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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia Italia

Crisi della Popolare di Bari, la 'nuova' banca del Sud non convince: "Utopia"

Investitori e piccoli risparmiatori in piazza per rivendicare il futuro di 1,7 miliardi di euro tra azioni e obbligazioni. Intanto il sindacato Fabi boccia il salvataggio della Banca Popolare di Bari attraverso la creazione di una banca di investimento per il Sud

"L'ultima crisi bancaria annunciata si è compiuta". È Giuliano Xausa del sindacato Fabi a delineare il quadro tutt'altro che inaspettato del commissariamento della Banca Popolare di Bari. Gli allarmi erano stati lanciati da mesi e la situazione patrimoniale dell'istituto di credito pugliese aveva già richiamato la vigilanza di Banca d'Italia dal 2010. 

Ora si apre uno scenario tutt'altro che cristallino. Il Consiglio dei ministri ha infatti approvato misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del Mezzogiorno in un decreto che punta alla creazione di una banca pubblica di investimenti che consenta anche il rilancio della Popolare di Bari. Per raggiungere quest'ultimo obiettivo, i termini del piano industriale per il rilancio dovranno essere definiti nei prossimi giorni dai commissari della banca, Mediocredito e il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

Banca del Sud? Per Fabi è "pura utopia"

Uno scenario che tuttavia non convince. Today.it ha raggiunto il sindacalista della Fabi Giuliano Xausa durante il tavolo con l'Abi per il rinnovo del contratto nazionale del settore. 

"Parlare di crisi della popolare di Bari vuol dire parlare di una crisi annunciata. L'ultima in ordine di tempo tra le situazione che avevano destato timore nel settore creditizio. Tuttavia parlare di una banca di investimento, o meglio di una banca per il Sud mi appare un errore grossolano, se non una pura utopia. È un tentativo che è già stato fatto e che non è andato in porto. Inoltre chiariamo, quando si parla di banca di investimenti non si capisce più quali siano queste diversità con quanto già è presente nel settore".

Quale scenario ci si presenta innanzi? 

"Ai commissari che ora sideono al timone della banca l'augurio di trovare presto un partner industriale o consegnare l'istituto di credito a degli acquirenti. Noi come sindacato saremo pronti a dare una mano ma ora è troppo presto per parlare anche perché stiamo aspettando un piano industriale che la precedente amministrazione a via via rimandato. È chiaro che temiamo esuberi tra i dipendenti della banca e già si parla di prepensionamenti. 

Escluso il fallimento... 

"La Popolare di Bari è troppo grande per fallire, avrebbe un effetto domino sul sistema, innescando un vero e proprio contagio tra gli istituti di credito". 

Banca Popolare di Bari, che cosa succede

Che la liquidazione della Popolare di Bari possa "innescare un effetto contagio" è un timore condiviso da Banca d'Italia che in un documento spiega come il fallimento conclamato avrebbe ripercussioni sia sulle famiglie e sulle imprese che hanno investito nella banca, ma anche per i 2700 dipendenti che si troverebbero senza un posto di lavoro.

"La liquidazione potrebbe incrinare la fiducia dei depositanti di altre piccole banche locali", ma anche "implicherebbe il blocco dell'operatività con forte pregiudizio della continuità di finanziamento di famiglie e imprese; gli impatti sul territorio sarebbero considerevoli, anche alla luce della cospicua quota degli impieghi erogati dalla Popolare di Bari nelle regioni di insediamento (pari al 10%). Anche gli impatti occupazionali (circa 2.700 dipendenti) sarebbero rilevanti e difficilmente assorbibili dalla debole economia locale".

Con la liquidazione sarebbe azzerato il valore delle azioni e sarebbero colpiti i depositi eccedenti i 100.000 euro non solo dei grandi investitori ma anche di famiglie e piccole imprese.

L'opzione paventata da Bankitalia l'individuazione di una banca interessata ad acquisire il compendio aziendale, ma dovrebbe scontrarsi con le difficili condizioni economiche dell'area in cui la banca popolare è insediata, oltre le passività dell'istituto.

Popolare Bari: per Bankitalia aiuto di Stato indispensabile

In poche parole non c'è soluzione senza passare da "un consistente aiuto di Stato a fondo perduto". Per l'istituto di via Nazionale la soluzione sarebbe ricorrere allo "schema della liquidazione delle banche venete".

Ancora soldi pubblici quindi. Il Codacons stima che i crac bancari e finanziari degli ultimi anni, tra fallimenti e liquidazioni che si sono succeduti nel nostro paese e all'estero, abbiano coinvolto oltre 1,3 milioni di risparmiatori italiani.

