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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Economia

Crisi, doccia fredda del Fondo monetario internazionale: "In Italia la crescita frena"

Il ritorno ai livelli di produzione pre-crisi del 2007 sarà raggiunto solo dalla metà degli anni 2020 e con un ampliamento del divario di reddito dell'Italia con la crescita più veloce dell'eurozona: lo sostiene il Fondo monetario internazionale

L'economia italiana è in graduale ripresa e quest'anno crescerà dell'1,1% per poi accelerare marginalmente all'1,3% nel 2017 e nel 2018. Ma, anche se le condizioni del mercato del lavoro sono migliorate e i crediti in sofferenza delle banche si sono stabilizzati a circa il 18% dei prestiti totali le sfide strutturali restano "significative". E' l'analisi del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), contenuta nel rapporto, appena pubblicato, sulla missione annuale in Italia ex articolo IV dello statuto dell'istituzione. Per l'Italia - sostengono gli economisti del Fondo - "la ripresa sarà probabilmente prolungata e soggetta a rischi. I rischi sono orientati al ribasso, inclusa la volatilità dei mercati finanziari, l'aumento dei rifugiati e i venti contrari legati al rallentamento del commercio globale".

Questo livello di crescita, sottolineano gli economisti di Washington, implicherebbe un ritorno ai livelli di produzione pre-crisi (2007) "solo dalla metà degli anni 2020 e con un ampliamento del divario di reddito dell'Italia con la crescita più veloce dell'eurozona".

Di qui la sollecitazione a proseguire e approfondire le riforme. "Riconoscendo le complesse sfide dell'Italia, le autorità hanno intrapreso una serie di riforme molto importanti, incluse riforme del settore istituzionale, della pubblica amministrazione, fiscali, del mercato del lavoro e del comparto bancario. E' imperativo - sottolineano gli economisti Fmi - che tali sforzi siano pienamente portati a compimento e approfonditi. Avvantaggiandosi dell'inizio della ripresa economica, dei venti a favore dati dall'allentamento monetario, dei bassi prezzi delle materie prime e dal sostegno fiscale, una tempestiva applicazione degli sforzi complementari e mutuamente rinforzanti delle politiche fiscali e finanziarie e delle misure strutturali aiuterebbe ad aumentare la crescita, ad abbassare il costo delle riforme e ad accelerare la costituzione di risorse - tampone".

Crisi, il dramma nei disegni dei bambini

Anche se di recente sembrano essersi stabilizzati, a quota 360 miliardi di euro gli elevati crediti deteriorati nelle banche italiane e il loro smaltimento rappresentano "una priorità", secondo il Fondo monetario internazionale. Tuttavia due delle possibili strade per risolvere la questione, l'inflazione e gli aiuti pubblici, "non appaiono fattibili" nell'area euro. Non resta quindi che procedere con un mix di misure che vanno dall'incoraggiamento delle fusioni, allo snellimento delle procedure di insolvenza, a interventi per la facilitare lo smaltimento delle sofferenze come il fondo Atlante.

Vedove della crisi in corteo a Bologna. Le Foto

Nei documenti approvati dall'executive board del Fmi a seguito della missione annuale nella Penisola, l'istituzione di Washington quantifica in 360 miliardi di euro i crediti deteriorati totali nelle banche italiane, pari al 18 per cento dei crediti totali. Il tutto mentre la redditività delle banche stesse risulta "relativamente bassa rispetto alle altre banche europee, con una media del 3,1 per cento", sebbene i dati più recedenti abbiano mostrato un inizio di rafforzamento. "Riparare i bilanci delle banche è una priorità - afferma il Fmi - non ultimo per facilitare nuovi prestiti e sostenere la ripresa economica".

Normalmente questi aggiustamenti si effettuano con tre possibili strade: la crescita economica, che specialmente se alimentata dalle esportazioni migliora la capacità dei creditori delle banche di onorare i pagamenti. L'inflazione, che implicitamente riduce il valore degli indebitamenti. O infine gli aiuti pubblici al settore. Ma secondo il Fmi "nell'area euro né l'inflazione né gli aiuti pubblici appaiono fattibili, mettendo l'onere su altri tipi di approcci volti a rafforzare il potere autocurativo di un settore bancario altamente ciclico e frammentato".

E questo secondo i documenti approvati dal Fmi significa facilitare le fusioni e spianare la strada a riduzioni dei costi, riformare le procedure di insolvenza e approntare altri meccanismi per assistere le banche. Su questo il Fmi cita il fondo Atlante per l'agevolazione dello smaltimento dei Non performing loans (Npl). In ogni caso il fattore "cruciale" per il successo di questo tipo di approcci è "l'abilità delle banche di assorbire i costi delle riforme e creare dei margini patrimoniali per aumentare l'erogazione di credito e la loro resistenza".

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