rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
L'intervista

La paura blocca il Paese: così la guerra arriva in Italia

L'appello delle imprese: "Il mondo è cambiato, il governo ci aiuti a capire come usare gli aiuti", spiega Silva Pompili, presidente nazionale di CNA Industria

Uscire da un periodo di pandemia, durante il quale ci sono stati degli impatti fortissimi su tanti settori economici, e poi trovarsi a fare i conti con il caro energia, con la scarsità di materie prime e con la guerra, è davvero dura. Lo ha dichiarato Silva Pompili, presidente nazionale di CNA Industria, in occasione dell’evento organizzato dall’Università LUMSA ‘Fare impresa in Italia: trasformazione digitale e sostenibilità’. “A questi problemi ne aggiungerei anche un altro, che è altrettanto grave: l’impatto psicologico”, ha detto la Pompili spiegando che “si percepisce un clima di paura e di incertezza” che frena l’economia. “Agli aspetti materiali di questa situazione si sommano quelli psicologici: lavorare in un clima di incertezza è una forte penalità”. A margine dell’evento abbiamo intervistato Silva Pompili per chiederle di cosa hanno bisogno le imprese in questo momento e se gli aiuti varati sinora dal governo sono sufficienti.

Le imprese stanno attraversando un momento difficile a causa del caro energia e della guerra. Qual è l’impatto sulle imprese che rappresenta e quale dei due pesa di più?

“Forse è più il clima di incertezza e di paura che si è creato per questa guerra a frenare l'economia. Si è generato un sentimento di paura perché non sappiamo e non capiamo cosa succede. La guerra è molto vicina a noi e non si vedono spiragli, non si vede una soluzione. Chiaramente il caro energia è un problema importante, perché è pesante vedere aumentare i costi anche del 30% e non avere dall’altro lato una risposta del mercato positiva a causa di questo clima di incertezza generalizzato”.  

Quali sono i settori che stanno soffrendo di più?

“Ci sono analisi differenziate. Il turismo, per esempio, dopo la pandemia si era un po’ ripreso ma in questo momento è in difficoltà perché manca il turismo estero, che per noi è una fonte importante. Se pensiamo ai settori della meccanica, ovvio che qui c’è una grossa difficoltà per due motivi: uno, il reperimento delle materie prime, perché ci sono materie prime provenienti dalla Russia e dall'Ucraina che non stanno arrivando; due, l’aumento del costo delle materie prime, come l’energia. Quindi è chiaro che le imprese meccaniche stanno soffrendo tanto. Poi, comunque, ci sono riflessi su tutti i tipi di aziende, è tutta una catena”.

Gli aiuti varati dal governo sono sufficienti? Di cosa hanno bisogno le imprese?

“Gli aiuti del governo mi sembrano tanti, se sono sufficienti… la prima risposta che mi viene da dire è no, però non lo penso fino in fondo. Bisogna saper utilizzare questi aiuti, alle imprese serve un aiuto per capire come utilizzarli nel miglior modo possibile. Le imprese hanno bisogno di più sicurezza, magari attraverso messaggi coerenti. Bisognerebbe rassicurare tutti, dall’impresa più piccola alla più grande, e creare un po’ di serenità, perché questo clima di paura sta mettendo in crisi molte imprese. Gli aiuti ci sono, probabilmente si potrebbe fare di più, ma intanto iniziamo a utilizzare bene quelli che ci sono”.

Le imprese stanno puntando sulla trasformazione digitale e sulla sostenibilità. Quali criticità stanno incontrando?

“La trasformazione digitale è una nuova rivoluzione, per cui la prima criticità è un discorso culturale. Sono dei processi che vanno ad impattare fortemente sulla vita di un’azienda, soprattutto sull’organizzazione e sui processi, e spesso si crea una reticenza così come è successo in ogni fase storica in cui c’è stata una rivoluzione importante. Questa reticenza passa soltanto creando una cultura di base sulla digitalizzazione, perché quando si parla di inserire degli strumenti innovativi all’interno delle imprese la prima paura è da parte delle persone, perché hanno paura di essere messe da parte. In realtà la digitalizzazione non è questo, è inserire all’interno dell’azienda degli strumenti che ti consentano di ottimizzare i processi e quindi di liberare tempo per le risorse da dedicare ad altre cose tipiche della capacità umana: le emozioni, l’inventiva, l’ingegno, tutte cose che sono fondamentali per la vita di un’impresa e che le macchine non hanno”.

Cosa può fare il governo per aiutare le aziende ad affrontare questo cambiamento?

“Ritorno sul tema della cultura. Deve aiutare le aziende a capire che cosa significa questo cambiamento, il primo scoglio è quello. Adesso si sente sempre parlare di contributi per la digitalizzazione, per il 4.0, da questo punto di vista stanno mettendo in campo tante iniziative per poter aiutare le imprese, però bisogna far capire loro come poterle utilizzare, come accedere a questi contributi e a questi fondi. Poi, quello che dicevo prima, ossia far capire cosa vuol dire inserire la digitalizzazione all’interno dei processi”.

Silvia Pompili-2

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La paura blocca il Paese: così la guerra arriva in Italia

Today è in caricamento