Sarebbero finiti in fumo più di 45,4 miliardi di euro investiti in azioni, obbligazioni e titoli vari.

Si parte con i casi Bipop-Carire, Argentina e Cirio che tra il 2001 e il 2002 hanno coinvolto complessivamente più di 500mila risparmiatori italiani, passando per gli scandali Parmalat (2003, 110mila investitori) e Lehman Brothers (2008, 100mila investitori), fino ad arrivare ai più recenti Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza (2016, oltre 206mila investitori coinvolti).

Banca Popolare di Bari ha bruciato fino ad oggi 1,5 miliardi di euro di risparmio dei 70mila soci che si trovano ora in mano azioni di una banca commissariata e dal dubbio destino. Quasi cartastraccia. Altri 213 sono i milioni di euro investiti dai piccoli risparmiatori in obbligazioni della banca. 

Intanto il 18 dicembre scenderanno in piazza gli azionisti della banca Popolare di Bari insieme al movimento vittime del salvabanche.

"Restituiteci i nostri risparmi" è lo slogan della manifestazione che si svolgerà a Bari.

Già oggi in piazza la Cgil di Bari che ha chiesto la tutela per le 3.000 famiglie dei dipendenti del gruppo.

Popolare di Bari, l'audio dei vertici: "Conti truccati"

Intanto fa molto rumore una registrazione pubblicata in esclusiva da Fanpage.it delle parole dell'ex amministratore delegato della banca popolare di Bari De Bustis, che in un incontro con i manager dell'istitutto - tre giorni prima dell'arrivo dei commissari di Bankitalia- spiegava: "Irresponsabile quanto successo negli ultimi 3-4 anni".

Nell'audio si accusa la mancanza di controlli: "Truccavate persino i conti economici delle filiali". Non è certo una novità: De Bustis (alla Popolare di Bari da fine 2018), già in un'intervista al Corriere della Sera aveva messo in evidenza la cattiva gestione della banca barese.

Banche, sofferenze in calo: Popolare Bari ultima crisi?

Sofferenze in calo e tassi sui prestiti erogati alle imprese ai minimi storici, mentre per la prima volta da sette anni aumenta la raccolta delle banche italiane mediante obbligazioni. È la fotografia scattata dal rapporto mensile sullo stato di salute del credito pubblicato dall'Abi.

Le sofferenze nette, ossia depurate da svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con risorse proprie, sono diminuite a 31,4 miliardi di euro a ottobre, il 17,9 per cento in meno rispetto ai 38,3 miliardi cui si attestavano nell'ottobre 2018. Questa voce aveva segnato un picco di 88,8 miliardi nel novembre 2015 e da allora la riduzione sfiora il 65 per cento.

Secondo l'Abi, in questo modo il rapporto sofferenze nette rispetto agli impieghi totali si è ridotto all`1,80% ad ottobre 2019, dal 2,26% cui si attestava nello stesso mese di un anno prima e a fronte del 4,89% del sovramenzionato novembre 2015.

A novembre, poi, i tassi di interesse sulle nuove operazioni di finanziamento si attestano sui minimi storici. Il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è risultato pari all'1,20%, dall'1,31% del mese precedente. Mentre secondo l'associazione il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è risultato pari all'1,44%, dall'1,40% di ottobre.

Tuttavia, nonostante questi minimi storici sui tassi "la domanda di finanziamenti rimane sostanzialmente debole", ha rilevato il vicedirettore generale dell'Abi, Gianfranco Torriero, durante una conference call di presentazione dei dati. E in particolare sui prestiti alle imprese si è verificata una riduzione dell`1,4 per cento su base annua. L'ammontare totale dei mutui in essere delle famiglie ha invece mostrato una variazione positiva del 2,4 per cento su base annua.

A novembre, infine, la dinamica della raccolta complessiva delle banche in Italia risulta in crescita del 7 per cento. I depositi - tra conto corrente, certificati di deposito e pronti contro termine - sono aumentati di oltre 116 miliardi di euro rispetto ad un anno prima, pari ad un più 7,9 pe cento. E secondo l'Abi per la prima volta da oltre 7 anni si registra un aumento della raccolta a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni, per circa 3,5 miliardi di euro, un più 1,5 per cento.

Questo episodio potrebbe riflettere il fatto che su questa voce è stato raggiunto una sorta di "minimo di equilibrio" sulla composizione delle diverse forme di raccolta. Il rendimento delle obbligazioni in essere, pari a 2,20 per cento, ha segnato una limatura rispetto al mese precedente (2,23%).

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