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Giovedì, 25 Aprile 2024
Crisi economica

Crisi, fine pena mai: 'Nessuna ripresa l'anno prossimo, sprofondiamo'

L'allarme del centro studi di Confindustria: "Prosegue la recessione, a rischio anche il risultato del 2015". Emergenza lavoro: "Quasi otto milioni senza"

ROMA - I soliti numeri, triti e ritriti. E la solita paura. Con la novità che anche il 2015 potrebbe essere l'anno della crisi. L'ennesimo. Il centro studi di Confindustria lancia l'allarme sull'economia dell'Italia: il Paese è ancora in recessione e rischia di sprofondare. A preoccupare di più, senza dubbio, è il mercato del lavoro, che resta debole con 7,8 milioni di persone a cui manca totalmente o parzialmente un'occupazione.

E' dunque "urgente agire" subito, con la legge di stabilità perché il quadro economico, già debole, è ora in "preoccupante deterioramento" sottolinea Confindustria. "Si può e si deve reagire tempestivamente con misure di rilancio della competitività e degli investimenti: i risultati arriverebbero rapidamente", hanno assicurato dall'unione degli industriali.

In Italia, secondo gli economisti di Viale dell'Astronomia, "più che di ritorno in recessione si dovrebbe parlare del suo proseguimento, sebbene meno intenso rispetto a quanto accaduto da fine 2011 a metà 2013".

Le tesserine congiunturali "compongono un mosaico non uniforme": ci sono alcune parti del sistema italiano che si sono stabilizzate, come l'occupazione, altre che si muovono in "lento recupero" e altre ancora che "continuano ad arretrare". L'immagine complessiva - ha sottolineato il centro studi di Confindustria - "è di assestamento" ma "il rischio è di essere in presenza di una subsidenza". A rischio "non è tanto il risultato del 2014, ormai compromesso, quanto quello del 2015".

La ripresa è però possibile "e sta in noi. Nelle politiche economiche e nelle riforme strutturali per sollecitare la reazione delle famiglie e delle imprese e farle tornare ad avere fiducia e a investire nel futuro".

Per quanto riguarda il lavoro, secondo i calcoli del Csc, per avere un quadro completo della "debolezza del mercato", ai circa tre milioni e duecentomila disoccupati stimati nel secondo trimestre 2014 - +83% rispetto a sei anni prima - bisogna aggiungere altri due gruppi di senza lavoro, totali o parziali: gli occupati part-time involontari - due milioni e seicentomila - e i non occupati, che sarebbero disponibili a lavorare ma non hanno compiuto azioni di ricerca attiva perché scoraggiati oppure perché in attesa di un riscontro di passate azioni di ricerca. In totale - conclude Confindustria - "sono 7,8 milioni le persone a cui, in un modo o nell'altro, manca lavoro". 

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