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Venerdì, 29 Marzo 2024
Crisi economica

Borse asiatiche a picco, panico da "febbre gialla" sui mercati mondiali

Shanghai precipita dell'8,5%. L'effetto domino abbatte Piazza Affari e i mercati europei. I timori di decelerazione dell'economia cinese stanno spingendo gli investitori a dismettere "posizioni" sui mercati emergenti, dal Sud Africa alla Malesia

ROMA - La "febbre gialla" sta mettendo alle corde i mercati finanziari: un'ondata di panico da Shanghai, Tokyo e Hong Kong contagia l'economia mondiale. Con il crollo delle Borse asiatiche tutti i mercati finanziari guardano alla Cina con crescente timore. A Shanghai la Borsa cinese ha iniziato la settimana con un tonfo di oltre 8 punti percentuali dopo aver vissuto una delle peggiori settimane con l'indice in calo del 12%. 

CROLLA SHANGHAI - L'indice principale di Shanghai ha archiviato la seduta con un calo dell'8,48% a 3.210 punti, ben lontano dai 3.700 punti che sembra essere il livello al quale Pechino intende stabilizzare il mercato. Molto male anche l'altra Borsa cinese: Shenzhen a fine giornata ha lasciato sul terreno il 7,73%. 

EFFETTO DOMINO - L'effetto domino si estende a tutta l'Asia ma anche al resto del mondo. La Borsa australiana ha terminato in calo del 4,09% con i titoli minerari sotto pressione e tonfi superiori al 10%. Tokyo ha lasciato sul terreno oltre il 4,50% con i titoli bancari tra i più penalizzati con ribassi superiori all'8%. 

IN EUROPA - E sulla scia delle febbre gialla dei mercati azionari, si è registrato anche l'avvio in forte calo a Piazza Affari come delle altre Borse europee, risucchiate dalla scia, o meglio dal gorgo, dei mercati asiatici. Milano è tornata in caduta libera: dopo aver aperto in profondo rosso, dapprima rallentava e poi bruscamente riaccelerava ulteriormente al ribasso, lasciando dopo metà seduta sul terreno il 4,3% con l'indice Ftse Mib che a 20.801 punti. Intanto Parigi perdeva il 3,6% e Francoforte il 3,3%.

MERCATI EMERGENTI - Forti le tensioni anche sui cambi, dove i timori di decelerazione dell'economia cinese stanno spingendo sempre più investitori a dismettere posizioni sui mercati emergenti, dal Sud Africa alla Malesia, le cui prospettive sono legate a doppio filo alla seconda economia mondiale. A pesare sulle valute è anche la consapevolezza che il governo di Pechino nella seduta odierna non ha varato misure di sostegno al mercato attese come una maxi-iniezione di liquidità o un allentamento della politica monetaria. Le valute più penalizzate appaiono il ringgit malese, che ha perso l'1,4% a quota 4,23 per dollaro, un livello che non veniva toccato addirittura dalla crisi asiatica del 2008.  Sotto forte pressione anche il rand sudafricano, che lascia sul terreno il 2,3% a quota 13,2 per dollaro, dopo che nelle contrattazioni precedenti aveva toccato anche il minimo storico di 14. 

GLI "ALTRI" - Ma il panorama odierno per gli emergenti è tutto in rosso. La rupia indonesiana ha perso lo 0,65% a 14,030 per dollaro, il livello più basso dalla crisi di fine anni '90. Il baht thailandese perde lo 0,3% a 35,74 per dollar, livello più basso da sei anni. Non va meglio per la Russia, con il rublo che perde l'1,1% a 70,10 per dollaro e per la Turchia (-1,1% per la lira a 2,95 per dollaro). 

EURO E DOLLARO - Diverso il discorso per il dollaro statunitense che negli ultimi scambi ha perso terreno nei confronti delle divise di alcuni Paesi sviluppati con l'affievolirsi delle aspettative di un rialzo dei tassi della Federal Reserve a settembre. L'euro guadagna lo 0,7% nei confronti del biglietto verde a quota 1,1473 con un rialzo che nelle ultime tre sedute ha toccato il 3,7%.

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