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Venerdì, 19 Aprile 2024
Crisi

Dalla crisi economica alla catastrofe globale: "L'austerità uccide"

Dopo sei anni la "prima guerra mondiale della finanza" continua a fare vittime: la povertà aumenta e la politica è ancora assente. Ecco cosa emerge da "Dopo la crisi, la crisi" rapporto 2014 di Diritti globali

Il rischio è quello di dover parlare di "castrone globale". Così inizia il suo discorso di presentazione Sergio Segio, curatore del rapporto 2014 sul diritti globali che ha un titolo che non lascia dubbi: "Dopo la crisi, la crisi".

UN PROBLEMA GLOBALE - Dopo sei anni, infatti, tutti gli indicatori economici e sociali rivelano che non c'è ancora stata una ripresa: in Europa 10 milioni di persone hanno perso il lavoro, portando a 27 milioni il totale di disoccupati e i nuovi poveri sono cresciuti di 13 milioni di unità. Numeri non meno tragici sul panorama mondiale: nel 2013 i disoccupati erano 202 milioni e 200 milioni sono i poveri che sopravvivono in media con meno di due dollari al giorno.

IL CONTRIBUTO ITALIANO - Il nostro Paese ha contribuito in questo processo raddoppiando dal 2007 la quantità di popolazione in povertà assoluta: 4 milioni e 800mila, l'8% della popolazione. Peggio di noi solo la Grecia, la Croazia e la Spagna. In Italia solo negli ultimi due anni sono stati persi 424 mila posti di lavoro, 980 mila dal 2008. Il tasso di disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni è arrivato al 42,4%. Le piccole imprese continuano a morire: dal 2008 ne sono scomparse 134 mila.

LA CRISI UCCIDE - Ma esistono anche vere e proprie 'vittime civil' di quella che i curatori del rapporto chiamano la "prima guerra mondiale della finanza": alcuni studi indicano che sono state 149 le persone che si sarebbero tolte la vita per motivazioni economiche nel 2013, quasi il doppio rispetto agli 89 casi dell’anno precedente. "Insomma lo spread non ha fatto meno danni o anche meno morti dei droni. Tutti noi in misura diversa siamo vittime dell'austerità" continua a spiegare Sergio Segio. In effetti la definizione è calzante se si pensa che in Grecia, paese più colpito dalla crisi, la mortalità della popolazione non era così alta dal 1949, visto che oggi il sistema sanitario non riesce più a venire incontro alle esigenze della gente, a causa dei tagli imposti da Bruxelles.

Il rapporto è a cura di Associazione Società Informazione Onlus, promosso da Cgil e con la partecipazione di ActionAid, Antigone, Arci, Cnca, Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente. Nonostante i campi diversi a cui si dedicano, tutte queste realtà concordano: la crisi ha dato vita a un massacro sociale, che oltre a colpire i servizi e il welfare colpisce direttamente le persone, trasformandole in vere e proprie vittime e parte di loro non ce l'hanno fatta.

Questo è un problema soprattutto della politica che nei confronti della finanza non è più capace di alzare la voce. Qualche mese fa JP Morgan, una delle più grandi società finanziarie del mondo, ha scritto in un suo documento che è necessario modificare i 'sistemi politici periferici (europei) con costituzioni post dittatura'. Tutto ciò suona come una dichiarazione di guerra

conclude Segio a cui fa eco anche il parere del senatore Pd Luigi Manconi, presidente della commissione Diritti umani:

Mentre infuria la crisi è da sciocchi più che reazionari pensare che i diritti civili siano superflui. Bisogna iniziare a comprendere che esiste un'unica famiglia dei diritti

D'accordo anche Paolo Beni deputato Pd è d'accordo:

Bisogna iniziare ad analizzare la crisi dalla parte di chi la subisce e ripensare completamente il modello di sviluppo costruito sul mito della crescita infinita. I governi europei sono stati complici in questo stillicidio: l'austerità ha ucciso

In effetti soltanto dall'elezione del nuovo parlamento europeo si è iniziato a pensare a un'austerità più flessibile. Ma guardando i dati sembra già troppi tardi.

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