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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Italia

Debito pubblico, nuovo record: a luglio è aumentato di 23 miliardi di euro

Conti pubblici fuori controllo: entro ottobre il governo deve trovare 27 miliardi di euro. Il neo ministro dell'economia esclude la patrimoniale ma anche dal lato privatizzazioni arriva una doccia fredda: le previsioni di incasso sono "irrealistiche"

Nuovo record per il debito pubblico italiano. A luglio, rende noto la Banca d'Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 23,5 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.409,9 miliardi.

L'aumento è dovuto all'incremento di 27,1 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro a 94,8 miliardi (erano pari a 80 miliardi a luglio 2018), che ha più che compensato l'avanzo di cassa delle amministrazioni pubbliche (3,4 mld); gli scarti e i premi all'emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e la variazione dei tassi di cambio hanno complessivamente ridotto il debito di 0,2 miliardi.

Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 23,7 miliardi e quello delle amministrazioni locali è diminuito di 0,1 miliardi. Il debito degli enti di previdenza è rimasto pressoché invariato.

Tasse, calano gli introiti del Fisco (ma solo a settembre)

A luglio le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 46,5 miliardi, in diminuzione del 5,9% (2,9 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2018. Il calo risente della proroga al 30 settembre delle scadenze dei versamenti in autoliquidazione dei contribuenti soggetti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale.

Nei primi sette mesi del 2019 le entrate tributarie sono state pari a 235,8 miliardi, in diminuzione dello 0,3% (0,7 miliardi) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Tuttavia al netto degli effetti della proroga sopra menzionata e di alcune disomogeneità contabili si può stimare che la dinamica delle entrate tributarie sia stata più favorevole.

Conto alla rovescia per l'aumento dell'Iva

Al via il conto alla rovescia che porterà alla prossima legge di bilancio che dovrà scongiurare l'aumento dell'Iva. Con la nascita del governo Conte bis e l'arrivo del nuovo ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri si allontana definitivamente lo spettro di un ricorso all'esercizio provvisorio, che durante la crisi di agosto serpeggiava, nel caso in cui si non fosse riuscito a varare la legge di bilancio entro il 31 dicembre. Ora l'esecutivo è al lavoro per rispettare il calendario che prevede la presentazione entro il 27 settembre della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (la cosiddetta Nadef) al Parlamento.

Entro il 15 ottobre, poi, il progetto di documento programmatico di bilancio (Dpb) deve arrivare alla commissione Ue e all'eurogruppo e, entro il 20 ottobre, il governo deve presentare alle camere il disegno di legge di bilancio. Poi inizierà l'iter parlamentare che si deve concludere entro il 31 dicembre, pena appunto l'esercizio provvisorio.

Questi sono gli impegni formali, poi ci sono quelli sostanziali, primo tra tutti la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia Iva, che costano per il prossimo anno 23,1 miliardi, a cui si sommano le spese indifferibili, come le missioni di pace, che vanno finanziate di anno in anno e costano 3-4 miliardi. Considerando solo le queste due voci bisogna trovare 26-27 miliardi di euro.

Gualtieri: "Collocare Italia in fiscal stance"

Scongiurare l'aumento dell'Iva resta quindi la priorità anche del governo conte bis. Il neo ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri è stato molto chiaro: "Partiamo da quanto ereditato dal governo precedente, con l'obiettivo principale di bloccare l'aumento di 23 miliardi dell'Iva che avrebbe un impatto negativo su crescita e investimenti. Intendiamo poi avviare la riduzione della pressione fiscale per i redditi medi e bassi e per le aziende che innovano", ha sottolineato il ministro che per quanto riguarda l'ammontare dei risparmi legati alle misure 'Quota 100' e reddito di cittadinanza che potrebbero contribuire a bloccare l'aumento dell'Iva non si sbilancia: "ci stiamo lavorando, non abbiamo ancora i numeri definitivi".

Oltre alla questione Iva, il governo punta anche a ridurre la pressione fiscale. "La sfida è avviare una riduzione della pressione fiscale con un orizzonte di intervento sui tre anni perché i provvedimenti seri non sono spot", ha spiegato Gualtieri annunciando che la questione 'Flat tax' sarà definitivamente archiviata.

Quota 100 "ad esaurimento" ma i sindacati difendono la riforma

Per quanto riguarda 'Quota 100' e Rdc invece si va avanti: "In un quadro di risorse scarse l'intervento sulle pensioni andava fatto in modo diverso ma è sbagliato modificare costantemente le regole del gioco in materia previdenziale. Quota 100 ha una dura triennale e l'orientamento è lasciare che vada a esaurimento", ha sottolineato ancora aggiungendo che sarà confermato anche il reddito di cittadinanza, che comunque può migliorare, mentre viene esclusa una patrimoniale.

Gualtieri: "Importante diminuire debito pubblico"

Gualtieri, impegnato nei giorni scorsi a Helsinki in occasione dell'Eurogruppo e dell'Ecofin informale ha sottolineato agli altri ministri delle Finanze Ue e al vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis "che una manovra restrittiva sarebbe controproducente, in questa fase. Stiamo lavorando per collocare la manovra" economica dell'Italia per il 2020 "in una più appropriata fiscal stance dell'area euro ed europea".  Il ministro comunque ha ribadito la necessità che "per un Paese come l'Italia è importante che il debito sia messo su una traiettoria discendente". Questo, ha spiegato Gualtieri, "deve avvenire attraverso una pluralità di elementi: il sostegno alla crescita, perché il debito è un rapporto tra debito e Pil; il rafforzamento della fiducia, della credibilità del Paese, e quindi una riduzione della spesa per interessi e, naturalmente, l'equilibrio della finanza pubblica. Questi sono i principi, poi naturalmente i numeri arriveranno al momento opportuno".

Sul versante privatizzazione il ministro ha ribadito che l'obiettivo di 18 miliardi di euro è irrealistico. Al ministero dell'Economia si lavora infatti per rivedere l'obiettivo legato al piano delle privatizzazioni. L'intenzione è nel Nadef di ridimensionare il target di incasso da 18 miliardi nel 2019 (1% del pil) previsto nel precedente documento. L'obiettivo di incasso potrebbe essere così riportato intorno ai 5-6 miliardi di euro. L'obiettivo di ricavare 18 mld di euro dalla vendita di beni di proprietà pubblica nel 2019, spiega Gualtieri nel corso della conferenza stampa a Helsinki, è "irrealistico". "Come ho detto recentemente - ha spiegato - abbiamo considerato questa cifra irrealistica", specificando che "non esiste un piano del governo" in materia di privatizzazioni, allo stato.

Anche se le privatizzazioni possono essere una componente di una "strategia di riduzione del debito", cosa che nel passato è stata fatta "con esiti più o meno positivi", la "mia visione è che disponiamo di aziende pubbliche strategiche ed efficienti, che portano dividendi allo Stato e concorrono ad essere, nella loro autonomia, elementi di una capacità di politica industriale" dello Stato. "Non penso che le privatizzazioni siano uno strumento per fare cassa e cui attingere risorse per far quadrare i conti". Nel corso della discussione all'Ecofin, ha rilevato ancora Gualtieri, il tema della 'golden rule' è stato affrontato: "è emersa la disponibilità della Commissione ad approfondire forme per proteggere e favorire investimenti legati a grandi priorità a partire dal clima".

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