati negli ultimi trimestri, questo anche per sfatare l'altro aspetto mitologico per cui le cose le pagano le famiglie consumatrici e i pensionati. No, il maggiore costo delle bollette energetiche lo sta pagando anche il sistema produttivo''.

Secondo le stime di Confcommercio, le previsioni per il prossimo anno sono tutt'altro che rosee: ''Il pil potrebbe segnare una recessione mite negli ultimi mesi del 2022.  I veri problemi potrebbero riguardare il 2023, con un ritorno a una situazione di assenza di crescita, determinata dalla eventuale deviazione delle politiche dal sentiero percorso negli ultimi 18 mesi e dal permanere di impulsi avversi. Finita la stagione turistica potremmo avere un rallentamento forte dei consumi nella seconda parte dell'anno. Per noi il pil mensile in termini di variazione congiunturale ad agosto è leggermente negativo, a settembre lo sarà ancora di più":

Il pil nel primo semestre ha registrato un incremento del 5,5%, quindi secondo l'ufficio studi ''qualsiasi forecast attorno al 3/3,5% annuo implica un forte rallentamento nel secondo semestre'', si legge nel documento di Confcommercio: ''In termini congiunturali ciò può comportare una moderata recessione (due variazioni percentuali negative consecutive; a nostro avviso di modesta entità)''.

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